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The Art of The Portrait, l’evento annuale -IMPERDIBILE- organizzato dalla Portrait Society of America apre i battenti ai tanti, straordinari, artisti che quest’anno si sono dati appuntamento all’Hyatt Regency Reston, nell’omonima cittadina, sita a pochi chilometri dalla capitale degli Stati Uniti d’America, Washington D.C.
La convention, oltre ad essere un ottimo strumento educativo nel quale vedere gli artisti all’opera rappresenta anche un momento di convivialità e condivisione. Tra i partecipanti ci sono sia volti noti -fra essi qualcuno vanta la partecipazione a tutte le convention passate- e nuovi artisti che che riescono a respirare a pieni polmoni il senso di famigliarità e condivisione che l’istituzione è stata in grado di creare attorno a sè: valori imperdibile al giorno d’oggi che non sembrano però voler intaccare l’ambiente dell’arte. Per fortuna.
Ad accogliere i partecipanti, arrivati quasi in toto nella serata di mercoledì per salutarsi prima dell’inizio ufficiale della convention, c’è stato il sorriso smagliate di Christine Egnosky -executive director of the Portrait Society of America- accompagnata come sempre da Michael Shane Neal -chairman of the Portrait Society of America- e da tutto il team che con tanta premura organizza ogni anno l’evento, coadiuvato dall’aiuto dei tanti artisti membri che vestono i panni di volontari con entusiasmo, come si fa in una grande famiglia.
Protagonisti delle sessioni dimostrative pre-convention di quest’anno sono stati quest’anno: Scott Burdick, Susan Lyon e Mary Whyte.
Le dimostrazioni pre-convention sono strutturate in maniera tale per cui alla sessione dimostrativa del mattino realizzata ad opera dei faculty member, segue una sessione pratica in cui i partecipanti sono invitati a ritrarre i modelli in posa -sotto forma di ritratto o a figura intera, a seconda delle preferenze- sotto l’algida del faculty member di turno che dispensa indicazioni, consigli e feedback. I feedback, in particolare, così come le sessioni critiche che si svolgeranno nei giorni a seguire in appositi spazi dedicati, rappresentano uno strumento efficace che consente di migliorare sensibilmente la tecnica, addentrandosi un pò anche nella logica artistica dei faculty members.
Il workshop di Scott Burdick ha trattato un argomento ostico, soprattutto per i principianti: “The Big Shape Approach to Drawing”. A partire dall’uso del carboncino in polvere diluito in acqua, che l’artista stende con grandi pennellate, Burdick ha scurito il background per poter leggere in maniera più chiara i valori tonali del piani del viso.
Secondo Burdick la realizzazione delle grandi forme è alla base di una corretta composizione che necessita sia di una buona base di disegno che del corretto studio dei valori tonali. A partire da questi presupposti e rifacendosi ad un insegnamento di Bill Parks -suo maestro e mentore durante gli studi all’American Academy of Art- per poter realizzare una buona composizione è necessario fare un analisi di cosa “specificatamente” funziona e di cosa invece non funziona nella composizione.
Una domanda schietta, che Burdick si pone costantemente e che è alla base del suo stile artistico che combina elementi astratti ad elementi realistici, in un continuo processo di “distruzione e resurrezione”, in cui all’artista spetta il compito di sperimentare al punto da poter utilizzare in maniera più consona tutti gli strumenti a sua disposizione.
Nel workshop, “Dinamic Color with Pastel” di Susan Lyon, l’artista si è approcciata al ritratto a pastello a partire da una referenza fotografica che ha realizzato, senza seguire pedissequamente l’immagine, su un foglio di carta tonale scura. Un approccio del tutto innovativo e interessante perchè, come ha dichiarato l’artista: “It’s very exciting to see the shapes come through from the dark of the black paper”.
Forte sostenitrice della pittura dal vero, Lyon non disdegna sperimentare con le referenze fotografiche che considera esclusivamente come suggestion e che di conseguenza non copia pedissequamente. Prima di realizzare la composizione finale, l’artista esegue abitualmente molteplici studi compositivi al fine di trovare la soluzione che meglio la soddisfa: un processo che si rivela molto più tricky di quanto si possa immaginare.
Se per la realizzazione di disegni dal vero Lyon si aiuta con l’ausilio del pennello, che funge da strumento di misurazione per la valutazione delle linee compositive e l’angolazione, per la pittura da referenza fotografica -per cui predilige il formato sight-size- tende a controllare la distanza fra le parti. Per la composizione corretta di un ritratto Lyon utilizza cinque punti cardine del viso che tengono conto delle zone d’ombra e con le quali esegue la corretta mappatura del viso. I cinque punti sono: l’orbita oculare, la base del naso, il labbro superiore, il labbro inferiore e la base del mento. Sulla dimostrazione giornaliera Lyon ha lavorato dall’interno verso l’esterno puntualizzando che: ”everything in the shadows is a mystery” per cui evidenziare bordi e contrasti, più o meno morbidi, aiuta a creare la connessione fra le parti.
Mary Whyte, autrice dell’ambizioso progetto, “We the People: Portrait of Veterans in America”- in esposizione, in questi giorni (al) The Army Museum- ha trattato un tema molto caro che caratterizza ogni suo singolo dipinto: “Drawing with Emotion”.
L’emozione è infatti il comune denominatore di ogni sua opera, caratterizzata da una poesia capace di enfatizzare le peculiarità dei soggetti rappresentati nella loro quotidianità e, il più delle volte, nella loro solitudine.
Secondo la Whyte, che per la sessione dimostrativa ha realizzato il ritratto della vulcanica modella Nathalie, nel processo compositivo è necessario pensare in termini di forme procedendo dalle grandi alle piccole forme fino ad arrivare alla definizione dei dettagli. Per poter realizzare composizioni emotive, capaci di coinvolgere lo spettatore, secondo Mary Whyte è necessario metter in chiaro tre concetti chiave: identificare le emozioni provate nell’osservazione del soggetto da rappresentare, con il suo modo di essere unico e irripetibile. Un concetto che deve prendere forma prima ancora di mettere mano al pennello e alla tavolozza. Il secondo fattore è la composizione del dipinto: definire il movimento del soggetto, gli elementi che lo caratterizzano e il background aiuta l’osservatore a lasciassi coinvolgere nella narrazione del soggetto rappresentato e nel suo trascorso. Last but don’t least, secondo la Whyte è necessario rimanere in rotta: valorizzando una sola idea alla volta, un solo feeling, capace di enfatizzare, con semplicità, tutto il pathos del soggetto.
Nel tardo pomeriggio, alla consegna dei badge è seguito lo straordinario Face-Off: l’evento catalizzatore che ha radunati tutti i partecipanti e che ha visto protagonisti diciotto artisti che, suddivisi in gruppi di tre, hanno realizzato il ritratto dal vero dei modelli in posa.
Fra loro ci sono stati: il leggendario Max Ginsburg, Louis Carr, Daniel Keys, Rose Frantzen, Ron Hicks, Thomas Caleb Goggan, Oliver Sin, Quang-Ho, Robert Liberace, Kevin Macpherson, Dominique Medici, Mary Qian, Anthony Ryder; Rick Casali, Dominique Medici, Jeff Hein, Jennifer Gennari e Suchitra Bhosle.
Il Face-Off è sempre un evento dal fattore WOW: durante le tre ore di sessione gli artisti, in una gara contro il tempo, realizzano dei ritratti che saranno esposti in seguito all’asta silenziosa. I proventi dell’asta saranno impiegati dalla Portrait Society of America, per sostenere il programma di borse di studio e i vari progetti in essere dell’istituzione, che è sempre in prima fila nella divulgazione dell’arte secondo tradizione.
La giornata si è conclusa con l’ open painting demonstration dal titolo, “The Next Generation”. Nelle due ore e mezza a disposizione quattro giovani talenti emergenti: Celia Liberace e Jared Brady, Kyle Ma e Stephanie Thomson, hanno condiviso con il publico il loro approccio all’arte del ritratto. Al momento di silenzio iniziale è seguito un flusso di informazioni riguardanti non solo il loro modo di fare arte ma anche il loro background artistico, cominciato in tenera età. Impagabile è stato vedere il maestro Max Ginsburg, “il pittore della gente”, osservare incuriosito e divertito queste quattro promesse dell’arte a proposto delle quali ha dichiarato:”They are the Future!” Poche parole con un grande significato. Del resto, vedendoli all’opera, con il loro entusiasmo e la loro tenacia, ci si chiede: come dargli torto?
Miami Niche vi aspetta domani per l’apertura ufficiale della The Art of The Portrait della Portrait Society of America che quest’anno celebra il XXV anniversario dalla sua fondazione.
Rimanete sintonizzati e seguiteci.
(on the title: The magnificent Rose Frantzen during the Face-Off. She is ten artists in one)