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Art Basel/Miami Beach, si potrebbe definire l’ape regina attorno alla quale le api operaie -i grandi collezionisti locali, le fiere satellite, le numerose installazioni ed eventi sparsi per la città di Miami, Miami Beach e zone limitrofe- ruotano, ma non sarebbe corretto. Art Basel/ Miami Beach è nata venti anni fa dalla visione di Irma e Norman Braman e Craig Robins – in primis- di rendere la città l’epicentro artistico e culturale delle due Americhe.
Ai “padri fondatori”, si sono poi aggiunti i facoltosi collezionisti locali: Martin Margulis, della The Margulies Collection at the Warehouse; Rosa e Carlos de la Cruz dell’omonima collezione; Dennis Scholl, con le sue mille attività; Jorge M. Peréz che ha contribuito nel rinnovo del Pérez Art Museum, fondando inoltre El Espacio 23, l’estensione personale della collezione e ultimo, ma non in grado di importanza, Alberto Ibargüen, President and CEO della John S. and James L. Knight Foundation, che ogni anno stanzia migliaia di dollari in favore delle arti e delle istituzioni artistiche della città. L’ultima a beneficiare di questi fondi è stata la Fountainhead di Kathryn e Dan Mikesell: la residenza d’artista, dalla quale ogni anno escono alcuni dei più talentuosi artisti internazionali, che ha ricevuto recentemente la somma di $444,000.
Personaggi che interagiscono per il benessere della città e che si dichiarano coesi nella visione
Fatta questa dovuta premessa, il 20mo anniversario di Art Basel ha registrato un’affluenza complessiva di 76.000 visitatori, attirando importanti collezionisti e istituzioni da 88 Paesi.
La XX edizione di Art Basel/ Miami Beach, che segue al recente debutto francese fra le sale del Grand Palais a Parigi, ha prodotto a Miami, nella sola settimana dell’arte, introiti per circa 1,5 miliardi di dollari all’economia locale.
Per l’anniversario, l’uscente Marc Spiegler -ex-Art Basel Global Director- ha lavorato spalla spalla con il nuovo CEO di Art Basel, Noa Horowitz -volto già noto nell’ambiente e di ritorno dall’esperienza con la casa d’asta Sotheby’s- ed hanno radunato sotto lo stesso tetto 282 gallerie provenienti da 38 Paesi, su una superficie complessiva di un terzo più grande rispetto alla sorella maggiore con sede a Basilea. “La qualità e l’ambizione delle opere presenti nei padiglioni di quest’anno, non sono mai state così alte, le vendite sono state registrate in tutti i settori e la città ne è rimasta elettrizzata”, ha dichiarato Noah Horowitz riguardo la XX edizione di Art Basel/Miami Beach.
Per celebrare il suo 20° anniversario, Art Basel ha lanciato una campagna di Gift-Giving con una donazione principale al programma STEAM +, la cui missione è portare artisti attivi nelle sette scuole pubbliche della città di Miami Beach che coinvolge ogni anno 5.000 bambini e adolescenti ed è gestito dal Bass Museum of Art, in collaborazione con molte altre istituzioni locali.
All’ingresso esclusivo riservato ai collezionisti nei primi due giorni dell’evento hanno partecipati VIP e celebrity, come Leonardo DiCaprio, Martha Stewart, Venus Williams e Pharrell Williams, che hanno incontrato gli artisti presenti nei vari stand della fiera.
In esposizione, alla ventesima edizione di Art Basel, ci sono state, come sempre, le opere dall’effetto “WOW” che hanno calamitato i visitatori e saranno ricordate nella storia della fiera per l’effetto sorpresa e per l’impatto glamour che hanno suscitato nel pubblico.
Ma questo fa parte del gioco dell’arte delle grandi fiere e quindi vale la pena giocare e menzionarle.
L’installazione catatonica di quest’anno è stata ATM Leaderboard del collettivo MSCHF esposta dalla galleria Perrotin: la stessa, per capirci, che nel 2019 ha proposto Comedian, la famosa banana di Maurizio Cattelan presentata nel 2019 e passata agli onori della cronaca. L’opera interattiva di MSCHF (stimata $75.000) ha reso pubblico il saldo del conto corrente di coloro che inserivano la carta di credito, stilando una classifica con tanto di foto del vincitore. È stato il Dj americano Diplo a ottenere il primo posto in classifica, con i suoi $3 milioni di dollari, celebrando il momento sui social. Al di la della critica e della reticenza degli spettatori, a metà fra l’indignato e il curioso, l’opera di MSCHF invita gli spettatori -non a caso in una città come Miami- a riflettere sul motivo per cui la gente si sente a proprio agio con i segni visibili della ricchezza, come gli abiti firmati e le auto appariscenti, ma non con l’esposizione al pubblico di un vero e proprio cartellino del prezzo.
Art Basel è suddivisa in settori, ciascuno con le proprie caratteristiche, e l’approccio di Miami Niche alle opere d’arte esposte è basato esclusivamente su riflessioni e gusto personale.
Fra i vari settori di Art Basel/MiamiBeach, il settore MERIDIANS è stato curato per la terza volta da Magalí Arriola, direttore del Museo Tamayo di Città del Messico. Lo scopo di Meridians è presentare opere ambiziose e monumentali che spingono oltre i confini del tradizionale layout della fiera. Quest’anno Meridians ha presentato 20 progetti di grandi dimensioni di artisti rinomati ed emergenti, fra questi: Birth, l’opera della celebre e pionieristica artista femminista Judy Chicago, in mostra con altri pezzi iconici anche alla Jeffrey Deitch Gallery. L’opera, che fa parte Birth Project (1980-1985) con i suoi 20 metri di lunghezza e gli 8 metri di altezza rappresenta la più grande opera ad uncinetto realizzata dall’artista in collaborazione con lavoratrici di settore. L’opera monocromatica è un gioco di spazi positivi e negativi che rende l’immagine di una donna partoriente. Un tabù totalmente assente nella rappresentazione artistica occidentale, che diviene per Judy Chicago un’astrazione cosmica
Chair, è invece la performance/scultura della durata di 6 ore (giornaliere) dell’artista María José Arpona, che è rimasta sospesa nello spazio sotto l’andirivieni dei visitatori. Il suo lavoro ruota intorno ai concetti di oggettività, e agli aspetti effimeri dell’esperienza, della memoria e dell’archiviazione, rivelando il ruolo critico del corpo nell’affrontare il movimento, in un dato spazio, come forma coreografica.
Il settore KABINETT, offe alle gallerie la possibilità di presentare installazioni curate in modo conciso all’interno dei loro stand, e quest’anno ha visto la partecipazione di 29 gallerie.
Fra queste la galleria Hairschl & Adler Modern, ha presentato le opere dello scomparso Joe Jonese e di Gorge Tooker. Entrambe ispirati ai sentimenti di lotta per l’uguaglianza dei diritti civili, l’opera Demonstration di Joe Jones -che rimanda, per certi aspetti compositivi e di significato, all’opera Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo- ha rappresentato lo storico sciopero della Funsten Nut del 1933: un evento storico che ha aperto la strada ad altre proteste dei lavoratori per la parità salariale e il salario di sussistenza.
Gorge Tooker, invece, da sostenitore dei diritti civili che ha camminato con Martin Luther King, Jr. nella lunga marcia dei Freedom Riders, da Selma a Montgomery in Alabama, ha realizzato un’opera metaforica fuori dai canoni stilistici ai quali Art BAsel ci ha abituati. Come nella lunga camminata di Martin Luher King, e nel rispetto della rappresentazione delle icone religiose, Tooker ha rappresentato 14 pannelli che compongono la Via Crucis e la lunga marcia di Gesù sulla Via Dolorosa a Gerusalemme: dalla sua condanna da parte di Pontio Pilato e della legge romana, fino alla deposizione nella tomba fuori dalle mura della città.
Di carattere più moderno è stata l’opera di John Baldessarri proposta dalla Galleria Mai 36. John Baldessarri, è stato uno dei più importanti artisti concettuali californiani. Le sue opere , dotate di umorismo leggero che riflettono anche l’influenza della Pop Art, sono caratterizzate dall’associazione fotografica ai testi. Le opere di John Baldessarri sono presenti nella collezione di Craig Robins allestita negli spazi Dacra e il suo apprezzamento nei confronti. dell’artista, e amico, si è spinto al punto tale da invitarlo a realizzare la facciata del garage nel Miami Design District.
In esposizione per la Anton Kern Gallery c’erano le opere scultoree sospese e realizzate a tecnica mista dell’artista ganese Lloyd Foster che ha descritto il suo lavoro come: “un’esplorazione, fisica e metaforica, di ciò che rappresenta il “tempo lontano” nel complesso rapporto tra fotografia, tempo, esperienza, memoria e perdita.”
Il settore POSITIONS, che mostra le personali di artisti internazionali emergenti, ha presentato 19 artisti accogliendo nei suoi spazi 11 nuovi partecipanti. Fra le gallerie del settore Positions, la Night Gallery ha presentato l’installazione immersiva, “Under a Skin Roof” di Samara Golden. L’opera, costituita da un insieme di “intestini cromatici” realizzati con schiuma spray espandibile, vernice acrilica e smalto per unghie ha attirato sia l’attenzione del pubblico che quella di Jeff Koons, fra i celebri visitatori della fiera.
Il settore SURVEY espone le opere realizzate prima del 2000 e comprende 17 gallerie, tra le quali 9 new entry. Fra le opere in esposizione ci sono quelle dell’artista Rona Pondick, rappresentata dalla Galleria Steven Zevitas. L’opera, composta da una cassa in legno e da un cuscino sui quali sono allacciate fra loro delle scarpette di bambina, affronta il tema della metamorfosi ispirato al dramma psico-surrealista di Kafka con chiari ed evidenti riferimenti al dramma dell’immigrazione clandestina.
Fra le altre opere in esposizione nel settore Positions, c’era anche l’installazione Casino di Guillaume Bijl per la Meredith Rosen Gallery, con tanto di tavoli per roulette e blackjack, stampe smielate alle pareti e due croupier professionisti. L’opera, riproposta per la seconda volta (dopo una prima mostra nel 1984) vuole essere letteralmente una analogia riguardo lo scorrere del tempo in ambienti al chiuso, come il casino o le fiere, nelle quali, la luce artificiale e continua, fanno perdere la cognizione del tempo. L’opera è stata valutata $250.000
Il settore NOVA è dedicato alle gallerie che presentano nuovi lavori per un massimo di tre artisti selezionati, per galleria. Fra le gallerie più interessanti della XX edizione di Art Basel c’è stata quella di Anthony Spinello, dell’omonimo Spinello Project di Miami. Un scelta motivata sia dalla volontà di rappresentare importanti artisti locali, sia per l’originalità delle opere esposte.
In mostra oltre all’opera in porcellana di Juana Valdés -Coloreed Bone China Rags (vincitrice del Legacy Purchase Program della città di Miami Beach, che allestirà l’opera, come di consueto, in un’area dedicata e accessibile al pubblico del Miami Beach Convention Center) c’erano le opere di Reginald O’Neal. Raffinato artista di Miami ed ex artist in residence del Rubell Museum dello scorso anno, che ha esposto due opere di still life -fra le quali una di grandi dimensioni- e un’opera figurativa molto evocativa, giocata, come di consueto sulle tonalità scure che lo caratterizzano.
Sempre nel settore Nova, e a conferma del fatto che quasi due terzi delle gallerie partecipanti di quest’anno avevano sede in Nord e Sud America, con gallerie provenienti dalla Colombia, Cuba, Guatemala, Perù e Cile, fra gli altri c’erano le opere di Marcela Correa per la Galleria Patricia Ready di Santiago del Cile. La Correa, che nel suo trascorso vanta anche una collaborazione con Alexander McQueen, è una scultrice straordinaria le cui opere emotive -che fanno parte della serie SOMOSMONOS- sono una sorta di scultura ritratto dalle molteplici sfaccettature che sono in grado di catturare l’attenzione, e le emozioni, dello spettatore al primo sguardo.
Il settore GALLERIES è il settore storico. Il più esteso e complesso dell’intera fiera. In esso si trovano gallerie che propongono sia capolavori del passato, che opere futuristiche. Fra queste la Marlborough Gallery, che ha esposto i preziosi -e insoliti rispetto al loro genere- dipinti di Eduard Manet e Edward Much, oltre a quelle dei più moderni Francis Bacon e Whyne Thiebaud.
La galleria Mayoral ha esposto l’opera di Antonio Tàpies, fra i più noti artisti spagnolo (catalano) emerso nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Tàpies è stato il co-fondatore del primo movimento del dopoguerra in Spagna, collegato ai movimenti surrealista e dadaista e noto come Dau al Set. Tápies divenne un artista informale, lavorando in uno stile noto come “pintura matèrica” nel quale i materiali non artistici erano incorporati nei dipinti, come quello in esposizione.
La Michael Rosenfeld Gallery oltre a Paul Cadmus ha esposto le opere di Charles White celebrando il suo impegno nel raccontare i trionfi e le lotte della sua comunità afroamericana attraverso la rappresentazione artistica. White è stato uno degli artisti più noti della storia dell’arte afroamericana e dopo la sua morte, avvenuta nel 1979, le opere di White sono state incluse nelle collezioni permanenti dell’Art Institute di Chicago, del Metropolitan Museum of Art e del Whitney Museum of American Art, fra gli altri.
Gagosian ha presentato ad Art Basel con le opere di Titus Kaspar, Elisabeth Payton e un insolito David Hockney.
Larry Gagosian e Jeffrey Deitch, due dei più grandi mercanti del mondo dell’arte, hanno inoltre celebrato un’esposizione dal titolo “100 Years” nel Burk Building del Miami Design District.
L’esposizione di Jeffrey Deitch, che ha celebrato le “Goddesses” -divinità- è stata la migliore galleria presente alla XX edizione di Art Basel/Miami Beach. Innanzitutto per le scelte stilistiche compiute, che hanno celebrato alcune “divinità” del mondo dell’arte al femminile accostando a volti famosi nella storia dell’arte contemporanea, come Judy Chicago e Bisa Butler, i volti di artiste che stanno emergendo prepotentemente nel panorama artistico internazionale. Fra queste ci sono: l’artista di origini cinesi Su Su, finalista al prestigioso Bennett Prize ed ex Alumni della Fountainhead che vanta opere nella collezione di Rosa e Carlos de la Cruz; l’artista interdisciplinare Kezia Harrell, che dipinge mondi fantastici e iperrealisti di libertà nera al femminile e l’artista multidisciplinare Genevieve Gaignard, un altra artista proveniente dalla residenza d’artista alla Fountainhead, e che utilizza l’autoritratto per suscitare un dialogo sulle complessità della razza, della bellezza e dell’identità culturale. La bellezza dell’esposizione della Deitch Gallery è dovuta anche alla scelta dei mezzi stilistici proposti in relazione alle opere: mezzi diretti e semplici, seppure nella loro complessità di esecuzione, che non hanno bisogno dell’effetto WOW per conquistare lo spettatore.
Tra le altre gallerie interessanti presenti alla XX edizione di Art BAsel ci sono state la David Castillo Gallery che ha presentato l’opera dell’artista di Miami, Glaxis Novae, attualmente in mostra al Patricia and Philliph Frost Art Museum di Miami; la Roberts Projects Gallery che ha presentato un tris da novanta composto da: Amoako Boafo, Kehinde Wiley, e Otis Quinacoe, eccezionali interpreti dell’arte figurativa contemporanea nera.
L’inarrestabile Amoako Boafo è stato rappresentato anche dalla storica Mariane Ibrahim Gallery, che nel 2018 ha allestito una sua personale, e dalla Edward Tyler Nahem Gallery. Nella Edward Tyler Nahem Gallery Amoako Boafo ha condiviso lo spazio con il talentoso Eddy Kamuanga Llunga, che nei suoi audaci dipinti figurativi, esplora le intersezioni tra colonialismo, tradizione e globalizzazione nel suo paese natale, la Repubblica Democratica del Congo. Per la realizzazione dell’opera l’artista veste i suoi soggetti con abiti tradizionali Mangbetu e sostituisce la loro pelle con circuiti stampati: un riferimento al coltan (un minerale metallico) esportato dalla RDC per essere utilizzato nei moderni dispositivi di tutto il mondo. Nel rappresentare sia la bellezza della cultura tradizionale congolese che i simboli del commercio e dello sfruttamento storico e contemporaneo, Llunga cattura la dissonanza all’interno della società congolese.
Infine sempre nella sezione galleries la Lia Rumma Gallery di Milano, IT, ha presentato l’opera dell’artista italiano Paolo Icaro. L’artista che era stato invitato da Germano Celant a prendere parte alla mostra Arte Povera è rappresentato anche dalla famosa Galleria Massimo Minini di Brescia. Le opere di di Icaro sono un viaggio alla ricerca di una nuova grammatica della scultura. Un viaggio che l’artista percorre attraverso l’esplorazione dei materiali che egli spinge oltre i confini del linguaggio scultoreo fino a raggiungere il grado zero per ristabilire una nuova grammatica del fare e nella quale, la scultura, anziché occupare lo spazio, diventa il luogo e l’origine di quello spazio.
Quest’anno in occasione del XX anniversario di Art Basel, il CPGA (Comitato Professionale Francese delle Gallerie d’Arte) e Villa Albertine hanno unito per la prima volta le forze per lanciare il Premio Etant Donnés 2022: il premio assegnato ad un artista vivente attivo nella scena artistica francese ed esposto ad Art Basel Miami Beach 2022. Il vincitore del premio è stato l’artista Julien Creuzet, dell’Isola francese di Martinica. La sua pratica si concentra sui simboli e sulle immagini che risuonano attraverso le epoche e le culture e che l’artista interpreta sotto-forma di metallo sagomato rivestito a mano con plastica colorata, tessuti e materiali trovati. Le opere di Julien Creuzet, erano in esposizione presso gli stand della High Art Gallery e della Andrew Kreps Gallery
Per concludere, dall’indagine condotta dalla Survey of Global Collecting sulla base di analisi di mercato, sono emersi dati significativi che evidenziano come all’attuale direzione del mercato dell’arte, dopo il crollo dovuto alla pandemia del 2020, sia seguita una graduale ripresa diversificata, nella quale: i collezionisti HNW tendono a possedere una selezione equilibrata di opere di artisti viventi e deceduti, con una media del 53% di opere di artisti viventi e del 47% di artisti deceduti e con collezioni composte da un mix equilibrato di opere di artisti nuovi ed emergenti, di artisti a metà carriera e di artisti affermati e di alto livello, anche se nel 2022 la ricerca ha evidenziato che la quota di opere di artisti locali presenti nelle collezioni è leggermente diminuita; sebbene ancora sbilanciata la quota di opere di artiste donne presenti nelle collezioni è aumentata nel tempo con una percentuale del 58% di uomini e 42% di donne; poco meno della metà (49%) degli oggetti presenti nelle collezioni nel 2022 erano dipinti, sculture e opere su carta, mentre il 15% era costituito da arte digitale e il 9% dei quali aveva un NFT associato.
Inoltre, nonostante le persistenti incertezze inerenti la pandemia, l’inflazione, la recessione e la guerra, la maggior parte dei collezionisti HNW intervistati (78%) si è detta ottimista sull’andamento del mercato globale dell’arte nei prossimi sei mesi e se il 55% dei collezionisti prevede di acquistare opere d’arte, con un aumento del 2% rispetto a coloro che avevano intenzione di farlo nel 2021, il 39% dei collezionisti prevede di vendere opere della propria collezione nei prossimi 12 mesi. La pandemia ha anche incoraggiato la donazione filantropica dei collezionisti, il 45% dei quali intendono donare opere a un museo nei prossimi 12 mesi.
Marc Spiegler, ex-Global Director di Art Basel, ha infine dichiarato: “Sebbene il mercato globale dell’arte non sia immune dalle incertezze sociopolitiche ed economiche in corso, il sondaggio della Survey of Global Collecting dimostra che i collezionisti mantengono una visione positiva del mercato e intendono spendere di più per l’arte”.
(on the title) A view of Jeffrey Deitch Gallery booth