Design for Good: Posterfest 2019, il poster come mezzo di educazione all’HIV/AIDS.

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Il 27 Aprile, in occasione della Giornata mondiale del Graphic Design, il Wolfsonian-FIU museum di Miami Beach in collaborazione con l’AIGA e la Florida Department of Health della contea di Miami-Dade, ha organizzato Posterfest: Design for Good 2019. 

Design for Good è un’iniziativa partita nel 2018 che punta i riflettori sui problemi che stanno maggiormente a cuore alla città di Miami e più in generale al Florida del sud: nel 2018 il tema sono stati i senzatetto, quest’anno le luci sono puntate su un problema sanitario che considera statisticamente il South Florida come una delle zone maggiormente a rischio per quanto riguarda il contagio da virus del HIV/AIDS. 

L’HIV è l’acronimo di Human Immunodeficiency Virus (virus dell’immunodeficienza umana) che sfocia normalmente in AIDS, acronimo di Acquired Immune Deficiency Sindrome (sindrome da immunodeficienza acquisita),  una malattia che comporta un progressivo e drastico abbassamento delle difese immunitarie con conseguente difficoltà e impossibilità a contrastare l’insorgenza di infezioni causate da malattie opportunistiche come i comuni virus, i batteri o i funghi. A differenza di altri virus, il corpo umano non è in grado di eliminare il virus HIV e ciò significa che, una volta avvenuto il contagio, l’organismo manterrà in sé il virus per tutta la vita. La persona contagiata può vivere tuttavia per anni senza alcun sintomo: per questo è fondamentale sottoporsi all’esame del sangue per verificare se sono presenti anticorpi anti-HIV ed eventualmente cominciare le cure possibili, oggi disponibili: la PrEP (da prendere quotidianamente per evitare il contagio da HIV) e la PEP (medicazione d’urgenza da cominciare entro le 72 ore dal contagio). Il contagio avviene nelle 72 ore successive al contatto diretto e non è il bere dalla stessa bottiglia o essere punti da una zanzara le fonti del contagio: questi sono i preconcetti legati all’ignoranza.  Condividere un ago infetto, avere rapporti sessuali vaginali, anali e orali o utilizzare sex toys infetti crea il contagio. Una madre infetta può trasmettere il virus al bambino durante la gravidanza, il parto o l’allattamento al seno. A tal proposito i dati attuali sono allarmanti: su un rapporto statistico basato sui dati pervenuti dalla contea di Miami-Dade si evince che su 36.900.000 persone malate al mondo, 1.122.900 sono negli USA di questi 106.585 in Florida e 26.632 nella contea di Miami-Dade. 

Ignorance=Fear. Silence = Death. Fight AIDS Act Up, 1989, USA by Keith Haring

Obiettivo dell’iniziativa è quindi quello di fare informazione destigmatizzando il problema dell’HIV/AIDS, il più delle volte motivo di emarginazione sociale e oblio dovuti all’ignoranza della malattia, con un mezzo molto versatile, economico e potente allo stesso tempo: il poster. 

La sinergia tra il Wolfsonian-FIU e AIGA (American Institute of Graphic Arts, fondata nel 1914) parte dal fatto che il museo vanta una fra le più grandi collezioni di posters sull’HIV/AIDS del mondo (circa  4000 pezzi composti tra il 1985 e il 2010 e provenienti da 80 stati), donati nel 2012 da Henry S. Hacker e famiglia, mentre l’AIGA è la più grande comunità di professionisti, appassionati e mecenati che amplificano la voce del design a livello sociale, accelerandone il cambiamento in modo positivo. AIGA lavora attorno a tre semplici concetti Ideate-Prototype-Execute, vale a dire: ideare, prototipare (un brutto analogismo che non compare né sui dizionari italiani né su quelli inglesi ma che significa semplicemente osservare il mondo con occhi nuovi, lasciandosi alle spalle convinzioni, modelli mentali, abitudini e pregiudizi, per entrare in contatto con la parte più profonda del sé (e dell’Universo) dalla quale si emerge con una sorta di nuovo sé che comporta nuove idee e nuovi approcci al pensiero e all’azione) e realizzare.

Poster, Use a Condom, 1990 James Victoire USA

Ispirato ad alcuni pezzi vintage selezionati dalla collezione, fra i quali Use a Condom, del 1997 di James Victoire, e Ignorance=Fear, Silence=Death, 1989 di Keith Haring gli studenti sono stati invitati a proporre i loro posters con un messaggio incisivo che aiuti a sfatare la disinformazione, sfidare lo stigma, incoraggiare l’empatia e promuovere il sesso sicuro e l’uso responsabile delle droghe. Dieci gli studenti vincitori selezionati da una severa giuria, che avranno la possibilità di vedere il loro lavoro pubblicizzato sui contenitori di profilattici distribuiti gratuitamente nella contea di Miami Dade. Gli studenti vincitori sono stati: Cindy Diaz, Hamzh Elmi, Victoria Roman, Tennille David Shuster, Ana Smith, Angelina Lang, Mikaela Francis, David Gurr, Nathalie Sandin, Marian Parajon-Downing. 

Elizabeth Resnick, Weirei Wang and Rashida Biggs

L’iniziativa ha coinvolto personaggi autorevoli in grado di fare una disamina circa la malattia e il comunicare messaggi sociali incisivi attraverso i poster. Ma come possiamo aiutare ad affrontare una crisi della salute pubblica attraverso la comunicazione visiva? La risposta è data durante nel corso della panel discussion nel quale hanno partecipato Elizabeth Resnick, professore emerito alla Graphic Design at Massachusetts College of Art and Design di Boston, la Dr.ssa Weirei Wang, professoressa associata al Dipartimento di Comunicazione del FIU e Rashida Biggs, per il Dipartimento per la Promozione Sanitaria e Prevenzione delle Malattie ad FIU. Una disquisizione storica che affronta il tema del poster dal punto di vista politico-sociologico: Utilizzando i posters della collezione, Elisabeth Resnick fa una disamina storica attraverso la quale sostiene che sia necessario differenziare il messaggio nelle diverse culture, da paese a paese: ne sono un esempio i posters più o meno espliciti come quelli prodotti da Oliviero Toscani in Italia e che hanno fatto molto clamore, anziché quelli prodotti per la popolazione dell’Australia con richiami simbolici della grafica aborigena: “È necessario graduare l’esplicitazione delle immagini in modo che siano immediatamente percettibili”, dice Elisabeth Resnick a cui aggiunge il fatto che sia fondamentale inserirsi nella comunità, prenderne parte e fare ricerca per poter mettere a fuoco il messaggio da veicolare nel modo più consono possibile. E a chi chiede per quale motivo Miami sia il fulcro nevralgico di questa epidemia, Rashida Biggs risponde: “A Miami la gente è bella e il bello non è associato alla malattia”. Oltre alla povertà che non consente l’accesso ai farmaci, pare infatti che il fattore apparire sia l’elemento chiave: lo è durante i party, lo è nel concetto associato a Miami come vacanza senza limiti.  

Letterpress by IS Project

Ma oltre gli aspetti culturali relativi alla malattia e al significato dei poster l’iniziativa ha previsto anche workshop pratici, con ingresso libero finalizzati alla sfida di progettare con empatia: Incentrati sul tema del poster come mezzo per il cambiamento sociale sono state allestite quattro differenti postazioni fra le quali due postazioni nello shop, una old style con carta e colori e una new style con il digitale grazie ai ragazzi della Barry University, e due postazioni messe a disposizione della IS Project: una Letterpress tradizionale vale a dire una macchina che utilizza una tecnica di stampa con testo e immagini in rilievo e una moderna Letterpress con lastra fotopolimerica. Diverse metodologie di approccio, un solo scopo, quello di dare al poster la funzionalità per la quale è nato: veicolare messaggi che incoraggino la pro-positività sociale. 

L’evento è stato sponsorizzato da Southeastern Printing con il supporto del dipartimento di storia della FIU, Herbert Wertheim College of Medicine della FIU, Unity Coalition | Coalición Unida e la rivista Ambiente.

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