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La Triennale Milano è stato, sin dalla sua fondazione, un centro nevralgico per la definizione e il dibattito del design italiano, garantendo, nel tempo, un posto a sedere nel BIE -Bureaiu International des Expositions. In occasione della Milano Design Week, l’istituzione ha ribadito la necessità di comunicare al pubblico con il medesimo stile che l’ha contraddistinta nel tempo e che tutt’oggi caratterizza la molteplicità di linguaggi espressivi che in essa prendono forma: dal design, all’architettura; dalle arti visive e sceniche a quelle performative.
La Triennale Milano ha pertanto deciso di allestire per il Salone del Mobile.Milano/Fuorisalone, gli spazi di Palazzo Bernocchi, conosciuto anche come Palazzo dell’Arte -edificio in stile razionalista progettato da Giovanni Muzio in seguito alla ingente donazione della Famiglia Bernocchi- con svariate mostre ed allestimentI, fra i quali: la prima personale del fotografo e regista francese Raymond Depardon -firma dell’agenzia Magnum- dal titolo “Vita moderna”, allestita in collaborazione con la “Fondation Cartier pour l’art contemporain”, CACTUSRAMA, “Struttura e colore” di Ettore Sottsass e Memphis Again.
Ad eccezione della mostra permanente del Museo del Design Italiano in cui sono esposti pezzi di design prodotti nel periodo compreso fra il 1946 e il 1981 poichè considerato fra i più fruttiferi da storici e da critici; e all’installazione permanente di “Casa Lana”, rappresentante l’interno di una residenza privata che Ettore Sottsass ha progettato intorno alla metà degli anni Sessanta a Milano, tutte le esposizioni termineranno in concomitanza alla chiusura del Salone del Mobile.Milano/Fuorisalone, il 12 giugno.
In esposizione, in particolare, c’è CACTUSRAMA: la celebrazione del cinquantesimo anniversario dell’icona CACTUS® di casa Gufram che ha rivoluzionato il paesaggio domestico, sovvertendo i confini tra spazio interno e spazio aperto.
Dal 1966 Gufram, il marchio italiano di interior design che realizza opere in poliuretano flessibile, realizza oggetti unici per forma e valore grazie alla contaminazione tra l’approccio del design industriale, la creazione artigianale e l’estro immaginifico tipico dell’arte.
Nato nel 1972, da un’idea di Guido Drocco e Franco Mello, CACTUS® è divenuto nel tempo un iconico totem multifunzionale, disponibile sia nella versione originale che in miniature decorative che, ancora oggi come allora, incarnano la grinta, la fantasia e l’umorismo del design degli anni Settanta.
Nello spazio adibito sono in esposizione 12 edizioni storiche del CACTUS® a grandezza naturale, ciclicamente reinterpretate in base al colore, allo stile del momento e al differente stile di chi ha voluto reinterpretare questa icona: Paul Smith (Psychedelic CACTUS®, 2016, edizione di 169 esemplari); GOD di Toiletpaper -lo studio creativo nato dalla collaborazione tra Maurizio Cattelan e il fotografo Pierpaolo Ferrari (opera del 2013, prodotta in 100 esemplari); ROSSOCACTUS e NEROCACTUS del 2010, (edizione di 500 esemplari); LEBLEUCACTUS (del 2015, in 33 esemplari) e la versione lime dalle estremità “bruciacchiate” di METACACTUS ( del 2012, in 300 esemplari); ANOTHER GREEN CACTUS® e ANOTHER WHITE CACTUS® (entrambe del 2018) e per la prima volta tre versioni -ANDY’S BLUE CACTUS, ANDY’S YELLOW CACTUS e ANDY’S PINK CACTUS- interpretate dagli artisti de (la) The Andy Warhol Foundation for Visual Arts (edizione 2022, in soli 99 esemplari ciascuno).
È tuttavia nell’esposizione “Memphis Again” diretta e curata da Christoph Radl, storico collaboratore di Ettore Sottsass, che emerge tutta la forza trainante del celebre architetto e designer che prende vita attraverso le linee geometriche minimaliste, i colori vivaci e patinati (nero in primis) che compongono le oltre 200 opere, dal sapore kitsch, realizzate dai membri del collettivo “Gruppo Memphis”. Il gruppo fondato dallo stesso Sottsass, e che prende il nome da una canzone di Bob Dylan -Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again- fu attivo, come ultima espressione avanguardista, fra il 1981 e il 1987.
L’esposizione “Memphis Again” è stata concepita in maniera tale da ricreare l’atmosfera del tempo, con le luci soffuse in stile night club e la musica “80s”, di Seth Troxlerin, in sottofondo. Sulle pareti scorrono le citazioni di alcuni dei membri del gruppo e di grandi architetti e designers mentre nella zona espositiva, “sfilano” su una passerella lunga quasi 100 metri: oggetti e mobili d’arredamento realizzati in materiali differenti -legni, plastiche, laminati, vetri, ceramiche, porcellane, argenti, acciaio, tessuti- e realizzati tra il 1981 e il 1986 per la collezione Memphis.
Nato come proposta alternativa all’aggiornamento del linguaggio del design e dell’architettura il Gruppo Memphis, inizialmente nato con il proposito di risolvere problemi funzionali-industriali, ha sottolineato invece l’aspetto psicologico emotivo del problema e della disciplina, svincolandolo dalle convenzioni sociali. Con questa premessa “Memphis Again” non vuole essere un omaggio al collettivo quanto piuttosto uno spunto di riflessione volto all’attenzione delle possibilità espressive e culturali del design che vanno oltre il mero concetto di marketing. Fra le opere in esposizione ci sono lavori di: Michele De Lucchi, George J. Sowden, Martine Bedin, Andrea Branzi, Shiro Kuramata, Marco Zanini, Matteo Thun, Peter Shire, Aldo Cibic, Nathalie Du Pasquier, Gerard Taylor, Masanori Umeda, Arquitectonica, Michael Graves, Hans Hollein, Arata Isozaki, Javier Mariscal.
(on the title, GOD by Drocco/Mello + Toiletpaper, 2013, Limited Edition 1/100 – Ph. Claudio Coltellini)