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Il nome Lisyanet di per se è abbastanza inusuale, ancora di più se associato alla storia che lo vuole come errore di un papà all’ufficio anagrafe che ha registrato Lisyanet anzichè Lis Yanet, come era il desiderio della mamma. Una particolarità che calza a pennello con l’artista: lunghi capelli biondi su un corpo esile, dalla cui mano escono opere di straordinario impatto visivo e tecnica, ricamate (anche nel vero senso della parola) su tele giganti che riempiono il suo studio e la sua casa, in riferimento alle quali dice:” Non mi piace separare la vita dall’arte, vivo e lavoro nello stesso luogo”.
Lisyanet è un’artista giovane e grintosa e riguardo ai tatuaggi di rose che le ricamano il braccio e sulla schiena dice sorridendo: “Sono stati presi dai biglietti che regalavamo alla nonna ad ogni compleanno, li conservava e li abbiamo ritrovati quando è scomparsa. Le rose sono un omaggio a lei e a tutto quello che mi ha insegnato”. Ha trascorso infatti molto tempo della sua infanzia a casa della nonna che l’ha cresciuta, per via dei problemi alle ossa che le impedivano di andare a scuola regolarmente come gli altri bambini. E mentre i genitori erano al lavoro il background di Lisyanet si è composto man mano fra lavori a maglia, educazione al ricamo e al cucito e amore per le storie che leggeva da bambina. Complice il lavoro della mamma, che essendo bibliotecaria la inabissava di libri, Lisyanet ha nutrito di libri la sua fantasia, elevando la sua immaginazione all’ennesima potenza: “Quando a 11 anni ho cominciato ad esaurire i libri adatti alla mia età ho iniziato a leggere Frankenstein di Mary Shelley e Il Conte Dracula di Bram Stoker”. La letteratura ha influenzato notevolmente il lavoro artistico di Lisyanet, insegnandole come ci sia sempre uno sfondo di dolore e gioia dietro ad ogni storia, e che niente è mai tutto bello o tutto brutto. Il suo amore per i libri si è trasformato col tempo nel desiderio di scrivere, che rappresenta per l’artista l’unica passione in grado di competere con la pittura. Dalle storie che ha cominciato a scrivere, tempo fa per i nipoti, nascono alcune delle sue opere: splendidi lavori che affasciano l’osservatore, completamente travolto dalle misure delle tele, dalla minuziosità dei dettagli e dalla raffinatezza dei soggetti rappresentati.
Artista cubana nata a Sancti Spíritus nel 1987, Lisyanet Rodriguez ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Trinidad, per diplomarsi anche all’Havana, alcuni anni dopo, all’Istituto Superiore d’Arte (ISA). Pur essendo un artista a 360 gradi, il suo istinto l’ha portata a coltivare e ad ampliare la tecnica del disegno, che attualmente combina con carboncino, matita e acrilico, nella realizzazione di pezzi bidimensionali di grandi dimensioni. Lisyanet definisce il rituale atto del creare come: “Un esercizio meditativo irrinunciabile che sa essere frustrante, intimidatorio e solo a volte davvero soddisfacente, ma allo stesso tempo assolutamente necessario alla mia stessa esistenza, uno stato incontrollabile del quale sono terribilmente appassionata”.
L’arte di Lisyanet è esplorazione delle realtà dell’esistenza che può essere bella e inquietante allo stesso tempo. Si compone di progetti ed esperienze del passato che si mescolano a ricordi assopiti fra i meandri della memoria, quasi inconsciamente, dai quali emergono personaggi e scenari famigliari ma anche sconosciuti. Da buona artista dice:” Ogni esplorazione dello spirito evoca sempre stati di confusione emotiva che mi consentono però di vedere il traguardo più come un passo avanti che come un risultato in sé”.
Le sue opere sono un’inno all’imperfezione del corpo umano, alla corporeità mutata che l’artista esagera, romanzando, con corpi e figure parzialmente trasformati, deformati, rugosi o sfregiati. Corpi imperfetti che veste di tutto punto con indumenti barocchi e rococò come a voler aggraziarne le fattezze rendendole eleganti, raffinate ed assolutamente squisite nel binomio bello-grottesco. Le sue opere diventano allora sensazioni ambigue tra fascino e rifiuto con una buona dose di empatia, che galleggiano sulla superficie di grandi tele, presenti ma non collegate al tempo e al contesto, continuamente alla ricerca dell’equilibrio tra decadenza e vita. Forme che non seguono criteri logici, ma si basano su associazioni soggettive, progettate per incitare lo spettatore a creare nuove associazioni personali. Difficile non rimanere affascinati dalla grazia e dalla bellezza dei suoi lavori, cui aggiunge la raffinatezza dei colori iridescenti che utilizza solo in determinate parti della composizione e che ne enfatizzano la bi-dimensionalità. L’uso dei colori iridescenti offre prospettive differenti a seconda del punto di vista dell’osservatore che si trova ad apprezzare certe caratteristiche che cambiano al cambio di prospettiva. Attraverso il colore Lisyanet cerca di creare connessioni cromatiche drammatiche ma armoniose che rappresentano come un’altra forma di camouflage, il desiderio di protezione per quei corpi imperfetti. Non è insolito vedere opere unicamente vestite senza scorgere un millimetro di parte del corpo: i vestiti diventano parte del corpo deformato, proteggendolo, come una seconda pelle.
Per Lisyanet il processo di creazione passa attraverso un complicato processo di editing, nel quale manipola un’immagine fino a che, come dice lei: ”Si sente bene”, spingendo e tirando gli elementi della composizione in digitale, fino a ottenere una sensazione che offra contemporaneamente movimento e riposo. Un pò come la sensazione di camminare in un mondo allucinato che ha una propria logica interna, le proprie dimensioni e un proprio scorrere del tempo, calmo e tumultuoso contemporaneamente.
L’osservazione della vita è l’ispirazione più potente per Lisyanet che ne celebra costantemente l’importanza vitale, proprio perchè insita nella stessa esistenza, anche attraverso personali preoccupazioni esistenziali che ne mettono in rapporto la vita interiore psicologica e l’esteriorità fisica.
È sempre intorno al concetto di vita che elabora domande esistenziali alle quali la coscienza esistenziale del XXI secolo richiede risposte: “Esistono limiti etici alla modificazione genetica? Qual’è l’esperienza esistenziale del dolore per certi esseri umani?” e ancora: “In che misura le forme di sviluppo tecnologico possono diventare aggressive e distruttive?”: A queste domande Lisyanet risponde con le sue opere su carta e su tela e con la rappresentazione scultorea dei personaggi. Le sculture sono composte da una struttura in metallo e da tessuti che combinano all’anatomia umana, le sembianze animali con un risultato visivo che sfuma i limiti umano-animali, con personaggi che sanno essere teneri, accoglienti e deliziosi ma anche minacciosi. Ogni pezzo è un’ode luminosa all’anormale. Sono creature fisicamente complesse, con trasformazioni che illustrano la nostra attuale relazione con il mondo naturale.
Un inno quasi surrealista, che con crudezza mette in risalto la nobiltà dell’animo artistico che, in un mondo freddo e totalmente carente di sensibilità rappresenta con estrema delicatezza ed umiltà il diverso offrendo conforto a coloro che si rispecchiano. Perchè, dice Lisyanet:” Alla fine condividiamo tutti lo stesso destino, e il riconoscimento di questa uguaglianza può aiutarci ad entrare in connessione l’uno con l’altro”.
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