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Entrare nello studio del poliedrico Frank Hyder è davvero una sensazione entusiasmante: un tripudio di colori che arreda gli spazi nella quale ci sono quadri, sculture, gonfiabili e incisioni, una full immersion nel suo lavoro.
Frank Hyder è un artista di lunga storia che è riuscito a coniugare l’amore per l’arte combinando due differenti prospettive artistiche: quella dell’artista con la quale elabora il suo messaggio sociale, e quella per l’artista, fondando, con la collaborazione dell’inseparabile moglie Helen, la Project Gallery. “Oggi giorno più che mai un’opera d’arte è considerata tale se è vendibile, se è in grado di creare business, a discapito della libertà di espressione e del corpo lavoro dell’artista, molto spesso non considerato o non tutelato”, dice Frank Hyder. Scopo della Project Gallery, dalla quale è anche rappresentato, è quello di promuovere e tutelare l’artista e la sua libertà di espressione svincolandola dal concetto di esposizione esclusiva in una galleria tradizionale, attraverso differenti modelli espositivi che mirano a valorizzare l’individuo in un mood consono alle attitudini espositive del XXI secolo.
Dopo essere stato per quattro mesi a Caracas ospite di Sofia Imber, fondatrice del museo di Arte Contemporanea della città, che lo ha definito la migliore scoperta, è entrato in contatto con numerosi artisti e gallerie latinoamericane che avevano sede anche a Miami città nella quale ha deciso di aprire uno studio e da dove, dal 2008, fa la spola con la zona di Philadelphia, nella quale è nato nel 1951.
Miami secondo Hyder, oltre ad essere un’eccezionale melting-pot di culture, costituisce il punto di riferimento mediale delle Americhe: una città dal profilo artistico molto interessante che rispecchia il modo moderno di concepire l’arte. La necessità di trovare un punto di stallo a Miami, combinata alla crisi economica che ha colpito l’America nel 2008, lo ha portato ad acquistare uno splendido studio nella zona artistica per eccellenza, Wynwood, comprato quando il quartiere era ancora una zona disagiata, lontana dal turismo di Miami Beach e dalla gentrificazione che l’ha portata ad essere il centro nevralgico della vita artistica della città.
Possiede un curriculum vitae di tutto rispetto: Si è laureato al Maryland Institute College of Art di Baltimora, nel Maryland, fra i più antichi college artistici degli Stati Uniti d’America, dove è stato selezionato fra gli artisti che hanno dato lustro all’istituzione per celebrare i 160 anni dalla fondazione. Ha ottenuto in seguito il suo BFA alla rinomata e iper-selettiva Skowhegan School for Painting and Sculpture, nel Maine. Ha poi conseguito il suo MFA presso l’Università della Pennsylvania: una scuola prestigiosa, nella quale ha studiato con importanti personaggi della scena artistica contemporanea tra i quali Al Leslie, Brice Manden Neil Welliver and Alex Katz.
La sua padronanza dell’arte è orizzontale e combina la conoscenza delle tecniche alla conoscenza degli eventi e all’amore per la natura, che ha deciso di vivere in prima persona in più di un’occasione. Dopo aver ottenuto un finanziamento Senior Fulbright nel 2000, Frank è tornato in Venezuela per un secondo periodo prolungato, accompagnato dalla moglie e dai quattro figli più piccoli (ne ha 6). Vivendo nella foresta pluviale, si è totalmente immerso nella natura e nella sua arte (un po ‘come ha fatto Gauguin ai suoi tempi in Polinesia). Nel 2017, come artista residente a bordo di Oceania Cruise Line, una linea di crociere che ha incluso il suo lavoro nella loro collezione di Belle Arti di tutte le loro navi, è stato Artist in Residence per un mese intero viaggiando tra Polinesia francese e Lima, in Perù, consentendogli di vedere di persona i monoliti dell’Isola di Pasqua che hanno influenzato inevitabilmente il disegno dei suoi gonfiabili, allora ancora legati alla semplice forma di un uovo.
È interessante ascoltare come Mr.Frank riesca ad estrapolare aneddoti storici, miti e credenze che lasciano intendere come al di là dell’immediatezza dei messaggi artistici veicolati dalle sue opere, ci sia una profonda definizione del significato culturale che rimanda probabilmente anche al suo passato da insegnante. È stato infatti professore a tempo pieno per quasi tre decenni, diventando in seguito presidente del Moore College of Art and Design e membro alla facoltà di Belle Arti della University of Pennsylvania. Ha all’attivo più di 200 esposizioni di gruppo e 100 personali, sparse nel mondo fra le quali una quindicina solo a New York. È stato fra i pochi americani del nord ad avere avuto l’onore di avere una personale al Museo de Arte Contemporaneo de Caracas, Sofia Imber (MACCSI), fondato nel 1973. Possiede opere esposte in importanti collezioni, fra le quali: la Library of Congress e il Philadelphia Museum of Art, il La Salle Museum, il James Michener Museum of Art, Museum of Modern Art di Caracas, Museum of Contemporary Art Zulia, di Maracaibo, e fra le installazioni di collezionisti privati compare Sir. Elton John. Il suo lavoro è stato selezionato da Sotheby’s nel 2012 per il grande evento dell’asta seguito a Fabergé: La grande caccia all’uovo di New York (The Big Egg Hunt), presentata da Fabergé e presenziata da 280 artisti fra i quali Jeff Koons e Julian Schnabel. Nella presentazione della sua opera Fish Egg (Acrilico, vetroresina e foglia d’oro) Frank Hyder ha abilmente associato i suoi pesci all’immagine Fabergé risalente alle origini del marchio, accostando all’iconica immagine dell’uovo il suo significato storico, che rimanda alla famiglia imperiale russa e all’oro nero di Russia: il caviale, attorno al quale si sono intrecciate guerre, scontri religiosi e leggende.
Ha iniziato ad appassionarsi alle forme della natura (del pesce in particolare) durante il suo anno di studio in Venezuela (Two Directions, tecnica mista su legno intagliato e Golden Rhythm, tecnica mista su legno intagliato e foglia d’oro). La forma allungata del pesce rappresenta nella sua essenza una forma elementare che può essere vista come l’immagine del fondo di una barca, o la forma del baco da seta che possiede un altro significato importante per Hyder: è il simbolo della rinascita. La rinascita che compie perennemente l’arte nel tempo, con le sue evoluzioni, i cambi di prospettiva e i medium con i quali rappresentare la realtà o comunicare messaggi sociali. Frank Hyder sostiene sia necessario adeguare l’arte ai tempi: “La gente vuole installazioni artistiche ma necessita anche di poter toccare con mano, di concretizzare a livello fisico l’esperienza artistica oggi dominata dalle installazioni digitali e dal LED”.
Per favorire questa combinazione tattile e visiva l’artista ha ideato, sempre sulla base della forma allungata, delle canoe tridimensionali che rimandano al primitivismo e alla natura. Ce ne sono diverse lungo il corridoio che conduce al suo studio: Costruite in bambù o con tubolari, cpvc, sono rivestite da collage di stampe xilografiche, che, unite al tessuto di cui si compone il tutù da ballerina, favoriscono l’esperienza tattile garantendo la resistenza della struttura senza compromettere la trasparenza, consentendo alla luce inserita sul retro di penetrare e creare uno splendido pattern di luci e disegni. Per alcune di queste canoe , come per altri lavori, sono state utilizzate foglie d’oro che conferiscono ulteriore calore alla luce che penetra al suo interno irrorando l’opera di luce calda. Le immagini sulle canoe rappresentano pesci, ma anche immagini di persone nelle persone, un significato simbolico che rimanda alla creazione di Adamo ed Eva: la natura primitiva dell’uomo, il filo genetico che che collega ogni uomo con il suo passato e il suo presente. (Amazonas Installations esposte ad Art Miami nel 2006).
Frank Hyder è maestro nell’arte dell’incisione sia su legno che su metallo con una particolare predilezione per il legno come i grandi maestri del passato, tra questi indubbiamente Albrecht Dürer che ha affinato le tecniche xilografiche, ma anche il meno noto maestro del realismo settentrionale dei Paesi Bassi: Claus Sluter, (1300/1400 circa). Di ben 75 anni in anticipo rispetto ai grandi del Rinascimento, Sluter, ha composto Le Pleurant (Mourners of Dijon): sculture particolarmente suggestive fatte eseguire su commissione dal Duca di Borgogna per compiangere ed accompagnare i propri defunti sul luogo di sepoltura. L’opera ha avuto un grande impatto su Hyder che ne ha voluto riprodurre la drammaticità dell’evento utilizzando tavole di legno. Attraverso l’intaglio e il riassemblaggio del legno, Hyder è riuscito a creare attrazioni straordinarie che sono in grado di rendere la tridimensionalità delle opere pur non essendo sculture ma tavole in legno intagliate. l’acrilico e il lino posto alle estremità delle tavole conferiscono alle opere l’idea del cappuccio dei monaci di Le Pleurant.
L’artista ha inciso nella stessa maniera anche opere di grandi dimensioni, veri e propri portoni, uno dei quali è allestito all’ingresso dell’edificio nella sua home-studio-gallery in Philadelphia. Ed è passato con il medesimo entusiasmo dall’incisione alla xilografia, dalla pittura, alla scultura con materiali anche molto innovativi.
Attraverso la comparazione delle sue tecniche artistiche, della composizione per esempio di Self Portrait del 1980, e tutta la serie di frottage che ne è seguito, è facile intuire come le sua arte abbia anticipato di oltre quarant’anni alcuni dei lavori più prestigiosi composti fra le mura del Wynwood Wall. Frank Hyder è un artista molto attivo anche nell’ambiente della Street Art, perchè oltre ad aver partecipato alla realizzazione di murales (Life Cycle una composizione su 18 pannelli composti da piastrelle di ceramica al Terminal Freezer, Oxnard, CA) conosce e collabora con gli artisti per i quali è riuscito persino ad organizzare un summit in Mexico, nel 2012, in presenza della figlia del più grande muralista messicano: Diego Rivera.
Il suo corpo lavoro ha esplorato differenti soggetti artistici: dalle scene figurative di soggetti a sfondo piscina (Shaping Up del 1975, inchiostro su carta) a immagini figurative di corpi o parte del corpo (Head to Toe del 1986, olio, pastelli, inchiostro su legno intagliato) alla rappresentazione della natura (Child’s Play, tecnica mista su legno) fino ad arrivare alle attuali opere del progetto Janis che è diventato anche la sua firma artistica.
Se vi capita infatti di vedere in giro per il mondo sculture bi-facciali di colore differente e dall’aspetto gioviale e sereno, state ammirando le opere, gonfiabili di Mr. Frank Hyder, che con tutta sincerità, rappresentano fedelmente anche lo spirito gentile e generoso dell’artista.
The Janis Project nasce con l’intenzione di lanciare un messaggio poetico di tolleranza all’umanità pervasa da forme di razzismo feroce. Janis rappresenta un qualcosa che accomuna tutte le persone, favorendone l’empatia e l’integrazione: “Sono monoliti apparentemente differenti (i due colori), senza distinzione di sesso, razza o cultura, diversi per aspetto estetico ma identici per cuore e spirito”, dice Frank Hyder.
Il progetto Janis assume le connotazioni delle sculture monolitiche dell’Isola Di Pasqua miste alle facce pressoché identiche della moneta romana Janus che hanno trovato nell’immagine di Janis il giusto mezzo finalizzato allo scopo. Il progetto trova nei gonfiabili la massima espressione comunicativa del messaggio per via delle grandi dimensioni che possono raggiungere anche i 10 piedi (3 metri ) ed è composto da sculture in vetro-resina, in bronzo e in cemento dalle misure più contenute, oltre che da opere dipinte su carta e tela. Queste ultime, Frank Hyder ne conta oltre 200, hanno colori vibranti e sono composte prevalentemente ad acquarello ed acrilico. Sono il frutto di sei mesi di immobilità a seguito di un’incidente automobilistico a Miami che gli ha letteralmente rotto le gambe lasciandolo su una sedia a rotelle ad attingere esclusivamente dalla sua fantasia e da alcune foto scattate in Europa che ritraggono Janis in luoghi emblematici: una sorta di viaggio immaginario che colloca Janis tra le rovine di Pompei, dove al tempo erano esposte le opere in bronzo di Igor Mitoraj con la Galleria Contini di Venezia, piuttosto che lungo il fiume della Foresta Amazzonica, dove un’antica storia della tribù precolombiana Chimù racconta di come il capo tribù usasse uscire con la sua barca e cospargersi di polvere d’oro in modo che al sorgere del sole la sua pelle potesse congiungere i cielo alla la terra, per poi tornare nudo alla terraferma e celebrare una danza che gli consentisse non dimenticare il sole e desiderare di vivere un anno ancora in sua compagnia.
Con i suoi gonfiabili Frank Hyder è rimasto fedele al suo stile, modernizzando il medium artistico impiegato che partendo dalla forma di uovo, ha studiato ed elaborato fino ad averne il pieno controllo. La prima opera gonfiabile di Frank Hyder risale al settembre del 2008, quando un’artista cubano ha voluto che collaborasse al progetto Giants in the City, con opere d’arte esclusivamente gonfiabili. Da allora Janis, compare nei punti nevralgici delle più famose località del mondo: Spagna, Italia, Grecia, Canada, China, Vietnam e tante altre ancora. Costruiti in nylon molto resistente (è lo stesso materiale di cui è fatto il paracadute) è combinato insieme in differenti grammature che, se dotato di luce interna, consente la trasparenza e la propagazione della luce. I gonfiabili, sono sculture leggere ma ancorabili che resistono a venti fino a 40 miglia orarie e sono molto pratici da aprire, da chiudere e da trasportare in giro per il mondo, opzione questa che ha dato la possibilità ad Hyder di girare il mondo con il suo messaggio propiziatore.
Ma il lavoro artistico di Frank Hyder non finisce qui perchè mentre parliamo sta già sperimentando nuovi materiali. Sta attualmente lavorando ad una speciale opera in bronzo, su commissione, dal peso di 500 pounds (circa 230 kg).
Frank Hyder parteciperà a Context durante la settimana della Miami Art Week e in attesa di rimanere affascinati in prima persona da questi giganti buoni e colorati, piccoli o grandi che siano non ci rimane che visitare il locale Cornell Museum di Delray Beach, dove la mostra attuale presenta 6 pezzi gonfiabili di diverse dimensioni, diversi acquerelli e una scultura in vetroresina. I pezzi saranno esposti fino al 6 Ottobre, 2019.
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