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Sono stati Eric Rhoads e Peter Trippi a fare gli onori di casa per l’apertura ufficiale della terza edizione di Realism Live, l’evento esclusivo interamente dedicato al realismo contemporaneo.
Realism Live oltre a coinvolgere un corpo docenti ed un pubblico internazionale proveniente da 49 stati sparsi in 20 paesi nel mondo, presenta un‘occasione davvero unica per imparare da alcuni insegnanti che hanno dismesso i panni del docente per dedicarsi esclusivamente all’attività artistica. Docenti che sono tornati ad insegnare in occasione di Realism Live lasciandosi coinvolgere dall’entusiasmo strabordante e appassionato di Eric Rhoads, Peter Trippi e tutto il team, impeccabile, di Streamline Publishing.
La terza edizione di Realism Live è partita con il botto rispetto alle giornate dimostrative tradizionali. Il merito va probabilmente riconosciuto ai due moduli dimostrativi proposti dall’organizzazione per questa edizione che hanno raccolto l’entusiasmo del pubblico: nel primo Michelle Dunaway ha realizzato dal vivo il ritratto di Peter Trippi; nel secondo Karen Offutt, collegata in diretta dallo studio in Texas, ha eseguito un ritratto dal vivo nel corso dell’intera giornata.
È stata Michelle Dunaway ad aprire le danze. Lo ha fatto in maniera squisita ed assolutamente spontanea con il suo sorriso smagliante che è entrato in dialogo con l’amico di vecchia data, Peter Trippi: editor in chief di Fine Art Connoisser Magazine e soprattutto personaggio pacato e velatamente ironico che ha accettato con onore di essere ritratto da questa artista degna di nota.
Volto celebre soprattutto nell’ambiente della Portrait Society of America della quale è membro di facoltà, la Dunaway, è stata vincitrice di prestigiosi premi e riconoscimenti. È conosciuta anche per essere stata l’allieva prediletta di Richard Schmid: il celebre artista scomparso un paio di anni fa e il cui merito è quello di aver contribuito alla divulgazione della pittura Alla Prima. La pittura Alla Prima è tecnica pittorica ad olio diffusa dalla scuola fiamminga nel 1400 che consiste nel dipingere bagnato su bagnato. Richiede una buona dose di destrezza, unita ad un assoluto controllo degli strumenti dell’artista, che nel processo compositivo si lascia guidare dall’istinto senza mai dimenticare le regole di base. Un processo che può incutere paura, soprattutto per chi si approccia a questa tecnica per la prima volta, ma, come ribadisce la Dunaway vale la pena accettare la sfida perchè: ”La perfezione è basata sulla paura, l’eccellenza è basata sulla fede”, ha dichiarato l’artista.
Il ritratto di Peter Trippi è stato realizzato nel suo studio a New York: un ambiente con una luce un pò complessa da gestire e che ha aperto immediatamente una riflessione riguardo l’importanza della luce naturale e l’importanza di ritrarre il soggetto dal vero, con tutti i vari accorgimenti che ne conseguono.
Quel che accomuna Michelle Dunaway a Peter Trippi, oltre all’eloquenza, alla profondità di pensiero e alla conoscenza della storia dell’arte, è che entrambe considerano il processo compositivo importante quanto il risultato finale, perchè come ha dichiarato Peter Trippi:”Il processo è parte integrante del viaggio”. É durante la sessione di posa infatti che l’artista coglie le sfumature essenziali del soggetto che deve rappresentare. Sfumature che rappresentano la stessa essenza del realismo, e che basandosi sulla rappresentazione del soggetto e da ciò che si prova in quel particolare momento, conferiscono una straordinaria intimità che assolve il realismo dalla definizione sterile di mera copia della realtà. Sfumature che possono anche essere divergenti in base al livello di conoscenza degli interlocutori, come ha dichiarato la stessa Michelle Dunaway, riferendosi a due suoi ritratti eseguiti da Richard Schmid e da Michael Shane Neal, altro grande personaggio degno di nota.
Quel che colpisce di Michelle Dunaway, ad ogni modo, è la straordinariua capacità di catturare l’essenza del soggetto a partire dalle prime pennellate, come dimostrato sia nel ritratto a Peter Trippi, che in quello a H.Lyon, eseguito in seguito nella sessione dimostrativa in qualità di ambasciatrice d’arte per Royal Talens, del quale usa gli oils Rembrandt.
Il processo compositivo della Dunaway si sviluppa dal punto focale del ritratto verso l’esterno. Punto focale che non necessariamente valorizza l’occhio in sé poichè la Dunaway trova molto interessanti anche le rughe di espressione o l’angolazione del sopracciglio. Un ‘altra particolarità nello stile della Dunaway è l’attenzione alla gestualità piu che al dettaglio, e alla realizzazione dei bordi, a proposito dei quali dichiara:” i bordi sono musica nei miei dipinti”. Una particolarità questa che l’accomuna sia al maestro Richard Schmid che al suo pittore preferito, John Singer Sargent.
Nell’evoluzione compositiva e nel rispetto delle regole di base la Dunaway ha dimostrato come alla perfezione delle linee preferisce lasciarsi andare seguendo l’emozione e il flusso naturale degli elementi. Lo fa in maniera spontanea, senza lasciarsi scomporre dalla pressione e dalla paura. Un elemento questo di grande importanza soprattutto per le nuove generazioni che avvertono molto il peso della prestazione e alle quali l’artista ha consigliato: “Bisogna guardare al soggetto con “occhi più morbidi”: essere a proprio agio con la pittura ed essere spontanei come quando si è bambini. Inoltre, sulla base dell’esperienza personale, la Dunaway ha ribadito l’importanza di studiare gli Old Masters dal vivo nei musei: ”Nessun libro, per buono che sia, è in grado di rendere la pienezza e le sfumature del dipinto visto dal vero”. Secondo l’artista copiare i grandi del passato nei musei consente di capire innanziatutto il modo osservavano la natura poinendosi domande e cercando delle risposte. Un fattore ancora più importante della tecnica in sé.
L’artista texana Karen Offutt ha realizzato, nell’arco dell’intera giornata, un ritratto in tempo reale, mostrando i vari steps compositivi dall’inizio alla fine del processo.
L’amore per l’arte figurativa e la ricerca di una scuola che impartisse i concetti classici dell’arte rappresentativa hanno spinto Karen Offutt a trovare nel tempo la propria dimensione e a fondare, in collaborazione con Jennifer Balkan e Raz Seri, l’Atelier Dojo ad Austin, TX.
L’Atelier Dojo si basa su un rigoroso programma accademico ed offre una formazione classica impartita sullo stile dell’accademia francese e degli atelier rinascimentali italiani.
Nella sessione dimostrativa Offutt, pur lavorando su un ritratto alla prima, ha mostrato tutti i passaggi necessari per la realizzazione di un ritratto realistico, a partire dall’importanza dell’osservazione diretta le cui caratteristiche consentono di distinguere l’esecuzione di un ritratto realizzato a partire da un’immagine fotografica rispetto ad un immagine dal vero, poiché: “Le differenze sono visibili non solo nella percezione delle luci e dei colori ma anche nella realizzazione dei bordi”, ha dichiarato l’artista. Dipingere dal vero, in presenza di una modella, per l’artista è fondamentale perchè la mancanza di tempo, dovuta alle tempistiche della sessione di posa, richiede la ricerca di soluzioni nell’immediato e consente di fissare le informazioni necessarie.
Dopo avere realizzato un iniziale processo compositivo con la scomposizione delle singole parti in grandi forme ha messo a fuoco l’idea generale di luci e ombre. “Questo è un processo mentale non semplice da mettere in atto ma che diventa naturale con la pratica costante e rigorosa”, afferma l’artista a tal riguardo. Nel procedere ha in seguito aggiunto gradualmente le informazioni affinando i dettagli con un pennello più piccolo e con transazione morbide di valori tonali e cromatici.
L’osservazione dal vero aiuta nella percezione dei colori ottici e la Offutt ha mostrato di avere grande rispetto per i flash tones che ha reso il più possibile fedeli agli originali e che ha mantenuto distinti nonostante la composizione armoniosa e multistrato che rendono l’immagine profonda e tridimensionale. Oltre all’utilizzo frequente dello specchio per controllare il dipinto, la Offutt ha fatto spesso riferimento a quelli che lei definisce ”i punti di ancoraggio” vale a dire al controllo di quei riferimenti anatomici che le consentono di verificare continuamente le misure e le proporzioni nell’insieme.
Artista professionista di terza generazione Lisa Egeli ha eseguito un piccolo paesaggio ad olio che ha saputo interpretare senza seguire pedissequamente la referenza fotografica. Una qualità questa che ha maturato nel tempo osservando e contemplando la natura fino al punto da farne proprie le leggi che la regolano riuscendo così a modificare i paesaggi a proprio piacimento.
Pur essendo una ritrattista straordinaria Lisa Egeli vive in un rapporto di simbiosi con la natura. Il perchè è da ricercare nell’infanzia trascorsa all’aria aperta che le ha consentito di affinare tutti i sensi e che le permettono di trasmettere le diverse sensazioni, non necessariamente visive, sulla tela.
L’indole particolarmente sensibile della Egeli è riconducibile anche alla pacatezza con la quale si approccia al dipinto: per poter trasmettere il sentimento e l’emozione l’artista necessita infatti di entrare in totale sintonia con l’ambiente circostante e il piccolo dipinto eseguito per la sessione ne è la dimostrazione.
Nell’esecuzione del paesaggio marino, che costituisce lo studio per una futura composizione su scala più grande, Egeli ha seguito i principi base della composizione che ha interpreta to evitando di disporre elementi centrali o “strong tangents” che tendono ad orientare la narrazione del dipinto. Particolarmente interessante durante la dimostrazione è stato il modo in cui l’artista ha dipinto alcuni elementi visivi apparentemente in contraddizione con le regole della natura, come per esempio le pennellate in verticale per la rappresentazione del movimento dell’acqua. Pennellate che possono risultare insolite se si pensa alla superficie orizzontale del mare, ma che hanno perfettamente senso quando sono disposte intenzionalmente dall’artista che le realizza esercitando un controllo totale del pennello: una caratteristica che Egeli definisce molto importante per un artista. Le sue pennellate piccole e verticali diventano quindi musica per il mare che l’osservatore è in grado di avvertire contemplando il dipinto ed entrando, di fatto, nel suo mondo.
L’artista Alex Kelly ha invece realizzato la dimostrazione floreale alla prima di una Austin Rose gialla. Nell’esecuzione del dipinto Kelly ha eseguito un block-in delle forme nel quale ha in seguito semplificato valori tonali, luci e ombre e per finire ha scurito il background in modo da far risaltare la rosa in tutto il suo splendore. Se nelle prime fasi del dipinto ha lavorato con pennello e spatola sul finire ha utilizzato uno strumento più consono ad un ambiente culinario che artistico. È proprio nella scelta di questo strumento -una semplice spatola da cucina in silicone- che Kelly mostra come la creatività nell’arte possa servire allo scopo. La consistenza della spatola ha offerto infatti a Kelly la possibilità di sfumare e tagliare i bordi in maniera quasi astratta eppure perfettamente in armonia con la composizione realistica che ha reso perfettamente il senso di gravità dei petali della rosa in tutta la loro fragilità.
Nella realizzazione della demo Alex Kelly ha più volte ribadito il suo mantra che consiste in alcuni piccoli accorgimenti da adottare durante il processo compositivo: strizzare gli occhi (per semplificare i valori), saper gestire le relazioni fra valori tonali e cromatici e fare tre passi indietro rispetto al dipinto, in modo da avere una visione complessiva della composizione.
Un problema personale ha reso impossibile la tanto attesa partecipazione di Glenn Vilppu, sostenitore del mantra: “no rules just tools”. Vilppu è statoin grado di trasporre i canoni del disegno rinascimentale nel campo dell’animazione della Disney e di Marvel, ricevendo, a marzo di quest’anno, il prestigioso Amy Awards dall’industria cinematografica di animazione di Hollywood.
Tra gli sponsors della giornata ci sono state le dimostrazioni della talentosa Kate Zambrano che ha realizzato un’opera a carboncino ed acquarello per Savoir-Faire e Zhenya Gershman per Blick Art Materials, che ha mostratocome realizzare splendide texture nelle sue gigantesche composizioni.
Fra gli ospiti graditi ed apprezzati della gionata c’è stata Nancy Atherton West, fondatrice di Dreamlinerartist, il gruppo Facebook ispirato, ma non ufficialmente affiliato, a Streamline Art Videos e ad Eric Rhoads. Potete iscrivervi o semplicemente dare un’occhiata a questo gruppo sempre più numeroso di Facebook, digitando sul seguente link: https://www.facebook.com/ events/1169818827302943/
La prima giornata di Realism Live è giunta a termine e noi di Miami Niche vi apsettiamo domani per conoscere altri sorprendenti artisti.
(on the title: Peter Trippi’s portrait by Michelle Dunaway)