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La decima edizione di Art Miami +CONTEXT Art Miami ha contato la partecipazione di 73 espositori, di cui 35 internazionali, in aggiunta ai quali ci son stati 18 espositori esordienti. Oltre alle gallerie, sono stati allestiti 12 progetti speciali composti, fra l’altro, da quattro sculture monumentali allestite negli ambienti esterni alla fiera.
Eppure, nonostante il programma della decima edizione di Art Miami +CONTEXT Art Miami,
comprendesse sculture monumentali e installazioni di realtà aumentata, a catturare l’attenzione dei visitatori sono state le numerose e incantevoli espressioni di realismo moderno e contemporaneo esposte i fiera.
Fra queste opere, oltre ad uno sketch preparatorio realizzato da Norman Rockwell per la Pepsi, che raffigura il celebre Babbo Natale -in vendita presso la Robert Fontaine Gallery- un posto di eccezione l’ha avuto: “An Opening at Egan Gallery (Portrait of Betsy Egan)” dell’artista Elaine de Kooning. Nonostante il piccolo olio su tavola fosse circondato da opere più “vistose” in esposizione presso la Mark Borghi Gallery, questo piccolo capolavoro, ha catturato tutta l’attenzione del pubblico. Nelle pennellate, in cui è visibile l’astrazione pittorica che ha caratterizzato tutta la produzione pittorica della de Kooning, emerge la singolarità dell’opera, data sia dalle scelte stilistiche che compositive.
La Forum Gallery ha rappresentato alcuni pezzi da novanta, tra i quali l’artista Alyssa Monks nella cui opera è visibile l’uso caratteristico che fa dell’impasto, con il quale sfuma e fonde gli strati di spazio per creare un’astrazione capace di essere intima e provocatoria allo stesso tempo.
Oltre alla Monks sono state esposte le opere di due pittori cileni: Claudio Bravo, elogiato dal New York Times per lo stupefacente effetto trompe-l’oeil dei suoi dipinti e Guillermo Muñoz Vera straordinario interprete di landscape e still life la cui particolare cura dei dettagli lo hanno designato a pittore del re Juan Carlos I di Spagna.
In mostra alla Forum Gallery c’erano anche gli acquerelli sublimi di Rancee Jones, che attraverso il linguaggio dei personaggi e dei luoghi che rappresenta, ritrae una qualità di vita non filtrata e lontana da stereotipi di genere e cultura e i ritratti larger then life dell’artista Clio Newton che con il suo “sguardo al femminile” combina la tecnica tradizionale ad una prospettiva contemporanea che esplora la psicologia dell’esperienza femminile con la quale realizza ritratti larger then life.
La galleria italiana Liquid Art System ha dato il suo grande contributo al realismo contemporaneo esponendo le opere di alcuni grandi maestri quali: come Roberto Ferri, Paolo Quaresima e Elisa Anfuso. Di chiara ispirazione caravaggesca, Roberto Ferri rappresenta icone dalla fisicità, bellezza e tormento capaci di proiettare lo spettatore fuori da ogni canone temporale.
Paolo Quaresima, è definito il “cantore delle piccole cose della quotidianità” che rappresenta con maestria eloquente mentre nelle opere di Elisa Anfuso, i cui pensieri affidano alla pittura l’espressione di un mondo stratificato e inquietante, il fantastico sposa la paura e la fantasia colleziona le possibilità più folli della mente umana.
Les Galeries Bartoux hanno proposto le opere di Christiane Vleugels e di Marco Grassi: due artisti che hanno lasciato il segno fra le mura della IBEX Masters collection, con la loro residenza artistica e con le loro opere. I ritratti di Christiane Vleugels in particolare sono rivolti a tutte le persone che come lei ricercano l’autenticità della vita: un’autenticità nella quale è possibile rivedersi anche in chiave glamour senza avere il timore di non essere fedeli a se stessi e senza rinunciare mai a difendere i propri valori e ideali.
La pittura iperrealista di Marco Grassi, che nel tempo è evoluta in forme iper-realistiche ma dalle sfumature allegoriche, deriva dallo studio intenso dei grandi classici dell’arte con un occhio di riguardo per lo studio della tecnica dello sfumato, che combina alla perfezione nei suoi dipinti, nei quali ogni dettaglio merita di essere osservato con particolare attenzione.
Il realismo poetico di Arantzazu Martinez si esprime invece nelle composizioni ponderate nelle quali l’uso della luce e della forma sono in grado di creare relazioni simbiotiche che rievocano immagini romantiche e simboliche.
La Pontone Gallery, ha esposto le immagini di due grandi interpreti: Malcom Liepke e Matteo Massagrande.
Malcom Liepke è un nome conosciuto nell’ambiente. Liepke è celebrato non solo dalle Smithsonian Institutions ma anche dalla prestigiosa Portrait Society of America. I suoi dipinti figurativi, riflessivi e talvolta apparentemente statici, sono il frutto della convergenza degli stili di alcuni suoi artisti preferiti: Sargent, Degas, Toulouse-Lautrec, Velázquez e Whistlers, che Liepke ha rielaboarato in maniera del tutto personale nei suoi ritratti sensuali e introspettivi capaci di catturare la poesia insita nell’indole umana.
Le scene di interni vissuti e logorati dal tempo sono invece i soggetti preferiti di Matteo Massagrande che, memore del suo trascorso da restauratore e dal suggerimento ricevuto da Giorgio de Chirico -che lo invitava a seguire il proprio, stile del tutto originale- dipinge utilizzando diversi punti focali con i quali costruisce differenti sezioni compositive. L’aggiunta di patina e la combinazione di textures nei suoi dipinti sembrano più il frutto di un laborioso restauro anzichè il processo di creazione del dipinto stesso, capace di proiettare lo spettatore all’interno della scena.
Lo scomparso artista Luciano Vetrone, rappresentato dalla Galleria Stefano Forni, è considerato come il miglior pittore iperrealista italiano. Guardando le sue opere è difficile non rimanere ammaliati dalle sue differenti composizioni: di fiori, di frutta o di corpi nudi. Tutti ugualmente “veritieri”, che sono il frutto di una disciplina estremamente rigorosa, sia nello studio approfondito del colore che della forma. Dopo essere stato scoperto dal grande critico d’arte italiano, Federico Zeri, Ventrone si è affermato come fra gli artisti italiani di maggior rilievo della sua generazione.
Lo scopo dell’arte, secondo l’artista inglese Edward Povey rappresentato dalla galleria Waterhouse & Dodd, è quello di rendere visibili esperienze che normalmente non lo sono. Da questa breve premessa nascono i suoi grandi dipinti giocati sui toni del verde e del blu, in cui: la stratificazione del derma dalle quali emergono, visibili, le venature della pelle dei soggetti rappresentati sembrano essere visti sotto una lente d’ingrandimento, mentre oggetti differenti, che seguono improbabili leggi fisiche, appaiono nella composizione senza un apparente significato, rendendo i suoi dipinti dei “complicati inganni del realismo umano”.
Nonostante le diverse opere foto-realistiche dell’artista Yigal Ozieri, presenti in fiera allo stand delle Galerie Raphael, che sembrano a tutti gli effetti fotografie ad alta risoluzione, quella che più cattura l’attenzione è un ritratto realizzato ad acquerello e gouache.
L’opera rappresenta una ragazza dai lunghi capelli – una caratteristica che lo definisce nella scelta dei soggetti. Si tratta di Lizzy, la figlia di Mick Jagger, una dei tanti personaggi appartenenti al mondo delle celebrity che abitualmente l’artista rappresenta realizzando dipinti ad olio di grandi dimensioni.
Artista di origini israeliane, Ozieri, tende a rappresentare donne in ambienti naturali, come fossero muse rossettiane o preraffaellite, nelle quali la veridicità della rappresentazione enfatizza i suoi personaggi eterei e sognanti che sembrano appartenere ad un altro mondo.
Nella fitta presenza di dipinti bidimensionali presenti in fiera, lo Studio Berengo di Venezia ha presentato le opere iper-realistiche, a mosaico, dell’artista italiano Andrea Salvador. Specializzato in arte sacra musiva e nella produzione di vetrate artistiche, l’artista concepisce i ritratti a mosaico come un enorme frammentazione, simile alla pixelatura digitale, capace di trasformare un concetto in un espressione tattile. Un’associazione concettuale che sposa perfettamente il gusto contemporaneo ad una delle più alte espressioni dell’arte storica italiana.
L’artista Monica Ikegwo, rappresentata dalla Mirtys Fine Art & Advisory, rappresenta i personaggi afro-americani della quale fa parte. Nelle sue opere, in particolare si concentra sulla dicotomia data dall’atteggiamento del singolo, che ha una propria percezione del sé, in relazione alla percezione che gli altri hanno di lui o di lei. Da questa dicotomia emergono -da backgrounds monocromatici dai colori intensi- dei personaggi che sembrano prendere vita e nei quali la dicotomia tra essere e apparire è messa a tacere dall’espressività dei volti, che caratterizza ogni singolo soggetto.
La Hashimoto Contemporary ha presentato le opere innovative di Erik Jones: un artista singolare, i cui dipinti – nei quali dipinge in maniera realistica, la testa e le estremità del corpo- sono costituiti per lo più da pezzi di collage messi insieme attraverso un interessante approccio tecnico. L’artista infatti, nella realizzazione dei corpi da origine ad un processo compositivo nel quale mescola fino ad ottanta colori: come se stesse realizzando manualmente il lavoro svolto oggi giorno da Photoshop.
Il risultato è una fusione di creatività e adattabilità umana che ben si sposano al concetto di fluidità organica della vita.
Chris Friday, artista emergente e attualmente in mostra nelle sale della New World School of Art, con l’esposizione: “The Front Room”, è stata rappresentata dalla Berenice Steinbaum Gallery. Il merito della scelta va sicuramente riconosciuto all’abilità con la quale la Friday realizza opere di grandi dimensioni con le quali esplora e analizza il concetto di “riposo come atto riparatorio”, soprattutto in relazione alla comunità afroamericana.
La Galerie Calderone, ha proposto le sculture dell’artista César Orrico che trovano la massima espressione nell’opera “Cenit”: una silhouette di una raffinatezza estetica commovente in grado di offrire una visione trasversale della scultura. Nelle sue opere Orrico è in grado di far convergere: il paradigma classico con la modernità e l’originalità della rappresentazione ai principi fondamentali, che rappresentano le basi di questa antica arte.
In contrapposizione alle opere dinamiche di César Orrico, sono state esposte, dalla Osborn & Samuel Gallery, le opere di Sean Henry. Secondo Henry la scultura rappresenta il mezzo di comprensione attraverso quale l’individuo percepisce e risponde alla stranezza del mondo. Una considerazione che l’artista definisce, di fatto relativa poichè, essendo la bellezza dell’arte in continuo divenire, ogni pezzo scultoreo o pittorico che sia esiste assumendo significati differenti che variano al cambiare della condizione umana.
La galleria “Cernuda Arte”, specializzata in opere di artisti cubani ha presentato le opere dell’artista Demi, che con un riferimento alla sua infanzia da immigrata, nelle sue opere, quasi favoleggianti, esplora le condizioni emotive e psicologiche dei bambini, enfatizzando il ruolo fondamentale della società nello sviluppo del senso di sicurezza e di protezione necessari alla loro crescita. L’importanza di questa artista è tale che dal 1998, l’Archives of American Art dello Smithsonian, raccoglie le sue opere e documenti. Per i temi socialmente importanti che affronta, e nella maniera in cui li affronta, è stata invitata personalmente ad esporre un’opera nella residenza dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Città del Vaticano, nell’ambito del programma “Art in Embassies”: un prestigioso riconoscimento per gli artisti visivi americani e internazionali.
La Bel Air Fine Art ha puntato i riflettori sull’artista italiano Leo Manelli, che nel suo percorso artistico ha raggiunto l’equilibrio nella sintesi fra presente e passato. Nelle sue opere, realizzate con maestria, i personaggi rappresentatati dai grandi della storia dell’arte interagiscono con le opere di artisti moderni e contemporanei annullando il confine fra passato e presente.
Se il compito dei galleristi è quello di esporre opere d’arte in grado di narrare storie, il compito di noi scrittori è quello di raccontarle al mondo. La Altamira Fine Arts ha portato sotto i riflettori di Miami la storia del pittore Robert Towsend, conosciuto per le immagini altamente definite delle icone della mitologia pop americana.
Towsend, dopo avere acquistato casualmente su Ebay un lotto di diapositive è rimasto letteralmente folgorato da quella che in seguito ha definito: “My Indiana Muse”, la signora Helen. Una signora degli anni ’50 che ha catturato l’attenzione dell’artista al punto tale da dedicargli dieci anni della sua vita. In questi anni, oltre a realizzare dipinti meticolosi su grandi dimensioni nei quali è lei la protagonista indiscussa, con il suo charme, le sue acconciature e il suo stile sempre impeccabile al pari di una diva di Hollywood, ha realizzato anche un documentario. Un progetto che ha spinto Towsend a visitare la sua casa, ripercorrendo le sue tracce, mettendosi alla ricerca dei suoi affetti. Towsend ci presenta un personaggio sempre sorridente ed energico che potrebbe essere nostra zia, la nostra vicina di casa o la donna del supermercato, facendola diventare parte delle nostre esistenze.
Nell’ambito dei progetti sociali Art Miami+CONTEXT Art Miami ha accoratamente sostenuto il progetto della Kennedy Kids Foundation: un’associazione nata in memoria della giovane Kennedy Christina Bailey. La fondazione mira alla prevenzione del suicidio negli adolescenti, reso possibile attraverso l’accesso alle cure, al supporto psicologico e all’istruzione. Per raccogliere i fondi per la fondazione che aiuterà gli adolescenti a vivere in questo mondo difficile, l’artista Bradley Theodor ha realizzato un’opera d’arte i cui proventi dell’asta silenziosa andranno a favore della fondazione.
(on the title, Intermediate by Erik Jones, 2022. Pencil, acrylic & wax pastel on paper on panel, 36 x 48 inches. Hashimoto Contemporary)