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Il Peréz Art Museum di Miami apre i suoi mastodontici portoni a Zhao Gang: History Painting, in esposizione dal 24 maggio al 5 gennaio 2020. Un’esposizione d’eccezione presentata da un curatore-ospite d’eccezione: Christian Viveros-Fauné.
Insegnante a Yale e al Pratt Institute, Viveros-Fauné è un apprezzato critico e scrittore, vincitore di numerosi premi. Per l’occasione ha curato, in collaborazione con Jennifer Inacio (Assistente Curatore del PAMM) l’esposizione simbolo del culturalismo che rafforza ed espande l’enfasi del PAMM sull’arte e sulla cultura di tutti quei paesi che hanno avuto un’impennata storica di investimenti, immigrazione e cultura cinesi.
Zhao Gang, si considera un insider’s outsider nel panorama artistico inetrnazionale, ed è uno dei più grandi conoscitori di arte occidentale e orientale, che ha saputo fondere in maniera sublime nel suo personale concetto attraverso il quale è possibile operare una rilettura critica della storia dell’arte contemporanea.
Nato a Pechino nel 1961, e discendente da una minoranza etnica cinese (i Manchu) Zhao Gang è stato il membro più giovane dello Stars Art Group (xing xing 星星 画 会), il movimento che ha fondato le basi dell’attuale arte contemporanea cinese. Nato durante gli anni della Rivoluzione Culturale il movimento ed i suoi membri difendevano l’individualismo e la libertà di espressione utilizzando lo stile occidentale moderno (dal post-impressionismo all’espressionismo astratto), precedentemente bandito dal governo, per sfidare sia le convenzioni estetiche che l’autorità politica. Come altri membri del movimento, fra i quali Ai Weiwei, Zhao Gang ha abbandonato il suo paese natale nel 1983 per studiare e lavorare, prima all’Università di Maastricht, nei Paesi Bassi, e poi al Vassar College di Poughkeepsie, e a New York, dove ha conseguito il master in Fine Art al Bard College di Annandale-on-Hudson. Ha vissuto in America per oltre due decenni, e dopo aver partecipato alla rivoluzione artistica degli anni ’80/’90 ha abbandonato l’arte per fare il banchiere a Wall Street. Scelta questa che ha in seguito elaborato sarcasticamente come una mossa di arte performativa. Ha infine deciso di tornare a perseguire la passione nel 1999, tornando però in Cina nel 2007, con moglie e due figli, alla ricerca del suo passato in balia tra eredità, religione e politica. Una Cina radicalmente cambiata rispetto al paese che aveva lasciato, per via dei profondi cambiamenti affrontati a partire dalla Anti Spiritual-Pollution Campaign del 1983 in Piazza Tien-an-men, che ha portato il paese verso l’entrata economica nel mercato globale.
Considerato un ribelle sin dalla giovinezza nella quale ha preso parte attiva nella Rivoluzione Culturale Cinese, Zhao Gang è conosciuto nell’ambiente come Gangsta Zhao e la sua espressione artistica, da nativo espatriato transculturale, riflette sia il versante orientale che quello occidentale, con caratteristiche distinte rispetto agli artisti cinesi contemporanei. Attualmente possiede due studi artistici, uno a Pechino e uno a Taipei definita da Gang come la Chinatown yankee della Cina.
La mostra del PAMM espone quattordici opere pittoriche di medie e grandi dimensioni, in olio su tela, che riuniscono gli aspetti multiculturali dell’arte di Gang, composta nel periodo compreso tra il 1997 e il 2015. Alcune opere sono allestite all’interno di un “appartamento studio” di 130 piedi quadrati. L’esposizione, singolare nel suo genere, rappresenta una ricostruzione reale dell’ambiente abitativo nel quale, gli artisti cinesi, allestivano le proprie esposizioni per sfuggire alle censure e alle proibizioni del governo. Oltre a fornire un esempio della condizione lavorativa degli artisti del suo tempo in un paese proibizionista, l’appartamento rappresenta simbolicamente le battaglie che gli stessi artisti cinesi hanno combattuto alla ricerca della libertà di espressione raggiunta solo negli anni successivi.
In mostra la sua pratica di pittura, dinamica e provocatoria, che combina liberamente influenze occidentali e orientali nei confronti delle quali funge da ironico spartiacque.
Le sue tele, che compone a partire da fotografie, sono composte da pennellate approssimative, quasi grezze, dettate dall’atteggiamento di chi vuole resistere alla tendenza di voler raggiungere ad ogni costo la raffinatezza della pratica artistica e sono lasciate volutamente incomplete nella finitura della vernice. Come gli argomenti fondamentali con cui gli scettici sostenevano la loro posizione di assoluto agnosticismo, i suoi dipinti diventano sovversione della rigidità secolare ,della tradizione cinese con immagini tratte della Rivoluzione culturale, dai ricordi della sua infanzia e della Cina come potenza economica e culturale del nuovo millennio.
Fra le opere in mostra una selezione composta da paesaggi, still-life, pittura d’interni, pittura di genere, e due ritratti di gruppo, nei quali Gang utilizza forti colori espressionistici come scorciatoia per descrivere la sua ricerca inesauribile dei dettagli storici. Fra i lavori proposti, in primo piano l’opera, immensa (157 1/2 x 236 1/4 in) Cocksucker Blues, nella quale, ispirandosi al documentario di Robert Frank, sul Tour dei Rolling Stones in America, rappresenta i ritratti di 21 intellettuali cinesi torturati e uccisi durante gli anni della Rivoluzione Culturale di Mao. Gli intellettuali, come lui, erano stati educati nelle migliori università europee ed americane ed erano tornati in patria allo scopo di apportare cambiamenti positivi alla libertà e allo sviluppo intellettuale della nazione.
Revolution Ballet è un altra opera rivelatoria, che riproduce un manifesto pubblicitario del balletto Red Detachment of Women, approvato dal governo di Mao. L’opera, che rappresenta un ballerina in abiti militari, costituisce uno spunto riflessivo per l’artista in merito al quale emerge l’ansietà sessuale sul ruolo della donna nella cultura cinese. Tra le pitture d’ambiente A Corridor of the Classroom, rappresenta un ricordo della sua fanciullezza che ritrae con un equilibrio verticale dei volumi, giocati sul rosso e sul nero: uno stralcio della scuola elitaria privata nella quale aveva studiato da ragazzo. Defigurated Buddha, è invece la rappresentazione dissacrante di Buddha, rappresentato a testa in giù sui toni del rosa e del bianco su sfondo nero, con i cliché convenzionali che lo ritraggono con le mani disposte in segno di carità e di compassione.
Zhao Gang ha esposto in diverse personali fra le quali Ullens Center for Contemporary Art, Pechino, Cina, 2015; Art and China: Theatre of the World al Solomon R. Guggenheim Museum, nel 2017. Ha inoltre partecipato a importanti biennali e triennali come PERFORMA 07, la Triennale di Guangzhou e la Triennale di Yokohama.
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