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Quang-Ho è stato il protagonista dello speach che ha introdotto la seconda giornata della The Art of The Portrait, la conferenza annuale della Portrait Society of America, giunta alla XXIV edizione.
Dotato di una sensibilità fuori dal comune nel catturare anche solo la singola pennellata, che considera essenziale nella realizzazione della composizione, Quang-Ho è stato fra gli artisti più quotati della Face-off Painting Silent Auction di ieri. Nello speach del quale è stato protagonista ha messo in risalto una domanda che lo ha tormentato per tutta la vita : “come può un artista trovare la realtà attraverso l’arte”. Domanda alle quale ha trovato risposta nel tempo, quando alla crescita personale ha associato quella spirituale. Da allora ha cambiato il modo di percepire la bellezza della natura che considera un dono divino al pari delle capacità artistiche che possiede e che ha deciso di mettere a disposizione del prossimo. Secondo Quang-Ho è possibile elevare il semplice atto del guardare alla sfera del vedere, solo ed unicamente se si è disposti a nominare gli oggetti per quello che sono: “Nominare gli oggetti equivale a identificarli mentalmente con le proprietà intrinseche che possiedono e che consentono all’artista di coglierne l’essenzialità” ha dichiarato l’artista che ha simbolicamente fatto l’esempio del vetro con le sue proprietà di trasparenza e riflessione della luce. Essere in grado di vedere l’essenziale consente di percepire anche la singolarità degli elementi nella complessità del tutto. Motivo questo che spinge l’artista, a curare meticolosamente il background della composizione, incluso quello dei ritratti -normalmente monocromatici e piatti- nello stesso modo in cui cura il soggetto della composizione, che , per sua stessa natura è parte essenziale del tutto.
Nella Exhibition Hall, Mary Qian e Kevin Chambers hanno realizzato una sessione dimostrativa nelI’arco dell’intera giornata mentre in altre sale le sessioni di disegno sono state supervisionate dall’occhio critico di Louis Carr, Paul Newton e Teresa Oaxaca, e nelle le Breakout Rooms sono stati affrontati temi differenti e parimenti interessanti.
Suchitra Bhosle e Tina Garrett hanno mostrato come sia possibile dipingere “ritratti espressivi partendo dalla sola referenza fotografica”. La Bhosle ha scelto una immagine in bianco e nero che ha virato in una composizione a colori grazie alla profonda conoscenza dei valori tonali che, per gusto personale preferisce mantenere più caldi nei toni più scuri. Tina Garrett ha invece realizzato il ritratto di una bambina a partire dalla composizione in negativo delle forme. Come per l’irradiamento della luce per effetto di una candela la Garrett ha realizzato i toni più scuri verso l’esterno realizzando gradualmente i semitoni che hanno raggiunto il punto massimo di luce sul volto della bambina al centro della composizione. La Garrett sostiene che nel processo compositivo è inutile sprecare energie in merito alla riuscita o meno di un capolavoro, è piuttosto necessario investire il tempo nello studio degli grandi maestri del passato per riuscire a comprendere al meglio il loro modo di approcciarsi agli elementi della composizione, fra i quali, fondamentali: la luce e i valori tonali. Riguardo i ritratti su commissione la Bhosle ha dichiarato di impiegare i primi 2/3 giorni esclusivamente nella realizzazione del viso lavorando bagnato su bagnato, mentre la Garrett afferma di lavorare esclusivamente su immagini fotografiche personalmente realizzate con tutti i crismi necessari per la perfetta realizzazione della composizione.
Dawn Whitelaw nella sessione dimostrativa focalizzata sul “Trovare la somiglianza” ha invitato il pubblico a disegnare le immagini proposte sullo schermo e attraverso un’analisi guidata ha dimostrato come l’occhio fotografico risulti essere fallace rispetto all’immagine reale. Questo è dovuto al fatto che la fotografia tende ad amplificare dettagli assolutamente non necessari che ingannano l’occhio dell’osservatore che trascura di conseguenza i tratti distintivi che caratterizzano il soggetto.
Per questo motivo la Whitelaw sostiene che oggigiorno un’artista deve conoscere non solo i concetti relativi al disegno ma anche alla fotografia o affidarsi alle mani esperte di un fotografo professionista che realizza headshot e che è in grado di mettere a fuoco le caratteristiche peculiari della persona.
Cosa c’è sulla tua strada? Potrebbe essere il titolo di un film ma in realtà è il tema trattato da Leslie Adams, Wende Caporale, Richard Christian Nelson e Mary Whyte, che sulla base delle proprie esperienza personali hanno raccontato dell’insime di sfide, cambiamenti e cattive percezioni del sé alle quali la vita li ha plasmati consentendogli, per spirito di sopravvivenza, di proseguire tirando fuori il lato migliore che un artista possiede, quello artistico. Per Wende Caproale, moderatrice dell’evento, la sfida più grande è stata la malattia e la perdita del marito, l’artista Daniel E. Green al seguito della quale è seguito un trasloco e una situazione del tutto nuova che l’ha portata a chiedersi chi fosse. Raccontando un aneddoto divertente riguardo la sua passione per i volatili la Caporale ha menzionato una frase detta dal marito tempo addietro e che risuona oggi come una sorta di inno alla vita che le permette di dipingere qualsiasi cosa desideri: “Non sei un ritrattista, sei una pittrice”. Lesley Adams, ritrattista passionaria che deve la sua vocazione per il ritratto all’amore per le persone, la famiglia e la narrazione, si è trovata in più di un’occasione ha ricevere commissioni da persone malate in fase terminale, perfettamente consapevoli del fatto che il suo ritratto sarebbe stato il loro ultimo omaggio. Una sfida che ha accettato e che l’ha plasmata attribuendo ulteriore significato al suo lavoro e alla caparbietà con il quale lo ha portato a termine. Caparbietà che l’ha aiutata anche quando ha deciso di cambiare completamente medium e stile compositivo per crescere professionalmente. Mary Whyte è del parere che nella vita le difficoltà facciano parte del percorso naturale poichè non c’è nulla di semplice. L’autrice del progetto “We The People: Portraits of Veterans in America” ha dichiarato che lo stesso progetto, che oggi la rende orgogliosa è stato un turbinio di emozioni e sconforto dalle quali è uscita in maniera fortificata. L’artista e gallerista Richard Christian Nelson ha dichiarato che anche solo il partecipare alle competizioni artistiche rappresenta una sfida che è necessario vincere anche quando di fatto si perde. “Bisogna solo aggiustare il tiro e riprovare” dichiara l’artista che sostiene che nella vita sono necessari due steps: fare bene e andare oltre.
La sessione dimostrativa pomeridiana di Robert Liberace e Adrianne Stein dal tema: “Vedere le Parti, Vedere il Tutto” catturando lo spirito del soggetto seduto è stata cadenzata dalle risate e dai pianti di Liam, il figlio di Adrienne Stein, che LIberace ha definito: “bello come un’opera di Raffaello”. Menzionando la passione artistica che l’intero famiglia Liberace coltiva e che lo rende molto fiero, l’artista si augura che lo stesso Liam possa un giorno seguire le orme della mamma e del papà, l’artista e padre devoto, Quang-Ho. La figlia di Liberace, Celia, brava quanto bella, è stata la vincitrice del premio The Future Generation 2021, con l’opera ad olio dal titolo “A Broken Curse”. Nella realizzazione della composizione che ha realizzato pensando in termini scultorei, l’artista ha eseguito un accurato block-in spendendo abitualmente molto tempo nella realizzazione di questa fase della quale dice: “Mi piace capire cosa c’è perché è un processo misterioso”.
Lo studio “da carnivoro” – come definito da Liberace- nelle materie più svariate e durante gli anni di studio gli hanno consentito di avere il giusto grado di confidence che gli consente di parlare con competenza e dedita passione sia degli old masters -con un occhio di riguardo per Joaquín Sorolla, John Singer Sargent e Anders Zorn, senza scordare le lezioni di Diego Velasquez- e anatomia artistica. Le sue indiscutibili doti artistiche gli consentono di muoversi sulla tela con il pennello nello stesso modo in cui si muove con la matita sul foglio, mettendo in evidenza importanti dettagli in grado di rafforzare il soggetto della composizione. Adrienne Stein ha realizzato invece una solida composizione delle linee principali che ne definiscono in maniera corretta le misure. La realizzazione della composizione per la Stein è un gioco continuo sulla perdita e sulla ricerca delle linee del disegno che culmina con la realizzazione della scala tonale e la finitura dei dettagli. È interessante vedere le connessioni e le differenze fra questi due artisti a partire dalla scelta della palette cromatica: molto semplice sulla tavolozza di Liberace; ricca e variegata, per via della profonda conoscenza del colore, nella tavolozza della Stein che non rinuncia mai alla presenza di due colori prodotti in esclusiva da Sennelier: il Chinese Orange e il Baryte Green.
La giornata si è conclusa con la cena di gala e la dichiarazione dei vincitori per categoria -Future Generation Awards, Signature Status Awards e International Portrait Competition Awards. Il conferimento della Medaglia D’oro allo scomparso Edward Jonas, per mano della moglie Christine Egnosky e il video tributo al grande artista visionario -fra i membri fondatori della Portrait Society of America- hanno emozionato il pubblico che gli ha dedicato un elogio visuale dal notevole impatto emozionale. Sentimento che è continuato in maniera differente ma altrettanto intensa con la presentazione in esclusiva del video:“Andrew Wyeth: A Portrait of the Artist as a Young Man” presentato dall’unica nipote vivente, l’effervescente Victoria Wyeth, che ha voluto rendere omaggio alla memoria dell’adorato nonno con una serie di autoritratti inediti.
(on the title:The Portrait Society of America’s team and the volunteer who made all this possible)