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È ancora avvolta in un alone di mistero la figura di Anthoniszon van Aken, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Hieronymus Bosch. Fra i più grandi e misteriosi, maestri fiamminghi, Bosch è riuscito a vivacizzare la fantasia di studiosi ed appassionati grazie alle storie dense di simbologia e misticismo raccontate, con minuzia di particolari, da ciascuno dei molteplici personaggi, ironici e grotteschi, che abitano le sue tele.
Hieronymus Bosch, è nato in una famiglia numerosa, probabilmente di umili origini e composta in prevalenza da artisti: il nonno, il padre, alcuni zii e fratelli erano artisti ed è infatti riconducibile all’ambiente famigliare la sua formazione artistica. Bosch fu rivendicato come un pittore di origini spagnole per via dell’uso che fa del cognome “Bosco”, impresso su alcune sue tele, ma lo pseudonimo d Bosch deriva probabilmente dalla devozione alla città nella quale la famiglia si era trasferita, a ’s Hertogenbosch, nei Paesi Bassi. Eppure il Museo del Prado, in Spagna conserva tuttavia la più ricca collezione di opere di Bosch, con opere presenti anche all’Escorial (centro politico di Filippo II, personaggio fondamentale nella vita dell’artista nel tempo in cui potere religioso e potere politico conferivano) mentre altre opere sono conservate al Museum Boymans van Beuningen di Rotterdam, alle Gallerie dell’Accademia a Venezia, Italia, all’HetNoord-Brabants Museum sempre in Netherlands, dal Kupferstichkabinett di Berlino e alla National Gallery of Art di Washington.
Bosch fu, con gli artisti fiamminghi, uno dei primi pittori ad utilizzare l’olio: i pittori fiamminghi erano molto ricercati al tempo per la maestria con la quale maneggiavano l’olio e per via delle migliorie che ne hanno apportato, nel periodo compreso tra il tardo medioevo e l’inizio del Rinascimento. Dall’analisi delle opere nelle quai sono stati isolati elementi differenti, ad esempio: le piante, il cielo, i personaggi e le loro orecchie, si può dire quasi con certezza che i vari elementi sono composti da differenti persone presenti nella cerchia di Bosch. Un’altra conferma arriva da fatto che Bosch fosse un destrorso mentre alcune sue opere risultano dipinte con la sinistra: probabilmente tra gli aiutanti dell’artista sono da annoverarsi gli stessi componenti della famiglia .
Nonostante fosse un pittore affermato già al tempo, si sposò con una donna dell’alta società che lo inserì nella “Confraternita di Nostra Signora”: un’associazione che integrava il culto della Madonna con l’attività caritatevole. Altro punto a favore, dovuto alle nozze, fu il fatto che si inserì nella società alto locata, alla quale vendeva le sue opere esprimendo liberamente le sue idee, senza la necessità di lavorare ad opere su commissione, per guadagnarsi da vivere. Il simbolo della “Confraternita di Nostra Signora” si ispirava ad un mistico del ‘300 (Jan van Ruysbroek) che si batteva contro le sette eretiche e la corruzione del Clero ed aveva come elemento distintivo il cigno, pennuto che compare in alcune opere di Bosch come elemento a metà fra il cigno e l’oca: pennati di valore simbolico fortemente contrastante e per questo motivo, considerato una sorta di presa in giro della confraternita.
Hieronimus Bosch pur essendo da sempre un artista acclamato non ebbe né una scuola né dei seguaci, quanto piuttosto degli imitatori che ne copiarono lo stile. La fama demoniaca che Bosch si è portato appresso nel tempo è iniziata solo in seguito al furore dei riformati che condannarono le sue opere e in parte le distrussero. All’oggi si contano in tutto 25/26 opere alcune delle quali sono state conservate purtroppo in pessimo stato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia e restaurate in seguito (per un valore di $300.000 pagato per $145.000 dalla Getty Foundation e i rimanenti dal Netherland) per la mostra celebrativa dei 500 anni dell’artista, avvenuta nel 2016 a Den Bosch, in Netherland, che tuttavia non possiede alcuna opera propria dell’artista ed ha dovuto chiedere in prestito le opere ai musei possessori.
Nel 2010 un gruppo composto da critici e tecnici dell’arte, esperti di legno, restauratori e fotografi, oltre ad analizzarne le opere hanno scattato delle macro fotografie visibili agli infrarossi dagli addetti ai lavori che hanno messo in evidenza i pentimenti dell’artista e altri particolari, altrimenti non visibili, dall’osservazione i visita al museo, nel quale oltre alla distanza di sicurezza di 5 piedi da mantenere, talvolta il riflesso del vetro non consente di vedere il dipinto.
Ma alla vita tranquilla e agiata che Bosch si presupponeva avesse, sono emersi particolari molto importanti che rivelano come in verità l’anima dell’artista fosse in realtà scossa da tensioni e tempeste emotive. Oltre al tema dell’umana follia, uno dei temi a lui cari è l’incendio. Questo elemento si riferisce ad un incendio scoppiato nel mezzo della notte quando era bambino, che ha devastato gran parte della città. L’evento deve avere impressionato Bosch al punto tale da riprodurlo in molti pannelli. Un altro elemento ricorrente con una certa frequenza è la presenza di gufi o civette, animali considerati indemoniati e di cattivo auspicio perchè rappresentavano l’oscurità e il pericolo. Si pensava che questo uccello conferisse connotazioni sinistre e di cattivo presagio, utilizzate di proposito dall’artista nelle sue opere: la critica ha addirittura ventilato l’ipotesi che dietro l’immagine di gufi e delle civette ci sia la rappresentazione simbolica dell’artista. Se ne contano all’incirca 25, quasi uno per ciascun dipinto, oltre a quelli dei disegni, che si annidano ovunque. È interessante scoprire nelle diverse opere questi predatori notturni “mandati dal diavolo”: tutti diversi eppure tutti affascinanti.
Un altro tema affrontato da Bosch è la dicotomia Paradiso-Inferno, visibile soprattutto nel trittico Il “Giardino delle Delizie”, nel quale l’Inferno (il pannello sulla destra) rappresenta l’apoteosi della mente fantasiosa di Bosch in cui è l’uomo a dover decidere quale strada seguire: l’inferno o il paradiso. Entrambe le strade sono facilmente percorribili e le immagini di Bosch sono la conseguenza visiva di quello che comporta prendere la strada buona o la strada cattiva, infatti per entrambe l’artista ci mostra le conseguenze morali della scelta anche se in ogni caso c’è sempre una spirale di redenzione nei suoi lavori.
Essendo molte delle sue opere non datate si è proceduto a “leggere” le linee del legno sul retro del pannello rappresentato. Anche se le proporzioni delle figure non sono reali, l’accuratezza compositiva, la perizia del disegno, la brillantezza del colore ne fanno dei capolavori senza tempo.
I suoi disegni e i suoi pentimenti lasciano tuttavia ancora molte domande irrisolte perchè molto si è scoperto dalle analisi ai raggi x e dalla macro fotografie ma ancora non è ben chiaro cosa abbia spinto l’artista a rappresentare quelle immagini. Questo riamane un mistero, nonostante le mille teorie che si sono fatte a riguardo. Uno dei motivi per cui Bosch è molto apprezzato è la qualità delle sue illustrazioni, il mistero che c’è dietro ognuno dei suoi particolari, la “Inventio”, o mente inventiva che ha elaborato queste immagini e queste storie. Un‘artista brillante e curioso con una nuova visione particolare degli eventi, della vita e della religione: bisognerebbe cercare di capire fino a che punto queste immagini siano fuoriuscite dalla mente creativa dell’artista e dalla sua cultura o se piuttosto derivano dall’indottrinamento di qualcuno.
Tra le opere sono da annoverare ci sono il “Trittico delle Delizie” al Museo del Prado, il “The Haywain Triptych” conservato dal 1914 all’Escorial, il “Christ Carrying the Cross” al Museum of Fine Arts, Ghent Belgium, “Ship of Fools” al Louvre di Parigi, “The Last Judgment “ all’Academy of Fine Arts in Vienna, “Death and the Miser” alla National Gallery of Art e il “Trittico della Martire Crocifissa” alle Gallerie dell’Accademia di Venezia; tra i disegni a inchiostro e penna si ricorda il meritevole: “The Field has eyes the Forest has Ears”, che recita un frase latina tradotta come” Povera è la mente degli uomini… sempre usando le invenzioni di qualcun altro e non pensando mai a se stessa”.
In sostanza di lui si dissero tante cose: “c’è chi lo riteneva un eretico, chi un pazzo e chi invece un eroe capace di sbattere in faccia al mondo, attraverso quelle poche opere che sono rimaste, la cattiveria e la bestialità insita nella natura umana” come ha scritto Mario Bussagli, grande conoscitore di Bosch che ha scritto un libro edito dalla Giunti editore, molti anni fa. Ritengo personalmente che le sue opere siano un racconto senza fine curato nei minimi dettagli e dalla magia della rappresentazione dei personaggi e del loro contesto in grado di sollecitare le menti fantasiose che lo contemplano estasiate.
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