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Rosa e Carlos de la Cruz, facoltosi collezionisti di arte contemporanea, di origine cubana, in occasione della Miami Art Week hanno riunito i dipinti, le sculture e le installazioni site-specific della loro collezione privata per dare vita a “Together, at the Same Time”, la storia della collezione rivisitata nel contesto del momento.
La collezione, distribuita su tre piani nel grande edificio inaugurato nel 2009 in occasione di Art Basel/Miami Beach, si trova nel cuore del Miami Design District ed è un’estensione della casa dei coniugi de la Cruz che, in un tripudio di forme, volumi, stili e generi, hanno fatto convergere, nello stesso ambiente, decenni di storia dell’arte contemporanea, con particolare attenzione all’arte latina.
Il primo pezzo acquistatao dai de la Cruz è infatti l’opera “Star Gazer” (1956) di Rufino Tamayo, artista celebre per aver combinato gli stili pittorici europei moderni con i temi popolari messicani. Al terzo piano dello stabile, in un saliscendi che attraversa gli stili e le tecniche di artisti concettuali internazionali ci sono, fra le altre: l’opera di Salvador Dalì “Portrait of Dolores Suero Falla” (1955) un ritratto che l’artista fece alla madre di Carlos de la Cruz, anch’ella collezionista. Tra gli autori di spicco che abitano il terzo piano della collazione ci sono Ana Mendieta e Félix González-Torres, entrambe di origine cubana ed entrambe scomparsi in giovane età.
Gonzalez-Torres con le due opere esposte: “Untitled, Portrait of Dad “(1991) e “Untitled”, (1989/1990) invita gli spettatori ad un coinvolgimento fisico oltre che intellettuale: le sue sculture di caramelle incartate, versate a ridosso di una trave, così come le sculture di pile di carta stampata con dei testi, sfidano la convenzione della preziosità ultraterrena dell’arte rendendo lo spettatore parte integrante del processo in quanto è invitato a consumare l’opera d’arte.
La collezione relativa ad Ana Mendieta in possesso dei de la Cruz è fra le più ricche e preziose a livello mondiale e non a caso il lo spazio fisico adibito alla sola artista è uno dei pezzi fissi della collezione. In mostra oltre alle numerose opere fotografiche e ai video ci sono anche alcune sculture che ritraggono i punti cardine della sua carriera artistica basata sulle opere “terra-corpo”.
A fianco delle installazioni gigantesche dell’artista keniota Cosima van Bonin, ci sono le molteplici opere di Gabriel Orozco, definito nel 1998, dal curatore italiano Fracesco Bonomi come “”Uno degli artisti più influenti di questo decennio, e probabilmente anche del prossimo”
Le opere dell’artista americana Dana Schutz, pur nella loro astrazione, rimandano in qualche modo alle sensazioni suscitate guardando le opere dell’artista portoghese Paula Rego, celebrata quest’anno alla 59ma edizione della Biennale di Venezia. Come per Paula Rego, le opere della Schutz, sono tele complesse che trasmettono emozioni e stati psicologici rivelando le complicazioni, le tensioni e le ambiguità della vita contemporanea.
Sempre al terzo piano, oltre all’opera “Femme” dell’artista Wilfredo Lam, che ha cercato nel suo percorso artistico, di ritrarre e far rivivere il duraturo spirito e la cultura afro-cubana, ci sono gli intarsi in olio e smalto dell’artista italiano Rudolf Stingel e l’esposizione di opere d’arte realizzate da alcuni artisti di Miami, fra i quali Chris Dougnac, che con l’opera “Tech Demo #3 (Landscape with the Body of Phocion Carried Out of Athens, 1648)” ha rielaborato la celebre tela di Nicolas Poussin (nella versione costudita al Louvre) lavorando esclusivamente su scala tonale con la tecnica del Green Screen.
Il secondo piano della collezione è dedicato ad artisti contemporanei sia locali, come Pepe Mar, sia internazionali. La grande installazione di Aaron Curry, distribuita su gran parte del pavimento, e le opere di Nate Lowman, affisse alle pareti, sono intervallate dai volti afro di Murjoni Merriweather, artista in residenza presso Fountinhead a Miami.
In mostra ci sono diverse artiste che hanno completato residenze artistiche negli spazi Fountainhead e sono poi approdate in musei, gallerie e collezioni di tutto il mondo. Tra i vari Alumni di Fountainhead in mostra alla Collezione de la Cruz ci sono: Christina Quarles, i cui grandi dipinti astratti affrontano i temi dell’identità di genere razziale e sessuale e della queerness; Ilona Szwarc, le cui fotografie e installazioni esplorano i temi dell’identità, della trasformazione e del dopplegänger (sinonimo di gemellaggio o rappresentante di una doppia vita); e SuSu (esposta al secondo piano) che, con i suoi raffinati dipinti a olio, mette in luce, rappresentando se stessa attraverso il volto e altre parti del corpo, un mondo distorto e vorticoso composto da iconografie pop liquefatte combinate con il simbolismo cinese che evidenziano la riflessione dell’artista sulla lotta contro i fraintendimenti che caratterizzano il modo in cui Cina e Stati Uniti comprendono e ritraggono le reciproche culture.
Le opere della Quarles condividono lo spazio con le opere caratteristiche di Alex Katz e con le sculture in bronzo e i dipinti di Mark Grotjahn.
Sempre al secondo piano dello stabile, sullo sfondo di due dipinti di Jorge Pardo, albergano i tubi di rame saldati dei prototipi di Le Corbusier: strutture individuali che rappresentano l’emblema del razionalismo e della praticità del creativo. I prototipi sono divenuti in seguito le iconiche LC2 e LC3 (la sigla LC sta per Le Corbusier), tutt’ora prodotte da Cassina che ne detiene il copyright, bypassando i concetti di moda e tempo.
Wade Guvton e Kellev Walker hanno invece rivoluzionato il concetto di tavolo elevandolo a scultura che a seconda della posizione spaziale assume connotazioni scultoree differenti.
Il piano terra è il piano dell’installazione “Pattern Painting-Cutout-Vintage Design” di Paulina Olowska e delle grandi tele di Jennifer Guidi e Starling Ruby, autore anche della grande installazione “Monument Stalagmite”, oltre che delle sculture enigmatiche e affascinanti dell’artista inglese Thomas Houseago che realizza con i materiali più disparati come il Tuf-cal, i tondini di ferro, o il legno di sequoia.
Ma il piano terra è soprattutto il luogo dedicato alle opere di Rashid Johnson, riconosciuto come una delle voci più importanti della sua generazione. Le opere presenti, che ripercorrono la sua storia compositiva, realizzate in diversi medium, fanno capo alla più recente “Untitled Escape Collage” (2018). L’opera rappresenta una sintesi di tutti i processi artistici portati avanti dall’artista, che dà vita a una complessa pratica multidisciplinare in cui i diversi materiali utilizzati, ricchi di simbolismo, vengono utilizzati per narrare la sua storia personale con cui esplora diversi temi legati a: storia dell’arte, identità culturali – individuali e condivise, narrazioni personali, letteratura, filosofia, materialità e storia critica.
(on the title, the entrance at de la Cruz Collection)