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Il Patricia and Phillips Frost Art Museum Museum di Miami, in occasione della Miami Art Week, ha realizzato una grande retrospettiva su Bob Dylan la cui grandezza artistica, secondo gli studiosi, sarà oggetto di studio negli anni a venire.
La mostra riunisce diverse serie dell’artista provenienti sia dalla collezione personale che da collezioni private ed espone 180 lavori -40 dei quali di recente produzione- composte da acquarelli, acrilici, disegni a matita ed opere in ferro.
Visto il carattere schivo dell’artista, non è dato a sapere se Bob Dylan, attualmente in tournée per la promozione del suo ultimo album, “Rough and Rowdy Ways,” visiterà la mostra.
Il recente interesse di questa retrospettiva da parte di diverse istituzioni lascia presagire inoltre un suo tour per il mondo.
Bob Dylan è l’icona musicale e culturale che ha ispirato intere generazioni per oltre 60 anni, con canzoni leggendarie come “Like a Rolling Stone” o “Tangled Up in Blue”. Oltre alla musica l’artista vanta un prolifico corpo di opere d’arte autografe.
Insignito nel 2016 del Nobel per la Letteratura per via della straordinaria capacità di aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione canora americana, Bob Dylan, nelle realizzazione delle sue opere, ha tratto ispirazione da molteplici fonti: ingiustizia politica e sociale, poesia e letteratura, metafisica e arte. Nelle sue canzoni convivono molteplici fonti ispirazionali: dalle canzoni delle piantagioni di cotone del sud alle canzoni degli esuli irlandesi; dai racconti epici greci ai film di cowboy, da Elvis Presley a Frank Sinatra.
L’arte in particolare è stata una fedele compagna di avventure che lo ha accompagnato nell’arco della sua lunga carriera musicale attraverso il disegno, la pittura, e la scultura.
Una passione che è maturata ancora da ragazzo, quando nei primi anni “60 aveva lasciato la contea del ferro dove è nato e cresciuto -il Minnesota- per trasferirsi nel Greenwich Village a New York dove è stato catapultato in un melting pot di musicisti jazz, folk e blues, di poeti e di commedianti. Dopo soli nove mesi nella Grande Mela, nel 1963 Bob Dylan ha fatto sold out alla leggendaria Carnegie Hall, dove il pubblico estasiato ha avuto modo di apprezzare l’energia, l’umorismo e la grandezza di questo talentuoso artista.
La retrospettiva è curata da Shai Baitel con il beneplacito di Jordana Pomeroy, direttrice del Patricia & Phillip Frost Art Museum.
Baitel è il direttore artistico della mostra che ha realizzato lo spettacolo inizialmente per il Modern Art Museum Shanghai, l’All Today Art Museum di Pechino e al Jupoter Museum of Art di Shenzhen. Qualcosa di analogo era stato fatto dall’ Halcyon Gallery e la National Portrait Gallery di Londra.
Se dal punto di vista musicale, si conoscono molti particolari della sua carriera altrettanto non si può dire della carriera artistica motivo per cui siete caldamente invitati ad esplorare la mostra e il lato inedito di Bob Dylan.
La mostra si apre con il trittico, ”Elevated Train” che rende tributo alla città che lo ha accolto e lo ha plasmato e alla quale ha dedicato molte sue canzoni, New York.
L’opera in acrilico su tela si compone di tre grandi pannelli con i quali, secondo l’autore americano Bill Flanagan: “Dylan ha fatto vedere a milioni di persone quello che lui vede.”
Fra i “primi lavori” eseguiti ci sono i “Writing and Drawings”, le illustrazioni delle sue canzoni, eseguite tra il 1961 e il 1972, che l’artista riprende nel 2018 con la serie “Mondo Scripto” nella quale, alle illustrazioni delle sue canzoni si aggiungono, scritti in corsivo, i testi più famosi in una sorta di continuum che ne enfatizza la relazione tra parole e immagini. Mondo Scripto dimostra la relazione stretta che esiste fra l’artista e il cantautore, l’impegno diretto tra l’arte arte visiva e le sue canzoni d’autore.
“The Drawn Blank Series” è la serie di sketches realizzata fra il 1989 e il 1992, nella quale l’artista aggiunge il colore mettendo in risalto una serie di oggetti e frames a lui famigliari della vita su strada che le turnée gli hanno offerto: ritratti, paesaggi, angoli silenziosi. “ Disegnavo solo quello che mi andava di disegnare, quando mi andava di farlo. L’idea era sempre di farlo senza alcuna ricercatezza artificiosa o studiata o autoreferenziale, per fornire una sorta di visione panoramica del mondo come lo vedevo in quel momento,” ha dichiarato l’artista.
Sin dai primi anni ’60, l’artista ha viaggiato molto, partecipando talvolta anche ad oltre 100 esibizioni nell’arco dell’anno e questo fattore ha inciso in maniera indelebile sulla sua produzione. Compaiono così, tra i soggetti rappresentati, autostrade, strade di città, angoli oscuri, angoli silenziosi e monumenti naturali che ha visto durante i viaggi. E ugualmente, come un viaggiatore che torna nella sua città di origine, osservando come i luoghi non rimangano mai gli stessi, rielabora i suoi lavori in serie apportando variazioni nel tempo.
Nella “Beaten Path” series esegue un magistrale ritratto di quello che è il paesaggio americano. visto attraverso la bellezza dei motels, i diners, le vecchie macchine abbandonate o le case popolari illuminate dal lampione. Spesso a puntualizzare queste scene è la strada, che rappresenta un tema centrale nella produzione creativa di Dylan oltre che nell’arte, nella letteratura e nella musica dell’America.
“The New Orleans series” è fra le serie preferite dell’artista. Innanzitutto perchè New Orleans è la madrepatria del jazz, poi perchè vicino passa alla Highway 61, The Blues Highway, che collega l’eredità musicale di New Orleans, a Memphis e a Chicago, oltre alla sua città natale. inoltre come sostiene l’artista in Chronicles, Volume I, 2004,” ci sono mille angolazioni diverse in ogni momento a New Orleans… nessuna azione sembra inappropriata qui.”
“Deep Focus” è invece l’ultima serie prodotta da Dylan, nel 2020-21 e prende il nome dall’atmosfera cinematografica in cui nulla risulta sfocato. “Tutte queste immagini vengono dai film. Cercano di evidenziare le diverse situazioni in cui si trovano le persone”, ha dichiarato l’artista. Nella serie composta da figure e ritratti, lo spettatore è sospeso tra la vita e il teatro in una sorta di pellicola fotografica nella quale i luoghi e le prone sono riconoscibili.
I ricordi infantili di Bob Dylan riemergono nelle sue opere scultoree della serie: ”Ironworks”. Nato e cresciuto in un’area definita come “the Iron Range” Dylan rielabora il ferro, le materie prime e gli oggetti fatti dall’uomo e legati dalla necessità della produzione industriale tipica della zona in seggiole da bar, tavoli, cancelli ed inferriate. Dylan reclama gli oggetti del passato a lui famigliari e li fa rivivere sotto nuova forma con riferimenti allegorici, simbolici e metaforici.
Numerosi sono stati i visitatori che hanno apprezzato la caratura artistica di Dylan. Fra loro l’artista Len Shyles, suo fan accanito proveniente dal Delaware che lo ha definito: ”un innovatore che con la sua musica blues si è spinto oltre i limiti e un libero impressionista nell’arte arte.”
Per gli appassionati di musica, ovviamente la mostra offre dei display interattivi e un video in riproduzione continua.
(from the title: Bob Dylan, Retrospectrum at The Patricia and Phillip Frost Art Museum, Miami )