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Miami, la città americana del futuro, ha ospitato per il terzo anno consecutivo Urbanism Summit: una piattaforma multidisciplinare che punta ad analizzare temi di particolare interesse ambientale e sociale favorendo, e accelerando, l’innovazione nella costruzione di una città fondata sulla comunità e sulle persone. Una giornata senza sosta, ideata da Andrew Quarrie, fondatore e CEO di Jurnid, con un ricco ventaglio di relatori provenienti volutamente da differenti ambiti, che hanno condiviso punti di vista, prospettive e soluzioni attraverso le quali analizzare la vivibilità della città.
Dalla progettazione, costruzione e adeguamento di edifici sostenibili alla qualità del cibo, dall’educazione al codice stradale (con particolare riguardo al transito di pedoni, biciclette e smaltimento del traffico in entrata e uscita dalla città), alla vita sociale, alla ricerca di soluzioni per limitare il gap economico esistente tra persone eccessivamente ricche e persone eccessivamente povere.
Ogni aspetto della città riflette la necessità di lavorare per una comunità oggi più che mai rispettosa dell’ambiente, delle sue risorse e della sua gente. che pone al centro dei suoi interessi l’uomo a corollario del quale lo sviluppo tecnologico può aiutare a comprendere le necessità favorendo la divulgazione di attività e progetti.
Miami, melting pot di culture e città dalla storia relativamente breve, che ben si presta ad essere educata al vivere sano e rispettoso. Secondo l’architetto italiano Stefano Giussani, fondatore della Lissoni Inc. (già ampiamente presente a New York) alla domanda di Aaron Glickman: “Cosa si può fare per collaborare abbattendo le barriere sociali e architettoniche?”, risponde che: ”È necessario veicolare design e architettura tra le maglie che compongono la texture dell’ambiente urbano”, mentre Keon Williams, direttore di Urban Philanthropies riconosce invece la difficoltà (non le barriere) di connessione con alcune zone di Miami, ancora molto lontane dalle visioni architettoniche e futuristiche di Craig Robins, che con il suo keynote iniziale ha introdotto l’importanza di “saper vedere” oltre i confini.
Un Summit ambientato tra le mure del Moore Building, l’edificio, storicamente più vecchio del Design District, sede dell’installazione site-specific di Zaha Hadid, Elastika, costruita nel 2005 che integra (ed esplica) splendidamente il concetto di contemporaneità della storia nel rispetto dell’ambiente. Tra il dissacramento della società di Miami, con la satira volutamente provocatoria di Billy Corben, all’importanza della cultura specialistica di John Quelch, rettore della School of Business Administration presso la University of Miami, che ha menzionato fra le innovazioni culturali l’attivazione di nuovo corso di laurea in Sustainable Business, come risposta all’impatto sociale ed economico della città in continuo divenire. Eric Gertler, chairman di US Network & World Report sostiene che per 75 milioni di lavori dimenticati negli ultimi decenni, ci sono 75 milioni di nuovi lavori che implicano l’impiego di nuove skills che richiedono una collaborazione tra istruzioni governative e college e che offrano l’opportunità alle aziende di avere seduti attorno al tavolo persone con un background disciplinare diverso.
Analizza le connessioni tra architettura e identità attraverso la ricerca storica e la speculazione progettuale, Germane Barnes, dello Studio Barnes di Miami, che identifica l’architettura come opportunità di trasformazione materiale, concettuale e sociale, grazie anche all’amplificazione delle risorse messe a disposizione da stato e istituzioni private. “L’uomo viene prima di tutto” afferma l’artista Robert Young, presente al summit con il suo ultimo lavoro: un libro celebrativo con immagini che stimolano lo storytelling interattivo celebrando la diversità culturale.
Ma se dal punto di vista architettonico lo sviluppo urbano di Miami è partito dalla rivisitazione delle città con dati, materiali alternativi, migliori pratiche, e tecnologia, il futuro deve tenere conto delle peculiarità della città, culturalmente vibrante e artisticamente in fermento. Secondo Dan Mikesell il merito “Non è da attribuire esclusivamente ad Art Basel e al suo entourage di fiere satellite che l’hanno lanciata nel panorama internazionale, ma alla volontà della gente che la vive, di costruire qualcosa insieme partendo dalla creatività, dalla gioia e dall’amore che l’arte e la città sono in grado di offrire.” Dan Mikesell e la moglie Kathryn, sono attivamente partecipi nella comunità artistica di Miami e insieme hanno fondato la Fountainhead: un collettivo di studi artistici e residenza che punta a far conoscere gli artisti locali, promuovendone l’arte e mettendoli in relazione alla comunità di collezionisti, spazi espositivi e mercato mondiale dell’arte. Secondo Dan: ”Il modo migliore di investire sulla città è acquistare opere d’arte dagli artisti locali”. Testimonia Typoe, artista multidisciplinare in costante tensione tra i recessi oscuri del sottosuolo urbano e l’ironica critica alla società, che ha aperto il suo studio nella città: ” È molto semplice essere artisti se si nasce a Miami perchè la creatività scorre nel sangue della gente”. E se nella riqualificazione di Miami emerge il problema della gentrificazione, come sostiene l’artista Najja Moon secondo la quale i costi degli stabili sono eccessivamente cari e poco sicuri in risposta ai drammatici cambiamenti climatici, Coby Karp sostiene sia necessario:”Innovare nella costruzione e sostenere nel recupero”, proponendo differenti soluzioni abitative.
Sviluppo urbano come collaborazione sociale ma anche sviluppo urbano come futuro per la salute e il benessere, come affermano Casey Zap, fondatore di Center for Subtropical Affairs e attivista nel Fairchild Tropical Botanic Garden, paradiso botanico di 83 acri, insieme ad Andrew Quarrie, e di Lisa Merkle, tornata a Miami dopo 17 anni per fondare Box Greens, organizzazione no-profit che si dedica alla coltivazione e alla raccolta di verdure fresche in comunità sotto servite utilizzando l’innovazione della tecnologia agricola dell’incubazione idroponica.
I Fairchild Tropical Botanic Gardens, che al termine del summit hanno offerto laboratori STEM, rappresentano l’epitome del sud della Florida per l’artista di Miami, Magnus Sodamin, presenta al summit con la sua opera a metà tra astrazione e opera paesaggistica, che ritrae con energia la natura rigogliosa della Florida e che ha fatto da sfondo per l’intera durata del summit.
Urbanism Summit, oltre ad aver contato su una corposa partecipazione collettiva ha offerto molteplici punti di vista e spunti di crescita, creando una fitta rete di connessioni attraverso le quali è possibile migliorare nettamene la qualità della vita della Magic City. Si ritiene molto soddisfatto Andrew Quarrie che ha presentato in occasione del summit un mattone celebrativo in legno, un prototipo, mentre pensa a come migliorare l’edizione prevista per il 2020.
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