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“Conosci mio papà e la sua storia, ed io sono parte di quella storia” mi dice Lucia Del Sanchez, perchè se l’arte è una questione genetica, il sangue di Lucia Del Sanchez non mente.
Lucia è figlia di Oliver and Min Sanchez, fondatori dell’iconico Swampspace, luogo nel quale Lucia è cresciuta, condividendo non solo la passione per l’arte ma anche le relazioni e le amicizie in un ambiente molto variegato e sempre aperto a tutti: “Artisti, queer, persone con un’esperienza fuori dal comune”, come dice Lucia. Swampspace -letteralmente spazio di palude– è infatti uno spazio artistico indipendente e non commerciale che oltre ad esporre artisti locali e a fungere da risorsa educativa per i giovani, è il punto di riferimento per gli artisti in città.
Ma oltre ad essere figlia di Oliver, Lucia è la nipote di Adolfo Sanchez, l’adorato fratello del papà, scomparso in giovane età ma conosciuto nell’ambiente e con una proficua produzione artistica alle spalle, composta soprattutto da dipinti e collage.
Adolfo ha lasciato in Lucia un segno indelebile, non solo attraverso la narrazione fatta dai genitori e dalle persone che lo hanno conosciuto, ma anche attraverso il suo sostanzioso corpo lavoro che lei osserva, studia e riproduce.
Oltre ad essere figlia d’arte, Lulu, come la chiamano gli amici, è anche cittadina del mondo: il papà Oliver è emigrato da Cuba con la mamma e il fratello maggiore Adolfo quando ancora era bambino per sfuggire al dittatore militare Fulgencio Batista che aveva giustiziato il padre tre settimane dopo la sua nascita, mentre la mamma, conosciuta in un galleria di New York, è del midwest. Lucia è invece nata a Miami dove la famiglia Sanchez si è trasferita da New York mettendo radici e fungendo nel tempo da punto di riferimento per l’intera comunità.
Seppur Miami sia una città che non è in grado di offrire le possibilità artistiche che può offrire New York, è comunque una città urbana e suburbana, che sa entrare profondamente nella pelle, anche grazie alla fitta rete artistica che la compone. Miami rappresenta per Lucia il luogo emotivamente e psicologicamente importante nel quale tutti si conoscono e dal quale fa la spola tra lo studio di Brooklyn, condiviso insieme ad altri artisti, e il suo nuovo e attuale studio a Miami, nei locali sopra lo Swampspace: “Impensabile pensare di avere questi spazi a New York” dice Lucia.
Diplomata in Art e Fashion al DASH di Miami, una fra le cinque high school artistiche migliori degli Stati Uniti d’America, ha fatto quotidianamente pratica nello studio artistico del papà ed ha conseguito il suo Bachelor in Scultura e Fotografia alla Cooper Union -The Cooper Union for the Advancement of Science and Art- di Manhattan, NY. Lucia ricorda come un punto forte della scuola il fatto che fosse fondata sulla convinzione di base -concetto risalente ancora ai tempi del fondatore Peter Cooper- che l’educazione dovrebbe essere accessibile a coloro che si qualificano, indipendentemente dalla razza, religione, sesso, ricchezza o status sociale e dovrebbe essere pertanto aperta e libera a tutti. Convinzione che durante i suoi primi anni di studio ha cominciato a vacillare per via di problemi finanziari che hanno causato proteste e occupazioni: “Cooper Union è stata totalmente gratuita per 150 anni riconoscendo il valore fondamentale dell’istituzione nell’ambito artistico, mentre ora bisogna pagare per entrare”, dice Lucia con un pò di rammarico.
La possibilità di crescere in una famiglia fuori dagli schemi le ha consentito di avere una sensibilità artistica ed una prospettiva di vita fuori dal comune, caratteristiche queste che inevitabilmente si ritrovano anche nel suo modo di concepire l’arte: in maniera molto riflessiva e spirituale che produce in solitudine e che si basa soprattutto sull’analisi dell’effetto che la famiglia ha avuto sul suo modo di diventare a sua volta artista.
Un concetto non semplice da sviluppare.
Lucia è una testa indipendente a tutti gli effetti, la mosca bianca che si distingue in mezzo alla mischia non solo per il modo di fare aggraziato e riflessivo, ma anche per l’intensità con la quale si esprime e con la quale percepisce e rielabora quel che che decide di riprodurre.
All’arte multimediale preferisce un tipo di arte tangibile che lasci un segno fisico e pur essendosi specializzata in scultura non realizza esclusivamente opere scultoree (“…questo è merito soprattutto dell’impostazione accademica che ho ricevuto”, dice lei) ma sperimenta materiali differenti e da persona intensamente riflessiva qual’è non realizza più di lavoro alla volta perchè necessita del tempo per metabolizzare l’opera, per capire se risponde alle sue domande.
L’arte di Lucia risente del riflesso diretto ed indiretto che la famiglia ha avuto su di lei. Nel suo studio nell’angolo di una parete c’è un piccolo stralcio della casa dei genitori: “Un pezzo di casa che ho voluto portare con me nel mio nuovo studio” dice Lucia mentre mi racconta di come anche Adolfo negli studi preparatori usava rappresentare piccoli stralci di casa o oggetti.
Lungo la parete del suo studio ci sono stralci della lunga opera che ha allestito a Swampspace in occasione di Art Basel 2018: la rivisitazione di una lunga fence in vinile, (utilizzata per delimitare i cantieri edili) sulla quale compare l’immagine di un uomo chino nel curare le piante del giardino. Verrebbe da pensare ad un giardiniere, ma pulito e ben vestito che assume grazie a Lucia, la valenza del Pensatore di Rodin, e che lei rielabora in tutta la sua portata fisica (grazie ad un insieme di perline in acrilico, fogliame secco e conchiglie.) e umana in maniera romantica: un modo per rendere grazia e dignità ad una categoria di lavoratori, che si associa il più delle volte all’immagine che si ha di loro spesso sporchi, sudati e in abiti da lavoro.
Il suo contributo per quella che sarà la Miami Art Week di quest’anno è già in esposizione alla Bakehouse Complex ed è parte del collettivo che ha composto l’esibizione Tra il visibile e l’Opaco in cui lei espone due opere: un mezzo per far conoscere la sua arte (l’esposizione rimarrà aperta fino a marzo, 2020) ma per offrire la possibilità di conoscere gli artisti che lavorano.
Tra i lavori più affascinanti di Lucia, c’è sicuramente lo studio e la riproduzione dell’opera Fertilità dello zio Adolfo, che fa parte delle opere d’arte di casa, quella che ha scoperto, grazie ad una fotografia, trovarsi proprio sulla sua culla quando è nata, e che l’ha accompagnata nei suoi anni successivi. L’opera originale si trova ora nel salotto dei genitori, ma Lucia ne ha realizzato due copie che ha mostrato ad amici e conoscenti di Adolfo, che hanno risposto in maniera sensibilmente emozionata. Fra le due opere, una corrisponde all’originale senza disegni preparatori e con dei semplici pigmenti colorati che lasciano emergere limpidamente le parti bianche dal canvas; l’altra è una sorta di immagine allo specchio eseguita però con il punto di vista di Lucia. Una sorta di rito propiziatorio sciamano, la proiezione dello zio sull’arte che assume forme differenti per mano sua.
Opere con le quali ha convissuto da sempre senza mai porsi domande e sulle quali in questo momento della vita sente la necessità di interrogarsi e di farle conoscere alla gente: un modo per imparare e per sperimentare la sua strada.
Oltre all’attività artistica Lucia ha cominciato ad insegnare arte ai bambini di età compresa tra i 7 e i 14 anni in una libreria di Miami. Un progetto che la soddisfa molto e la gratifica e del quale dice “Conservo ogni disegno che i bambini realizzano per me”. Un pò come aveva fatto la nonna che per per oltre 40 anni ha insegnato arte a persone con disabilità mentali.
E mentre sfoglio un quaderno di splendidi schizzi ad acquarello realizzati durante la sua vacanza in Costa Rica Lucia mi racconta di come l’anno precedente a Mexico City ha avuto modo di vedere le opere dello zio Adolfo presso un collezionista privato che le aveva acquistate al tempo nella galleria a New York: “È stata una grande emozione, vedere opere che non conoscevo”, dice Lucia.
Una bella storia quella di Lucia, Oliver e Adolfo Sanchez, un filo artistico che continua invisibile ed indisturbato nel tempo e che si manifesta in tutta la sua intensità ora nelle opere di Lulu.
(on the title: part. from Bandum Abandon, as part of We;;, Acting is a from of disobedience always. Curated by Hosting Projects for Swampspace Gallery during Miami Art Week, 2018. 10 ft x 20 ft bricolage)