This post is also available in:
Mentre una nuova Infinity Room è attesa alla David Zwirner Gallery di New York per la quale si prevede la visita di 100.000 visitatori, l’ICA di Miami, grazie al supporto di Inigo Philbrick Gallery, ha aperto i battenti all’installazione Yayoi Kusama: All the Eternal Love I have for the Pumpkins. L’installazione che fa parte della serie Infinity Mirror Rooms, è una creazione a marchio della celebre artista: un’infinità di zucche in un ambiente immersivo che intensifica la percezione dei sensi, producendo un’illusione attraverso l’uso di specchi. L’installazione, a pagamento anche per i membri del museo, e isolata rispetto alla sede del museo, andrà a beneficio dei programmi educativi dell’ICA, mentre l’ingresso (prenotabile online ad eccezione del giovedì che è gratuito) prevede l’ingresso di una persona alla volta per la durata massima di un minuto.
L’installazione su larga scala nasce sull’elaborazione di Mirror Room (Pumpkin) del 1991, commissionata per il Padiglione Giappone alla Biennale di Venezia del 1993: l’ambiente è completamente arancio con dei punti neri (la zucca maculata) che si riflettono su un cubo centrale interamente a specchio. In All the Eternal Love I have for the Pumpkins (2016) c’è un inversione: è l’ambiente circostante ad essere rivestito di specchi mentre all’interno sono collocate delle zucche illuminate internamente che si riflettono all’infinito.
L’infinito, il sublime e la ripetizione ossessiva di forme simboliche sono gli elementi che compongono l’arte di Yayoi Kusama e delle sue Infinity Mirror Rooms che hanno debuttato nel 1965 e che rimandano ineluttabilmente alla sua infanzia: è ancora bambina infatti quando, a seguito di allucinazioni, vede l’ambiente denso di punti che in seguito fisserà su tele, pareti e oggetti scultorei passando giornate intere, da mattina a sera, a ripetere ossessivamente questa forma elementare che rappresenta per lei l’elemento base di cui si compone l’energia cosmica. È sempre a seguito delle allucinazioni infantili che trova giovamento e conforto nelle piantagioni di zucca del nonno, dove si abbandona alle più stravaganti visioni che in seguito fisserà su tela, facendo della zucca, soprattutto nella sua fase scultorea, uno dei suoi soggetti preferiti e ricorrenti per la quale sarà riconosciuta. Diventata adulta decide di ribellarsi alla famiglia che aveva previsto per lei un futuro da casalinga e si trasferisce a New York per dedicarsi all’arte. Dopo diversi anni di attivismo e produzione decide volontariamente di tornare a Matsumoto per farsi internare in un istituto per le cure mentali. Ancora all’oggi vive nella casa di cura e lavora nel suo studio che è a pochi passi dall’ospedale, seguita da un team di professionisti che l’aiutano nella realizzazione delle opere. Una vita difficile ed un successo tardivo: è solo negli anni ’90 che riceve il beneplacito dall’agognato mondo dell’arte di cu ha sempre voluto far parte e che la consacrerà nel panorama artistico internazionale, esponendo le sue opere nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo, accanto alle opere di Andy Warhol. Nel 2018 è stato scritto il suo libro autobiografico ”Infinity Dots”, a cui è seguito il film-documentario, proposto a Miami nel O’Cinema di Wynwood, oramai chiuso. (Per approfondimenti si veda l’articolo di Miami Niche del 21 settembre 2018: L’angoscia ossessivo-compulsiva di Yayoi Kusama fra punti e reti in una corsa contro il tempo, quello materno.
L’installazione è una grande opportunità per potersi immergere nel mondo allucinato, onirico e ossessivo di Yayoi Kusama, dove, nonostante la difficoltà per la malattia, l’happy end del personaggio è stato comunque garantito nel lungo percorso della storia dell’arte. Unico neo negativo dell’installazione messa in mostra da ICA è il tempo di permanenza all’interno dell’ Infinity Room: un minuto è davvero eccessivamente poco per rendersi conto della magnificenza dell’installazione.