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Pop Art come protesta all’angoscia esistenziale, rivoluzione all’Espressionismo astratto, o linguaggio autonomo ed originale dell’identità americana? Quesiti leciti e tutti veritieri. La Pop Art, contrazione di Popular Art, da non intendersi con la mera accezione di arte popolare bensì come arte massificata prodotta per il popolo, rappresenta uno dei tratti più significativi e riconoscibili dell’arte americana della seconda metà del Novecento. Sono questi gli anni ’50/’60: gli anni del boom economico, del consumismo eletto a sistema di vita, delle rivoluzioni giovanili e della massificazione dell’arte e della cultura che consegna al culto di massa le icone della civiltà consumistica. Ed è in questo spaccato che arte e cultura saranno trasformate, filtrate, assimilate e ritrasmesse dai media – tv, cinema, fumetto – in nuovi ed essenziali valori per l’affermazione della propria esistenza. I principali esponenti ebbero successo al punto tale da diventare vere e proprie celebrities fotografate sui grandi rotocalchi: le loro offerte di lavoro divennero sempre più elevate e le loro opere sempre più richieste. Inevitabile fu la “conseguente”necessità di affidarsi alla stampa serigrafica e litografica caratterizzata dai colori
vivaci e dalle superfici piatte e impersonali che le rendevano interscambiabili. Questi processi di stampa, seriale e ripetitiva, consentiva di poter giocare con l’immagine facendone isolamenti ed ingrandimenti, abbattendo, nel contempo, i prezzi e sradicando così il concetto di arte relegato alla produzione di opera unica. La mostra, che si terrà presso il Lowe Art Museum di Coral Gables, esporrà una selezione di 37 stampe provenienti dalla collezione permanente dello Smithsonian American Art Museum di Washington, attualmente in tour negli Stati Uniti d’America, con il supporto organizzativo della C.F. Foundation di Atlanta. Alcune delle opere, selezionate da Joann Moser, vice capo curatore del museo, sono raramente esposte al pubblico. L’installazione comprenderà opere provenienti principalmente dalla produzione anni ’60 di: Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Allan D’Arcangelo, Jim Dine, Robert Indiana, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Mel Ramos, James Rosenquist, Andy Warhol e Tom Wesselmann.