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La seconda giornata della quarta edizione di Plein Air Live ha presentato un altro rooster di artisti straordinari, accomunati dall’amore per la pittura in Plein Air e dalla voglia di trasmettere le proprie conoscenze. Durante gli eventi sono molteplici le possibilità di interagire direttamente con i faculty members, non solo durante le ore di sessione dimostrativa ma anche durante le Breakout Room e il Paint Along/ Cocktail Hour.
Gli artisti infatti si mettono in gioco al pari dei partecipanti, a cui consentono di entrare nel loro delicato e complesso mondo del quale condividono punti di vista, tecniche e conoscenza. Un mondo dove non esiste un metodo più o meno corretto di approcciarsi alla pittura in plein air e dove tutto ciò che conta è fissare la bellezza di un momento o un emozione suscitata da un paesaggio.
Il primo artista ad addentrarsi nella lunga giornata formativa è stato Matt Ryder. L’artista di origini inglesi che attualmente vive negli Emirati Arabi non ha resistito alla tentazione di dipingere un affascinante ammasso di rocce della zona di Fujairah, uno dei sette emirati degli United Arab Emirates (EAU): un elemento visivamente semplice quanto affascinante.
Il suo modo di approcciarsi alla composizione, cosi come la scelta della tavolozza, è il medesimo di quando realizza i dipinti floreali: un altro genere per il quale è molto apprezzato. Nella sessione dimostrativa ha esercitato il compito di “guida” addentrando i partecipanti nel suo processo compositivo basato inizialmente sulla definizione dei punti chiave stabiliti su un underpainting ancora umido. “Stabilire i punti chiave iniziali è molto utile soprattutto per poter parlare il linguaggio dei colori degli steps successivi” ha dichiarato l’artista che ha fatto una chiara distinzione fra colori utilizzati per l’ underpainting e colori compositivi.
Con i valori tonali ha in seguito enfatizzando la prospettiva atmosferica dipingendo il cielo in una sorta di pittura in negativo, mentre con i mid-tones si è addentrato nella realizzazione delle rocce: un processo che comincia con la stesura generale dei colori che in seguito affina con variazioni di temperatura e contrasti mettendo in risalto le differenti tonalità cromatiche, che dipinge -inizialmente- per analogia di colore, con il suo metodo del tuto personale. “Inseguire le ombre è una delle parti più divertenti del processo compositivo” ha dichiarato l’artista che ha speso la maggior parte del tempo nella finitura di questo processo, del quale ha detto: ”A volte, mi piace iniziare in modo fresco e poi stratificare il calore nell’ombra”. Tuttavia Ryder che suggerisce anche di non insistere nell’osservazione prolungata delle ombre nelle rocce, per le quali diventa poi difficile vedere il colore di base. “In questo lavoro l’istinto è un ottimo alleato fidatevi di lui”, ha affermato l’artista che ha dispensato alcuni consigli che, in linea generale, funzionano sempre: luce calda per le ombra fredde e luce fredda per le ombra calde.
La costruzione e la diversificazione delle rocce è la parte più interessante del processo poichè ogni roccia influisce sull’altra a partire da un valore medio generale sul quale in seguito aggiunge luci e ombre, di temperature differenti, che fanno emergono le rocce e i loro bordi frastagliati.
Grande appassionati della pittura in plein air egli sostiene che si dovrebbe trascorrere almeno due ore al giorno immersi nella natura: “un ottimo modo per connettersi ad essa a beneficio della salute e dell’affinamento della capacità di osservazione dal vero”, ha dichiarato l’artista che considera il plein air come un momento di sperimentazione e di divertimento.
“Sono uno dei pochi che vuole solo immergersi nella pittura, saltando i preamboli”, ha dichiarato l’artista Steven S. Walker che alle chiacchiere preferisce l’azione della pennellata sulla tela con la quale cattura le emozioni suscitate dall’;ambiente circostante.
Steven Walken ha realizzato un dipinto del backyard di casa ad Hahira, in South Georgia, con il quale ha messo in risalto la costruzione della luce che filtra attraverso gli alberi di pino della vegetazione circostante.
L’artista ha lavorato su un pannello di alluminio di 12 x 12” che ha acquistato come d’abitudine, da produttori di segnaletica stradale e che riveste con uno speciale primer per imbarcazioni. Il supporto in alluminio presenta peculiarità non indifferenti, come: la capacità di non deformarsi, la capacità di assorbire rapidamente il colore e la resistenza agli urti. Un aspetto quest’ultimo da tenere particolarmente in considerazione nella rappresentazione della pittura in esterna.
A partire dalla composizione strutturale composta da linee verticali e orizzontali ha stabilito il design lavorando dal background al foreground, dalle forme più grandi a quelle più piccole con il medesimo pennello, che ha cambiato solo nella realizzazione dei dettagli compositivi finali , realizzati con tocchi di colore che hanno enfatizzato la prospettiva atmosferica. Walker ha insistito sulla realizzazione dagli spazi in negativo fra gli alberi per poi passare alla definizione delle molteplici variazioni di luce sul terreno, del quale tiene a precisare: “ assicuratevi che i tratti realizzati sul terreno siano coerenti con quelli delle ombre portate. Il risultato della sua demo è un glorioso gioco di colori saturi che de-satura sul finire della composizione per creare armonia cromatica. Un approccio molto particolare il suo e completamente differente rispetto alle dimostrazioni viste fino ad ora.
Nella sessione pomeridiana Kally Kane, co-conduttrice dell’evento, ha intervistato tre leggende viventi simbolo della pittura in plein air: Bill Anton, Matt Smith e Skip Whitcomb.
Amici di vecchia data, che si conoscevano inizialmente solo per reputazione, si sono incontrati in seguito condividendo non solo la passione per la pittura in Plein Air ma anche l’amore per la qualità delle loro opere: tutte straordinarie seppur differenti per stile e genere. Durante la piacevole chiacchierata: una fra le sessioni più intense, profonde e sincere in cui la nobiltà d’animo che caratterizza questi tre grandi artisti emerge in tutta la sua bellezza, i tre si sono messi a nudo raccontano aneddoti e punti cruciali che hanno rappresentato il loro punto di svolta nella pittura in plein air. La capacità di mettere su tela le loro emozioni va di pari passo con l’intensità e la profondità delle loro riflessioni. Secondo Bill Anton, appassionato di scene western in cui i soggetti preferiti sono i cowboy, gli animali e la natura selvaggia, la pittura in plein air è una disciplina a tutti gli effetti che va perseguita con rigore e nel rispetto del mestiere e della tradizione. Matt Smith, appassionato di paesaggi tradizionali ispirati dai paesaggi incontaminati dell’Ovest americano, sostiene che la pittura in plein air sia anche un valido strumento con il quale contagiare le persone e indirizzarle a trovare ispirazione nella parte più profonda di noi stessi, in cui la natura gioca il ruolo fondamentale. Per Skip Whitcomb invece, stimolato nella pittura di luoghi avvincenti che assumono per lui anche un significato spirituale, la pittura in plein air è un processo che richiede molta preparazione sia mentale che fisica, nel quale non c’è spazio per l’ego personale in favore dell’amicizia sincera che si instaura fra gli artisti.
I tre -tutti con un background accademico alle spalle- hanno raccontato la necessità che li ha spinti verso la pittura in esterna e le difficoltà incontrate nel passaggio dalla pittura accademica a quella in plein air, che ha finalmente ottenuto nel tempo l’importanza che merita.
Oltre ad aver contribuito personalmente nella rivalutazione di questo genere pittorico si sono dichiarati all’unanimità sorpresi dalla qualità delle opere pittoriche di molti giovani artisti, talvolta sconosciuti, che ben fanno sperare sia per il futuro della pittura in plein air che per il rispetto della natura.
Il talentuoso artista Jacob Aguiar, che considera la pittura a pastello “a blast”, ha realizzato lo stralcio di un local pond in Massachusetts: una località che frequenta abitualmente con la famiglia nei mesi estivi. L’ha realizzata a partire da uno straordinario underpainting giocato esclusivamente sul colore viola neutro con il quale ha bloccato le forme lavorando dal chiaro allo scuro. L’utilizzo di un underpainting monocromatico è molto importante peer Aguiar perchè consente di eliminare lo stress dell’uso dei colori nella stesura dei valori tonali: un passaggio talvolta ostico, soprattutto per i neofiti.
Ha lavorato su carta UART da 400 mg che precedentemente applicato a secco su un nucleo di schiuma priva di acidi che ha in seguito incollato su un’altra tavola. Prestando attenzione alla prospettiva lineare ha creato la struttura compositiva che ha stemperato con un pennello bagnato nell’alcool con il quale ha amalgamato il colore sulla carta, facendo attenzione a diverse componenti: la pressione della mano, il senso direzionale del pennello e il movimento naturale degli elementi. Dopo l’asciugatura del foglio ha iniziato a stendere i colori: dai più scuri ai più chiari sfruttando tutti i lati del pastello -prevalentemente duri- e in un continuo back and forth.
Fra i vai suggerimenti dispensati dall’artista che ha realizzato un capolavoro anche solo nella stesura monocromatica iniziale, c’è la corretta disposizione dei colori che egli organizza per tonalità procedendo da sinistra a destra, a partire dal colore verde al quale fa seguire i colori sulla base della ruota cromatica. Li suddivide inoltre in base ai valori: più chiari in alto e piu scuri in basso.
Fra i brand preferiti l’artista non mancano Sennelier e Nunpastel e ha consigliato a coloro i quali vogliono sperimentare la pittura a pastello di partire con numero limitato di colori. Aguiar, che si è dichiarato totalmente dipendente dalla pittura in plein air, ha affermato di ultimare la composizione con una domanda semplice ma necessaria: “posso ancora apportare miglioria alla mia composizione?”Se la risposta è negativa, l’artista suggerisce di interrompere la composizione per evitare di sovraccaricare la composizione a suo discapito.
La capacità di Aimee Erickson di catturare le variazioni cromatiche al calar del sole è davvero incredibile. Per la sessione dimostrativa ha infatti rappresentato gli ultimi istanti di luce in un parco giardino a Portland, in Oregon, che ha realizzato a partire da una palette limitata di colori.
La bellezza della limited palette secondo l’artista è dovuta al fatto che :” non si perde mai l’armonia dei colori”.
Lavorando su un pannello di 12 x 16” -una misura sufficiente per poter catturare le variazioni di luce in un lasso di tempo davvero molto breve- ha mostrato come dipingere il tramonto o l’alba dal vivo sia una grande sfida, anche per il più abile degli artisti.
Il motivo è dovuto principalmente alle repentine variazioni di luce peer cui secondo l’artista . è pertanto necessario avere confidenza con questo genere di pittura che richiede molta abilità, tempo e pazienza. Per poter cogliere anche le minime sfumature Erickson ha mostrato come utilizzare al meglio i dispositivi elettronici che consentono di ingrandire parti della scena altrimenti non visibili in lontananza.
Alla scelta del design compiuta nell’immediato, per evitare di perdere sfumature atmosferiche non replicabili, la Erickson ha fatto seguire la stesura di un colore violaceo molto scuro, composto dal rosso -Michael Harding Permanent Orange- e dal blu. Una combinazione questa che consente di ottenere un colore molto scuro dal quale è partita per la realizzazione della struttura di fondo. “Il valore scuro del fondo non è la parte più emozionante della composizione ma serve a sostenere il resto”, ha dichiarato l’artista che ha in seguito disposto, dal basso verso l’alto, le tonalità più chiare con un’accurata transizione di colore che esegue contemporaneamente lavorando sui valori tonali e cromatici e sulla temperatura. Sia nella stesura delle grandi masse iniziale che nella definizione dei dettagli si è aiutata con una palette knife che ha mosso in maniera differente: con una stesura orizzontale e piatta nelle prime fasi di omogeneizzazione del colore, ai piccoli tocchi di colore con i quali carezza la tela per mettere in evidenza i punti luce e la texture densa dell’olio. Terminata la definizione delle zona scura entra nel vivo delle luci che rappresenta la parte più affascinate della composizione con il cielo e le sue mille sfumature di colore e in una perenne corsa contro il tempo in cui la sua memoria visiva rappresenta un’ottima alleata. Fra i colori che l’artista dichiara di amare e che usa costantemente nei suoi dipinti c’è il rosa, che tende a mettere un pò ovunque e del quale dice: “quando sei un dubbio, aggiungi del rosa”. Aimee Erickson ha ultimato la scrittura del suo primo libro, dal titolo: “Plain Air Techniques for Artists” che sarà in commercio a partire dal 4 aprile e nel quale oltre a fornire informazioni tecniche utili, svela i nomi degli artisti preferiti e che hanno contribuito alla sua formazione artistica.
L’ultima artista della seconda giornata di Plein Air Live è stata Christine Lashley.
Quante volte è capitato di trovarsi in viaggio e voler a tutti i costi rappresentare il fascino del luogo visitato senza avere il tempo necessario per poterlo fare? La Lashley, rinomata artista e insegnante di pittura in plein air, nella sua sessione dimostrativa ha messo in evidenza tutte le tecniche imparate nel tempo e i passaggi necessari per poter eseguire dal chiuso dello studio, la rappresentazione di una scena in plein air in maniera veritiera.
Un processo non semplice e che tiene conto di molteplici elementi, quali le distorsioni legate allo scatto fotografico, per esempio. un motivo questo che ha indotto la Lashley ad utilizzare anche altro materiale a compensazione, quale: la registrazione di video a 360 gradi, la realizzazione di rapidi e molteplici sketches realizzati sul posto nei quali mette in evidenza diverse sezioni compositive e gli appunti vari relativi sia alla narrazione dei particolari della scena sia nella definizione su carta dei colori catturati sul posto. Alla prima parte della dimostrazione, prettamente tecnica è seguita la sessione dimostrativa vera e propria con la quale ha messo in pratica concretamente tutti i tips dispensati nella sessione teorica. Il risultato è stata una composizione strabiliante che potrebbe tranquillamente essere stata rappresentata sul posto e dove nulla è stato lasciato al caso poichè ogni elemento del dipinto è stato supportato da materiale documentario e narrativo.
Tra le varie sessioni dimostrative non sono mancate quelle degli sponsors. Fra questi Andrew Cook, art educator per MacPherson’s Art, ha presentato alcuni brand europei che hanno fatto la storia dei materiali: la carta Fabriano, i colori ad olio e a pastello di Sennelier e i pennelli Raphael che ancora oggi sono prodotti manualmente uno ad uno. Oltre a mostrare la bellezza e la versatilità dei materiali proposti Andrew Cook ha risposto alle numerose domande del pubblico. Tutti i prodotti presentati nella sessione dimostrativa di Andrew Cook sono acquistabili sia da Blick Art Materials che da Cheap Joe’s.
Anche la seconda giornata dell’evento è giunta a termine e Miami Niche vi aspetta domani per una nuova ed indimenticabile giornata all’insegna della pittura in plein air.
(on the title: Jacob Aguiar’s final work pastel demonstration)