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Artista straordinaria per il modo anti-convenzionale, creativo e poetico di rappresentare la figura femminile nel suo modo di essere, Pamela Wilson è una delle mie artiste preferite: trovo che i suoi lavori, così straordinariamente fuori dalle righe, siano avvolti da un alone delicato tra follia e magia. Pamela Wilson è un artista californiana che ha conseguito il suo MFA alla University of California, Santa Barbara, dove ha ricevuto anche una Regents Fellowship, l’Abrams Project Grant, e un Regents Award per la sua tesi di laurea. Attualmente è Mentor Faculty presso il Laguna College of Art & Design di Laguna, CA, dove affianca i singoli studenti laureati per aiutarli con il loro lavoro individuale, esperienza che l’artista ritiene entusiasmante ed edificante allo stesso tempo.
Ha all’attivo quasi 30 anni di esposizioni durante i quali ha realizzato ben 23 mostre personali. Le sue opere sono state pubblicate per due volte sulla copertina del prestigioso American Art Collector Magazine e i suoi lavori sono inclusi in importanti collezioni fra le quali The Bennett Collection, che possiede lo splendido “Carmela, Called by the Cerulean Sea”. (Carmela chiamata dal Mare Ceruleo).
Punto di partenza della Wilson nel suo processo creativo è l’intuizione che può partire da una musica (i Coco Rosie sono stati una grande fonte di ispirazione), da un film, da un’idea legata alla sua esperienza personale o dall’immagine di un oggetto d’antiquariato che cattura la sua attenzione. Pamela Wilson adora bazzicare infatti per negozi di antiquariato alla ricerca costante di un oggetto che la affascini al punto tale da collegarsi in qualche strano modo alla sua sfera personale, riuscendo in questa combinazione a raccontare una storia avvincente:” Devo vedere, annusare e toccare un oggetto o un capo di abbigliamento che diventerà l’impulso per un dipinto o una serie…I vecchi oggetti ospitano fantasmi loquaci”, dice a tal proposito l’artista.
Come è possibile vedere nelle sue opere queste magiche figure femminili, siano esse donne o bambine, sono vestite con abiti e oggetti che evocano tempi lontani fatti di tulle, pizzi e merletti, bombette, grandi orologi da taschino, armi di altri tempi e bambole: tutti oggetti che diventano parte integrante del personaggio e che spingono l’artista, come un’acrobata, a camminare su un filo sottile che la mantiene in equilibrio fra il mondo del passato dal fascino senza tempo e il suo presente fatto di un miscuglio di realtà sogni e fantasia. Fra gli oggetti rappresentati con le sue donne ricorre quasi sempre la presenza di un volatile, il più delle volte un’anatra, che funge da cappello o da oggettistica che accompagna il personaggio.
Questi elementi non sono casuali ma sono i protagonisti di un sogno ricorrente fatto dall’artista. Gli uccelli rappresentano nel mondo dei sogni il simbolo dell’anima, dell’essenza spirituale e spesso diventano presenze magiche, che appaiono improvvisamente come messaggeri del legame tra il mondo e l’Io personale. Dopo aver concepito l’idea creativa la Wilson si affida ad un gruppo di persone fidate che, conoscendola sono in grado di interpretare il suo pensiero, concretizzandolo nella realtà della quale scatta molte fotografia.
Fotografie che fungono a loro volta da ispirazione perchè le opere finali, che compone nel suo studio, sono sempre un qualcosa di diverso rispetto a quello che l’artista ha fotografato, un qualcosa che riesce a narrare in maniera straordinariamente avvincente come parte del suo pensiero e che continua poi, in una seconda fase del processo, nella mente dello spettatore, con il suo modo di recepire l’opera e l’insieme di emozioni che è in grado di procurargli.
Nei suoi lavori comincia sempre dalla rappresentazione dalla testa e dagli occhi perche, dice lei: “…devo sapere chi sto dipingendo”, e procede in contemporanea, portando a buon punto un’opera per poi dedicarsi ad altre: in questo modo riesce a staccare l’attenzione su un dipinto e a recuperare una visione oggettiva del lavoro. Le opere sono tutte di grandi dimensioni e sono estremamente dettagliate nella descrizione dei particolari per questo la loro realizzazione richiede qualche settimana per essere ultimata. Un’altra componente fondamentale nelle opere della Wilson, sono i titoli che prendono forma nel procedere dell’opera e sono parte integrante nel suo processo di narrazione: “Sono come una poesia per me, un altro modo in cui esprimermi e aggiungere profondità al pezzo”.
Pamela Wilson ha iniziato a dipingere all’ultimo anno di liceo, ma disegna da quando aveva tre-quattro anni, dice l’artista: ”Disegnavo sempre, ma odiavo colorare. Nei libri da colorare, non riuscivo a rimanere dentro le righe come la mia sorella maggiore”. Diventata artista a tutti gli effetti, si è poi occupata di fotografia in bianco e nero, di litografia su roccia per poi tornare a lavorare su tela, prima in bianco e nero, sfruttando l’effetto onirico che richiama il tempo passato, per poi riscoprire la magia del colore e nel giusto equilibrio fra colore e valore è in grado di rendere su tela l’“anima” del dipinto. ”Sapere quando usare molto colore o silenziarlo è un’abilità”, sostiene l’artista.
Le opere della Wilson sono un bel connubio tra energia, personalità e contenuto emotivo che sa essere intrigante, onirico e a volte ossessionante. Lei crede che lasciarsi esplorare dalle “distorsioni” insite nella realtà sia parte di ciò che dona cuore ed equilibrio all’opera, così come la bellezza dei suoi personaggi assume un significato profondo solo se è ravvivata dalla componente psicologica perchè: ”Le assurdità non finiscono mai e gli alti e bassi costanti della vita ci assicurano stranamente che siamo veramente vivi. L’arte è indispensabile per il nostro benessere generale”, dice l’artista. Come darle torto.
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