Ultimo giorno della Art of The Portrait: il ritratto visto attraverso gli occhi – e la vita- di Susan Lyon, Dean Mitchell e Quang-Ho.

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In programma oggi un’altra giornata straordinaria e ricca di eventi che vi “illumineranno” prima di tornare nei vostri studi a mettere in pratica le nozioni acquisite durante questa meravigliosa convention che ha visto performare alcuni tra i più rinomati artisti del panorama realistico-figurativo americano. 

Grandmothers Beads by Susan Lyon. Charcoal on paper. 22 x 17 “

La Art of The Portrait è iniziata con un’ora di ispirazione con Susan Lyon che ha trattato un tema frequente, che ogni artista si è trovato a vivere, proprio per la sua natura più sensibile e di conseguenza più vulnerabile.  

Sono i momenti bui, i momenti di sconforto durante i quali si guarda agli altri vedendoli sempre migliori di quanto ci si senta: i momenti in cui non si riesce a mettere a fuoco il senso dell’essere artista, svilendosi e sotto stimandosi. 

L’artista ha ripercorso, a posteriori, la sua carriera, ricordando gli anni della scuola e i pensieri che non le consentivano di mettere a fuoco la scelta di diventare artista. Una situazione che si è ripresentata in seguito quando si è sentita bloccata davanti al cavalletto. 

È riuscita ad uscire da questa situazione di “auto-sabotage” e ad eccellere, mettendo in pratica la meditazione e il confronto: la meditazione attraverso la lettura di libri e la pratica regolare; il confronto, condividendo i propri pensieri negativi con il marito, la famiglia e con altri artisti, che hanno vissuto la stessa esperienza e l’hanno aiutata a mettere a fuoco le priorità e a debellare il senso di inferiorità e di sconforto. 

È importante dice la Lyon: “focalizzare il motivo che ci ha spinto ad intraprendere la carriera di artista, la gratitudine di esserlo e ristabilire il feeling che si prova nel prendere in mano una matita o un pennello”.

”Noi siamo il motore di noi stessi” dice la Lyon che sottolinea come la pazienza e la fiducia in se stessi ci consentono di osservare, capire e sviluppare l’espressione artistica.

Oggi Susan Lyon, vincitrice del terzo premio all’International Competition della Portrait Society of America, 2021, è onorata di essere un mentore e di condividere le angosce che l’hanno portata a raggiungere i suoi livelli di eccellenza.

Grandmother by Dean Mitchell. Acrylic, 9 x 14”

James Mitchell in duetto con Michael Shane Neal ha affrontato temi particolarmente adeguati alla società contemporanea continuando la conference con il suo straordinario esempio di resilienza. 

Lo ha fatto condividendo con il pubblico parte della sua vita durante la quale è riuscito sia ad emergere dalla condizione di povertà in cui ha vissuto, sia ad imporsi sulla scena artistica in una nazione divisa tra razza e identità culturale. 

Lo ha fatto con tutta la sincerità e l’onestà che, guardando le sue opere, ci si aspetta di trovare. 

Classe 1957, Mitchell ha affrontato gli anni dei diritti civili e della segregazione razziale – la Corte Suprema ha dichiarato incostituzionali tutte le forme di segregazione solo verso il 1970- e il concetto, radicato anche nella sua famiglia, che un ragazzo afroamericano non avesse diritto allo studio. Men che meno di arte. 

La sua forza d’animo e la voglia di riuscire a raggiungere i propri obiettivi lo hanno portato a laurearsi al Columbus College of Art & Design di Columbus, OH, ricevendo forti dissensi sia dalla madre, che dalla comunità afroamericana alla quale apparteneva.  

L’unica persona che l’ha sempre sostenuto e spronato è stata la nonna: il suo punto di riferimento che ha voluto accanto a sé, insieme al resto della famiglia, sia in Pennsylvania dove si era trasferito per studiare, s a Tallahassee dove erano tornati a vivere. 

“Quando ha fatto la mia prima personale la gente era stupita perché pensava fosse improbabile che un artista di colore dipingesse questo genere di arte”, dice Mitchell che aggiunge:” il problema non è la gente, è il sistema che ci induce a pensare in questo modo”. 

L’artista si è approcciato al realismo studiando non solo i pittori realistici ma apprezzando l’astrattismo di Motherwell o Picasso, perchè: “L’arte ci aiuta a tirare fuori il meglio di noi ed io sono come una spugna, non mi interessa distinguere chi siamo con la razze o la religione”. 

Il modo di pensare fuori dagli schemi (out of the box), che gli ha consentito di apprezzare la realtà e le differenze oltre ai pregiudizi o al credo culturale è stata sempre la sua arma vincente che lo ha portato a conoscere il primo presiedente afroamericano degli Stati Uniti d’America e a vincere oltre 400 premi, fra i quali la prestigiosa medaglia d’oro della America Watercolor Society. 

Mitchell dichiara che è stato solo dopo la vendita dei suoi libri -ha realizzato due libri nei quali verte principalmente sull’acquarello, il suo medium preferito nonostante la sua esperienza lo abbiamo portato ad eccellere anche con altre tecniche- a New Orleans che ha capito di essere arrivato finalmente al cuore dalle persone afro-americane. 

E a chi gli chiede come voglia essere ricordato un domani risponde: “ Per l’umanità e la giustizia, senza etichette di razza o religione”. 

Quang-Ho final portrait

Il pomeriggio è proseguito con la demo di Quang-Ho, che “tra forma e spontaneità”,  ha ritratto la moglie e artista Adrienne Stein in esterna. L’opera ad olio è stata ritratta da una fotografia, mezzo che Quang-Ho preferisce utilizzare solo se realizzato personalmente, in modo da mettere a fuoco le caratteristiche che gli interessano, intervenendo su toni e valore direttamente nella composizione. 

L’approccio di Ho al ritratto è molto personale ed oltre a partire dalla rappresentazione dei semitoni per la costruzione della figura, comincia dalla realizzazione del background che considera: ”fondamentale nella creazione della figura perchè è parte integrante del design” e che prosegue anche dopo la realizzazione della figura fino a terminare il lavoro. 

Secondo l’artista le forme rappresentano anche l’essenza della composizione, perchè sono fatte di colore e di valore, così come non esiste un modo di procedere corretto o sbagliato nell’iniziare la composizione perchè quel che conta è trovare l’armonia  in un processo che deve essere assolutamente personale. 

Quang-Ho ribadisce, come già sottolineato durante i giorni di conference, l’importanza di assumersi dei rischi ribadendo quanto sia importante avere un focus e fare delle scelte artistiche che mettano in evidenza i particolari che si intendono narrare. Scelte che nel suo caso sono prese sulla base degli impulsi del momento e che possono anche risultare difficili ma assolutamente necessarie:” I move mountains when I’m painting. Not a big deal”, afferma l’artista suscitando l’ilarità del pubblico. 

L’opera finale è un capolavoro in termini di dialogo tra forme, toni, colori, texture, bordi e linee: ”l’interpretazione poetica di una fotografia che prende vita sulla tela”, come afferma un partecipante.

The  organizers of The Art of The Portrait

È Michael Shane Neal, l’artista Gentiluomo e  Presidente della Portrait Society of America, che chiude ufficialmente la XXIII edizione della Art of The Portrait ringraziando sentitamente i partecipanti, gli artisti che ne hanno preso parte, Christine Egnoski-Jonas, direttore esecutivo, Foster Grissim, Acting CEO della MFA – Made For Artist.  

Ricordando che tutti i programmi sono stati registrati e saranno disponibili dal 24 maggio al 23 giugno nella scheda “Video” sul sito della conferenza, la Portrait Society of America vi aspetta in presenza l’anno prossimo ad Atlanta, GA.

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