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Ultimo giorno di convention: dopo la sorpresa di Eric Rhoads nei panni di Bob Ross, artista e istruttore amato e adorato dal popolo americano, scomparso nel 1995, inizia la sessione di Graydon Parrish. Una partecipate, ieri diceva che Realism Live offre la possibilità di entrare in contatto (sarebbe stato proprio live se l’incontro se non fosse saltato per via del virus) con i grandi artisti contemporanei che faranno la storia del Realismo e Graydon Parrish è uno fra questi, come menzionato anche dal Professore emerito Jean Stern nella sessione di storia del Realismo. Graydon Parrish, è un grande sostenitore della teoria dei colori secondo Albert H.Munsell che si basa su Tinta (il colore, come il rosso, il giallo, ecc…), Valore ( la luminosità o l’oscurità di un colore) e il Croma (la saturazione o la brillantezza di un colore determinata dalla sua distanza dal grigio): un sistema ordinato per identificare e riprodurre, il più accuratamente possibile, ogni colore esistente. Basandosi su questa teoria, Parrish ha riprodotto in parte un ritratto su tela (incompiuto ma originale) di W.A. Bouguereau. Parrish sostiene che nel dipingere sia necessario conoscere il disegno e l’anatomia ma anche il modo in cui il colore reagisce sulla piattaforma e “the planes of the head”, i piani della testa, che caratterizzano le opere dell’old master. Graydon Parrish sostiene un principio fondamentale: “Il primo passo da fare nella pittura è correggere il valore: questo è un dogma”. Inoltre secondo l’artista fondamentale è la disposizione dei colori che sono molto delicati ed è pertanto necessario trattarli di conseguenza mantenendo un palette precisa e ordinata. Non si dichiara un artista veloce, anzi, sostiene che la riuscita dell’opere sia nello studio in cui progredisce e per il quale è necessario spendere molto tempo.
Peter Trippi, ha tenuto una interessante lecture con il focus sulla situazione creatasi con l’epidemia: i contro, indubbiamente tanti e immensi, che hanno particolarmente colpito la fascia più grande della società americana, la media borghesia; ma anche i pro che hanno visto accrescere l’importanza del realismo anche solo a partire dai corsi di disegno classico impartiti negli atelier e nelle accademie ma anche online. A tutto questo Peter Trippi, da esperto di settore e autore di diversi libri, ha messo a fuoco alcune strategie che possono aiutare a migliorare la vita di un artista realistico in tempo di pandemia, fra questi: la rappresentazione di temi attuali con metodi realistici come fatto da Graydon Parrish con la gigantesca opera “The Cycle of Terror and Tragedy: September 11, 2001, o l’incentivare collezionisti privati, come i coniugi Bennett, a realizzare concorsi e premi economici. (Il) The Bennett Prize presentato 2 anni fa a FACE 2018, ha registrato, giusto in questi giorni, la partecipazione di ben 671 artiste iscritte per quello che sarà l’evento che proclamerà la vincitrice del 2021. (per informazioni www.thebennettcollection.com).
La sessione dell’artista norvegese Odd Nerdrum è stato in realtà un corto, un documentario dall’effetto WOW diretto dai suoi due figli. La pellicola, che lasciava intravedere attraverso la luce fioca, la figura dell’artista norvegese, indirizza in maniera lampante una critica pura e chiara alla società artistica, i potenti, una critica che definirei “Critica alla Ragion Pura di Nerdrum”, se non fosse che proprio a Kant attribuisce l’inizio della decadenza del pensiero Aristotelico e della società: ” l’uomo che ha cambiato le nostre menti” (The man who changed our heads). Mentalità che ha definitivamente portato il mondo dell’arte alla rovina verso il 1900, dopo l’Esposizione Universale di Parigi e la mentalità tedesca. Ed oltre ad una discussione filosofica che coinvolge Aristotele, Kant, Hegel e Marx la sua critica diventa un parallelismo nella storia dell’arte facendo comparazioni tra opere di realismo classico e puro con le opere di Jean Michel Basquiat, Andy Warhol o Roy Lichtenstein. Una critica limpida che non ha risparmiato nessuno, neppure i suoi allievi che hanno cambiato stile nel tempo a che auspica tornino quanto prima ai principi aristotelici. Odd Nerdrum è sia un intellettuale che grande artista, attraverso il simbolismo lascia sempre un alone di mistero nelle proprie opere. Del resto ha sempre avuto la mentalità da outsider per gran parte della sua carriera artistica, motivo questo che lo ha portato ad essere espulso più volte dalle accademie artistiche a causa delle sue idee: “Ho dovuto dipingere in spregio alla mia epoca senza la protezione delle sovrastrutture dell’epoca”, afferma l’artista.
Cornelia Hernes ha studiato in diverse istituzioni in giro per il mondo, è stata allieva dello stesso Odom Nerdrum per poi trasferirsi e lavorare in Norvegia, sua terra natia. In occasione della convention ha riprodotto parzialmente il lavoro “Solitude” procedendo per ovvi motivi grazie al fast-forward (come altri diversi artisti del resto) che le ha permesso di soffermandosi più su altri argomenti. Parola chiave della sua demo è “l’importanza” data alle luci e alle ombre e loro interrelazione nella la ritrattistica, alla quale è molto fedele mossa dall’interesse per l’espressività del volto umano. Grande artista che tiene workshop anche al Salmagundi Club di New York, la Hernes è la moglie di un altro artista incontrato in questi giorni: Stephen Baum.
La conclusione dell’evento dimostrativo avviene nel migliore dei modi, con il grande maestro Daniel Sprick, l’artista silenzioso. Aiutandosi esclusivamente con un bastone poggiapolso nell’esecuzione delle opere, Sprick ha deciso di “rivitalizzare” un paio dei suoi lavori fatti nel tempo. In entrambe i casi si tratta di landscape. Quello di rivitalizzare le opere è un lavoro che fa ogni tanto l’artista, che aggiunge: “qualche volta migliorano qualche volta no… ci si augura sempre di si, ma non lo è perchè ci sono troppe variazioni in circolo”. Daniel Sprick è uno fra gli artisti più misteriosi che Miami Niche ha incontrato. Sia che si parli di arte figurativa, piuttosto che di still life o arte paesaggistica, per Daniel Sprick la resa del lavoro è parimenti eccezionale. La sola velatura leggera lo o strofinio di uno panno, utilizzato in precedenza per togliere del colore, sono in grado di cambiare drammaticamente l’atmosfera dell’opera. La sua precisione nella pittura, essenziale nella sua narrazione, sarebbe difficile da distinguere da una fotografia, se non fosse per qualche pennellata voluta.
Giunti al termine della serata è arrivato finalmente il momento di proclamare il vincitore del concorso Self Portrait Award che, come reso pubblico in serata da Eric Rhoads e Peter Trippi. è un premio che passerà probabilmente alla storia di Realism Live e FACE. Il premio complessivo che ammontava a $ 44.000 è stato diviso tra le categorie in lizza. Il vincitore assoluto del premio, che non ha dovuto dividere i $ 16.750, è stato Ernest Wood con l’opera “Vulnerability”: un omaggio ai tempi che corrono. Il lavoro di Wood sarà inoltre in copertina sulla prossima edizione di Fine Art Connoisseur Magazine.
La convention si è conclusa tra l’emozione di aver partecipato ad una altro grande evento organizzato da Eric Rhoads e Peter Trippi e la tristezza di averlo già terminato. Rimanete connessi con Miami Niche per avere informazioni sui prossimi eventi in programma, il primo dei quali sarà Watercolor Live, per la prima volta a gennaio e per conoscere più da vicino i tanti personaggi dei quali avete già letto e di cui leggerete di leggerete di settimana in settimana.
(from the title: Vulnerability by Jeff Wood, First Place at the painting competition)