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La loquacità delle espressioni di Peter Trippi eguagliano l’energia di Eric Rhoads nell’inaugurare la prima giornata ufficiale di Realism Live: la convention che raduna a sé artisti, appassionati e collezionisti di opere realistiche relative ad arte figurativa, paesaggistica, still life e arte floreale. La giornata è iniziata ovviamente con la presentazione di Eric Rhoads e Peter Trippi, rispettivamente publisher e chair-man ed editor in chief di Fine Art Connoisseur Magazine, FACE e Realism Live, che hanno presentato l’evento virtuale tanto atteso che quest’anno ha preso il posto di FACE-Fine Arts Convention and Expo, per via dell’epidemia.
Ha aperto le danze, quelle vere, quelle delle lezioni artistiche, Joshua LaRock che nella sua demo ha dipinto quel che ha definito:” la parte più importante in un ritratto”: l’occhio. Non ne ha dipinto uno qualsiasi ma quello della moglie Laura. La maestria, sia nel dipingere che nel narrare le caratteristiche fisiche e artistiche dell’occhio -in questo caso- nelle differenti espressioni e prospettive, in relazione alla fonte di luce, gli hanno valso il riconoscimento “ARC Living Master” dall’ARC -Art Renewal Center- prestigiosa organizzazione che si occupa di tutelare l’arte realista americana.
Dean Mitchell, secondo ospite della giornata è stato intrattenuto da Peter Trippi: la conversazione ha voluto essere una riflessione sui risvolti dell’epidemia: perplessità e priorità che ha portato nel mondo. Mitchell oltre ad essere un’artista meritevole dal punto di vista tecnico dimostra di essere una persona con una certa sensibilità d’animo, non concessa a tutti e che si riflette anche nel suo stile e nelle sue scelte artistiche che non scendono a compromessi allo scopo di compiacere il mercato. Questi sono i motivi che lo hanno portano ad essere estremamente apprezzato sia dai collezionisti che dai musei. In maniera alquanto accorata, ricordando lo stato di povertà dalla quale proviene, ha dichiarato che: “con l’epidemia abbiamo realizzato quanto bisogno abbiamo l’uno dell’altro, perché da soli non siamo nulla”. Interrotto dalla “Breakout Room”, vale a dire uno spazio di tempo durante il quale i partecipanti sono divisi in gruppi di 6/10 persone che interagiscono fra di loro, l’artista portoghese Marc Dalessio ha fatto una dimostrazione di arte paesaggistica: la sua tecnica “painting into the effect” ha portato alla luce in maniera straordinaria uno stralcio della scogliera che guarda sul fiume Dordogne, in Occitania, Francia.
Domande stuzzicanti e stuzzichevoli quelle del moderatore Peter Trippi nella tavola rotonda alla quale hanno partecipato Jennifer Balkan, Patricia Watwood e Alia El-Bermani, quest’ultima fra le fondatrici di “Women Painting Women”: gruppo femminile composto da donne che condividono lo stesso punto di vista artistico. Trippi ha puntato l’attenzione sull’importanza che le donne ricevono nell’ambiente artistico: la loro presenza e il loro “valore” nelle università, nei musei e gallerie. Se il peso della storia rivela risvolti psico-sociali che una partecipante al corso ha chattato come “Imposters Syndrome” vale a dire la patologia di quando una persona dubita delle proprie capacità, talento o risultati ed ha una persistente paura interiorizzata di essere percepita come “frode”, Graydon Parrish ha rincuorato le partecipanti affermando che: “la metà delle volte quando espongo mi sento terrorizzato”, dimostrando quanto il problema non sia più una questione di genere femminile o maschile ma dipenda dalla voglia di fare a prescindere da stereotipi radicati o ricerca della perfezione assoluta.
Prima della breakout room Todd P. M. Casey, autore del prezioso volume “The Art of Still Life: A Contemporary Guide to Classical Techniques, Composition, and Painting in Oil” un must have per chi si approccia a questo genere artistico, ha dimostrato con quale maestria riesce a padroneggiare la tecnica dello still life. Ultima, non certo per importanza la grandiosa Rose Fratzen che ha celebrato il padre in un ritratto molto crudo, reso tale anche dall’uso dei pastelli ad olio in stick: “avanti e indietro come una danza, fra i toni caldi e quelli freddi”, dichiara l’artista a proposito del suo processo nel quale afferma di essere in continuo stato di apprendimento e non di dimostrazione. Una giornata entusiasmante con artisti degni di nota assoluta che termina con un cocktail e la possibilità di dipingere dal vivo -of course, un “vivo” virtuale- e che promette altrettante emozioni per i giorni a venire.