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I Miami Open, sponsorizzati Itaú, sono uno degli step del tour ATP / WTA più attraenti del circuito tennistico mondiale e lo sono da quando nel 1980 i fratelli Butch e Cliff Buchholz hanno deciso di creare un quinto Grande Slam ( gli altri sono Australian Open, French Open, Wimbledon e US Open) da giocare in primavera in Florida: un torneo professionale per uomini e donne che metteva in palio la stessa somma di denaro, una sorta di mecca del tennis che potesse attirare giocatori e fans di livello mondiale. Cosa che infatti è diventata nel corso degli anni, con Mark Shapiro, co-presidente di WME / IMG, che ha acquistato il torneo dai Buchholz nel 1999.
Un torneo importante sia per i nomi che richiama a sé, sia per la bucolica location nella quale si è giocato fino allo scorso anno: un lembo di terra circondato dal mare dove il viola del campo crea meravigliosi contrasti con il fogliame verde della vegetazione e il blu del cielo. “È sempre stato bello passare su quel ponte” ha detto James Blake, giocatore top-five, nominato direttore del torneo del Miami Open alla fine dello scorso anno, riferendosi al ponte in mezzo al mare che porta sull’isola. Sul campo dei Miami Open alcuni dei più grandi giocatori di tennis hanno iniziato le loro carriere (Monica Seles e Jennifer Capriati), alcuni di loro sono stati campioni indiscussi del titolo (per sei volte Andre Agassi e Novak Djokovic, e per otto volte Serena Williams), per qualcuno di loro invece i Miami Open sono stati fra primi degli incontri di carriera (Roger Federer e Rafael Nadal i primi 2 dei loro 38 incontri), per qualcuno altro ancora sono una serie di vittorie (Roger Federer ha gareggiato a Miami per 17 anni, vincendo il titolo nel 2005, nel 2006 e nel 2017 contro Rafael Nadal).
Ma prima di arrivare all’inimitabile Crandon Park di Key Biscayne nel 1987, i Miami Open hanno fatto una storia lunga 34 anni che parte da Delray Beach nel 1985, passa da Boca Raton nel 1986 e arriva infine a Key Biscayne, o almeno sembrava arrivare in via definitiva. I numeri del torneo, sia in termini di audience che di economia, hanno creato la necessità di un’ulteriore espansione, purtroppo non possibile per diversi motivi a Key Biscayne. Dopo tentennamenti vari su possibili spostamenti del torneo in un’altra città o addirittura in un altro stato, togliendo il senso al nome stesso, i Miami Open hanno trovato casa definitiva all’Hard Rock Stadium dei Miami Gardens, già casa dei Miami Dolphins. Il proprietario dei Dolphins, Stephen Ross è infatti intervenuto, proponendo una mossa astuta per il suo complesso: ”Sono cresciuto a Miami e credo che Miami sia fonte di ispirazione per tutti”, ha detto Ross, che ha speso 550 milioni di dollari per rinnovare lo stadio da quando ha acquistato i Dolphins da Wayne Huizenga nel 2008.
La nuova struttura emblema di uno degli sport più eleganti è composta da un campo centrale, ricavato con maestria architettonica e ingegneristica nello stadio dei Dolphins, che può ospitare fino a 14.000 persone e 29 campi tra i quali il Grand Stand con 5.191 posti a sedere (anche con poltrone di lusso), il Butch Buchholz Short, dedicato ad uno dei fondatori dei Miami Open con 1.564 posti, e 18 Practice Courts per un totale di 4000 posti a sedere ravvicinati dai quali poter vedere i giocatori preferiti e farsi firmare una pallina. Oltre a tutto questo, c’è arte, musica, locali nei quali degustare champagne, pranzare o acquistare gadget e accessorista oppure s si può semplicemente stare seduti in uno dei sofisticati angoli e osservare il maxi schermo di 90 x 40 piedi che monitora l’azione in campo. Tra le installazioni anche Azimut con i suoi Yacht, murales celebrativi, un’esposizione e una fiera d’arte, cosa che a Miami non poteva assolutamente mancare vista l’importanza che l’assetto artistico sta assumendo dopo l’avvento di Art Basel Miami Beach.
E dopo gironi di pioggia intensa finalmente è avvenuto il taglio del nastro nel campo centrale della nuova struttura, avvenuto alla presenza del presidente Mark Shapiro, del proprietario dell’Hard Rock Stadium Stephen Ross, del vicepresidente e CEO dello stadio Tom Garfinkel, di Ari Emanuel e del direttore del torneo James Blake e ovviamente dei fantastici quattro: Novak Djokovic, Roger Federer, Serena Williams, Naomi Osaka (grande assente Rafael Nadal) che promettono emozione e divertimento.
Un assetto tutto nuovo, meglio organizzato, molto elegante e sofisticato che non toglierà però ai più nostalgici la bellezza unica dell’iconico Crandon Park.
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