David Kassan e la proiezione del sé nell’altro come mezzo tra soggetto rappresentato e spettatore.

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Oggi talento prodigioso al punto tale da riuscire ad ingannare con il realismo delle sue opere la mente umana convita di vedere immagini fotografiche dietro le quali si nascondono invece opere ad olio di una precisione incredibile, di una minuziosità strabiliante al punto tale da riuscire a mostrare lo scorrere del sangue caldo nelle vene attraverso la pelle, le macchie dell’età sulle mani e le rughe del volto di chi ha vissuto una vita tristemente e dignitosamente intensa. 

 

I ritratti rappresentati da David non sono ritratti di personaggi comuni ma al contrario  sono personaggi che in comune hanno la loro storia da sopravvissuti agli orrori della Shoah, che hanno tanto da raccontare. Storie di sopravvissuti al genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai sui alleati nei confronti degli ebrei soprattutto, ma anche di tutte le categorie di persone ritenute dai nazisti “non idonee” per vari motivi: politici, sociali o umani. Ogni persona sopravvissuta ha una propria devastante esperienza alle spalle ma nonostante tutto usa la propria positività senza rancore per ciò che ha perso. 

Si conta che tra il 1933 e il 1945 furono circa 15-17 milioni le vittime dell’Olocausto e tra questi 5-6 milioni furono ebrei. L’idea di dipingere queste persone è nata qualche anno fa, quando durante un workshop a  Tel Aviv un uomo ha raccontato dell’esperienza di una parente, e di come fosse sopravvissuta all’Olocausto suscitando la curiosità e l’attenzione di David che l’ha immediatamente voluta conoscere e dipingere. La donna non ha acconsentito ad essere raffigurata ma in David si è più che mai concretizzata l’idea di dipingere i sopravvissuti all’Olocausto soprattutto dopo essergli stata commissionata  da un collezionista un’opera d’arte che ritraesse la suocera, sopravvissuta alla Shoah. 

Oltre a questo fatto, un’altra correlazione lo ha portato a dipingere questa gente sopravvissuta: un tale Murray che nel 1917 emigrò negli Stati Uniti, sfuggendo alla pulizia etnica dei cosacchi al confine tra Ucraina e Romania. Murray Kassan era il nonno di David e la sua storia di sopravvivenza è diventata una leggenda oramai sfocata nella sua famiglia. È morto quando era molto piccolo senza aver mai avuto la possibilità di incontrarlo e la sua storia di sopravvivenza, ora, è solo un frammento di ricordi.

Dipingere per David è anche un modo di comprendere il mondo intorno a se, è un modo per  connettersi alla gente, la “scusa” per interagire e imparare. E questo progetto, è il suo modo personale di connettersi alla storia perduta del suo nonno insieme alla storia di tutti i sopravvissuti che ascolta e registra nei suoi dipinti e che lo fanno sentire più vicino al nonno: “ Il mio pennello dipinge un legame tra di noi” sostiene David. 

La pittura di David Kassan cattura l’umanità nella sua vera forma che non è data solo dalla rappresentazione pittorica del soggetto da rappresentare, ma è alimentata dal dialogo che intercorre tra David e la persona che mentre racconta della sua vita lascia che le  sue espressioni attraverso il ricordo offrano a David preziosi momenti da fissare sulla tela perchè oltre a rappresentare queste persone parla con loro in modo da conoscerle meglio, cogliendo attraverso le sfumature dell’espressività dei loro occhi e del loro volto, il loro dolore e la speranza che li accompagna. In sintesi David Kassan diventa il mezzo tra il soggetto e lo spettatore in una sorta di introspezione dalla quale David riesce a ricavare tutta l’umanità che c’è e che poi fissa su tela con le sue strabilianti doti tecniche,

e con l’intenzione di controllare il mezzo di pittura ad olio in modo da non interferire con la visione dello spettatore.

Nato a Little Rock in Arkansas, oggi vive tra Albuquerque (New Mexico) e Brooklyn con la compagna Shana Levenson, anche lei pittrice dalle doti eccezionali. Attualmente è rappresentato dalla Galleria Henoch di New York.  Ha ottenuto una laurea in Belle Arti alla Syracuse University College a New York nel 1999, imparando dai maestri del realismo tra cui Harvey Dinnerstein e Burton Silverman per poi studiare alla National Academy School of Fine Art dal 2001 – 2007 e sempre in questi anni all’Art Students League di New York per poi proseguire al British Institute of Florence nel 2003. Il suo primo lavoro è stato disegnare progetti per i designer, usando astrazioni e composizioni fantastiche che non avevano nulla a che fare con le informazioni che avrebbe poi dovuto presentare, ma l’esperienza gli è servita ed ha imparato a rendere il design subordinato alle informazioni e avere i siti più bilanciati tra le informazioni e il design.

Nonostante l’indiscutibile talento Kassan cerca sempre di migliorarsi e mettersi alla prova con dipinti sempre più complessi e importanti: Nel gennaio 2017, ha viaggiato con  Chloe Lee, con cui hanno formato The Edut Project per catturare e raccontare storie dei sopravvissuti dell’Olocausto attraverso i dipinti di Kassan, oltre a profili scritti e cortometraggi. Hanno viaggiato da New York a Los Angeles per incontrare undici sopravvissuti di Auschwitz in modo da poter portare l’attuale serie di dipinti dei sopravvissuti alla Shoah ad un livello successivo poichè il numero di sopravvissuti alla guerra, sia di coloro che hanno vissuto la guerra, sia coloro che hanno sofferto nelle sue espressioni più terribili, si è ridotto a poche centinaia di migliaia e quel numero si riduce ogni giorno. L’idea di David Kassan è una rappresentazione a grandezza naturale di tutti gli undici sopravvissuti di Auschwitz lunga circa 18 piedi (5 metri e mezzo) e alta 8 piedi (2metri e mezzo). Il dipinto non è un’opera su commissione e di conseguenza non c’è alcuna garanzia della sua vendita, solo una garanzia del suo forte impatto sociale. La scala, la complessità e il significato di questo dipinto ne fanno un pezzo d’arte che non può essere ignorato. Una volta completato, ci sarà un dipinto e un film che istruirà e potrà essere fonte di ispirazione. Attualmente il progetto procede con i finanziamenti dal USC Fisher Museum of Art e dalla USC Shoah Foundation, nonché una mostra programmata per settembre 2019 al Fisher Museum perchè le storie dei sopravvissuti dell’Olocausto, della loro sofferenza e delle vite che hanno vissuto  meritano di essere raccontate.

Tecnicamente le opere di David Kassan combinano soggetti figurativi con trame di sfondo astratte ispirate ai grandi artisti come Franz Kline e Robert Rauschenberg, lo sfondo è rigido con la tipografia che si rompe contro la rotondità della figura e contro la dimensione della figura solitamente a grandezza naturale perchè vuole che occupino lo stesso spazio dello spettatore, in modo che sembrino più reali, più presenti; Hic et nunc. Solitamente dipinge dal vivo ma può succedere, vista l’età dei soggetti, che lavori anche dalle fotografie se i suoi soggetti non sono in grado di posare per lungo tempo.

 Le opere di David Kassan sono come le definisce lui “una via di mezzo tra il poema e la novella” perchè parlano di gente sopravvissuta perchè sfuggita appena in tempo o messa al riparo da persone coraggiose, oggi riconosciute come i Giusti tra le Nazioni, che li hanno nascosti rischiando a loro volta la loro stessa vita. Ma sono di fatto persone che hanno sofferto dolori atroci vedendo deportare i propri cari. 

Selezionato per diverse esposizioni di gruppo ha avuto anche molte personali ed ha vinto  l’ambito premio The William Draper Grand Prize e People’s Choice Award alla Conferenza di Atlanta dalla Portrait Society of America alla fine di Aprile 2017 con l’opera “Amore e Resilienza, Ritratto di Louise e Lazar Farkas, Survivors of the Shoah”.

Il progetto più importate però sarà quello al USC Fisher Museum nel 2019 con The Resilience Exhibition- Painting of Survival, in collaborazione con Steven Spielberg, già produttore di Schindler List nel 1995.

Il suo approccio leale e profondo, ma allo stesso tempo fresco nella rappresentazione della Shoah, affianca storie di atrocità umana a storie di speranza e lo vedrà esporre in occasione del 25mo anniversario  dell’USC The Institute for Visual History and Education in California e 80mo anniversario del USC Fisher Museum.

Tra i vari personaggi rappresentati ci sono: Sam Goldofksy, Elsa Ross e le gemelle Roslyn Goldofksy e Bella Sztul, Louise and Lazar Farkas, Raya Kovensky. Ci sono anche dipinti d famiglia: la mamma, Roberta Joy Kassan e il papà Steven I Kassan, Dotothy The Wanderer, , Solemn the Barron e Jaece Lutece.

Lo scopo dell’esposizione è quello di far conoscere le storie, la sofferenza dei sopravvissuti perché attraverso queste opere e questi racconti la società possa contrastare non solo l’antisemitismo, ma tutte le forme di intolleranza, e queste immagini così intime dell’Olocausto ci insegnano a proteggere, promuovere e difendere i diritti umani nel mondo di oggi.

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