This post is also available in:
Fra i programmi artistico-culturali organizzati da Fountainhead, ci sono eventi che mirano ad esplorare e a consolidare alcune delle realtà artistiche più esclusive della città non solo dal punto di vista di chi produce l’arte ma anche dalla prospettiva di chi la colleziona e la promuove. Kathryn Mikesell ha organizzato per i Visionary Member di Fountainhead, un’interessante conversazione con Craig Robins, nella sede della Craig Robins Collection, allestita negli studi di Dacra del Design District, al 3841 NE sulla 2nd Avenue.
Craig Robins oltre ad essere un fervido sostenitore di Fountainhead e dell’impatto che l’istituzione ha sull’arte e sulla città di Miami, è anche una persona benvoluta nell’ambiente per via del impegno messo nel valorizzare artisti non ancora affermati, sostenendone e favorendone le carriere professionali. La sua collezione include infatti opere di Christina Quarles e Tschabalala Self, entrambe ex-alunne della Fountainhead Residency, rispettivamente nel 2017 e nel 2014 ed entrambe lanciate nel panorama artistico internazionale
Architetto, sviluppatore immobiliare, imprenditore e filantropo nato a Miami Beach nel 1962, il visionario Craig Robins ha inciso in modo indelebile il paesaggio della sua città natale, con le sue visionarie variazioni urbane, che combinano elementi artistici di installazioni site-specific ad architettura. A lui si deve la riqualificazione di alcune zone di Miami e Miami Beach a proposito delle quali dice “Un tempo parlare di Miami equivaleva a parlare esclusivamente di Miami Beach, una città con una propria identità architettonica costituita dallo stile Art-Deco e abbandonata suo malgrado al degrado, complice il dilagare del crac e l’alto tasso di criminalità. Nessuno mai aveva considerato la possibilità di riqualificare zone urbane oltre il ponte che conduce a Miami”.
Il suo impegno urbano, che ha una forte componente sociale in termini di ritorni spirituali che derivano dall’investire in modo equo in cultura e commercio, è cominciato nel 1987 con l’intervento conservativo su importanti zone di Miami Beach (Española Way, Washington Avenue e in un secondo momento Lincoln Road, fino ad AQUA, il complesso residenziale costruito su Allison Isle nel 2008) a fianco di un altro grande visionario che ha lasciato un’impronta nel quartiere di Wynwood: Tony Goldman. Infatti, per Miami la figura di Craig Robins sta al Design District come Tony Goldman sta a Wynwood: entrambi sono riusciti a riqualificare zone disagiate trasformandole in zone di interesse sociale e artistico-culturale di fama mondiale. Un grande senso di riconoscimento che porta Robins a definire Tony Goldman come il suo secondo straordinario mentore, il primo è stato il papà, anch’egli imprenditore immobiliare e suo sostenitore. È divertente sapere che mentre nel panorama sociale di Miami circolavano attori, cantanti e modelli alla ricerca di angoli accattivanti della città, ad abitare uno dei suoi primi edifici ristrutturati è stato proprio Keith Haring, fra i personaggi clou del mondo della Street Art e della Pop Art.
Ironia della sorte o semplice evoluzione naturale del suo istinto visionario (misto ad un pò di fortuna, dice lui) l’approccio artistico di Craig Robins è iniziato ai tempi degli studi universitari in architettura compiuti a Barcellona.
La città di Mirò, amata da Salvador Dalí e da Picasso, ma soprattutto la città di Antoni Gaudì che con la sua opera architettonica per antonomasia, l’incompiuta Sagrada Familia (nata sull’idea dei castelli di sabbia fatti dei bambini sul bagnasciuga) è stata ampia fonte di ispirazione per Robins, sia per il suo concetto di città, radunato attorno alle piazze con relative interazioni sociali, sia nello sviluppo del concetto di arte moderna sviluppata attraverso le immagini del più grande pittore spagnolo di fine 1700, Francisco Goya, esposto al Museo del Prado.
Una folgorazione quella per Goya che ha spinto Robins ad acquistare opere originali dell’artista, oggi esposte negli spazi Dacra, e a commissionare l’opera emblematica all’artista concettuale John Baldessari (noto all’ambiente di Miami anche per la facciata del View City Garage) come sintesi delle sue passioni e dei suoi interessi artistici (Real Shadows.)
Craig Robins è cresciuto osservando artisti dipingere tra le mura di casa, ospiti della mamma e se il Design District è nato con la volontà di creare un polo centrale in grado di far confluire architettura, arte e cultura nel buon cibo e nello shopping di lusso, gli allestimenti site-specific e l’architettura che prendono forma nel distretto non sono altro che l’estensione della collezione artistica di Craig Robins, come hanno dimostrato John Baldessari, o Urs Fisher (quest’ultimo con un’opera esposta in Paradise Plaza). Le opere all’interno della collezione, composta da duemila pezzi ed esposti a rotazione (duecento dei quali donati al Peréz Art Museum di Miami, del quale è amministratore fiduciario), spaziano fisicamente da opere pittoriche a sculture e installazioni fino ad inglobare importanti pezzi di design che convivono armoniosamente fra gli uffici Dacra, offrendo al visitatore un approccio all’arte totalmente differente da quello proposto nelle collezioni canoniche: grandi sculture sono allestite nella zona di accoglienza centrale sulla quale aleggia lo splendido lampadario The Tide, di un metro di diametro, ideato dall’inglese Stuart Haygarth e composto da rifiuti plastici raccolti sulle spiagge. L’opera è la numero 10 su una produzione di 10 pezzi.
In fin dei conti la sua collezione (visitabile gratuitamente previa prenotazione), come il Design District è un ambiente nel quale si combinano momenti di cultura a momenti lavorativi e a momenti di relax: un ambiente che è in grado di far convergere la gente con motivi più disparati ed in grado comunque di soddisfare le aspettative del visitatore e le curiosità dell’appassionato con allestimenti anche temporanei presenti ad ogni angolo delle strade.
Ascoltando Craig Robins parlare, stando seduti sulle panche originali realizzate da Morris Lapidus e da Jean Prouvé, o sulle sedie multicolor Clay modellate a mano di Maarten Baas, è interessante formalizzare sillogismi tra architettura, arte e design mentre proprio a fianco di Craig Robins e Kathryn Mikesell, l’arte effimera della scultura in cera Standing Julian,(Second Life Material) di Urs Fisher, si consuma all’aria.
Fra i meriti riconosciuti a Craig Robins va anche quello di aver contribuito a portare a Miami l’edizione invernale di Art Basel/Miami Beach e di aver fondato un’altra importante fiera espositiva: il Design Miami. Due tra le più importanti fiere artistiche e di design al mondo che hanno valso a Miami, l’appellativo di città artistica e culturale tra le più influenti d’America. Un altro grande passo per la città, un tempo apprezzata esclusivamente per il turismo balneare.
La serata si è conclusa in compagnia di Tiffany Chestler (Direttrice della programmazione culturale della Craig Robins Collection) che ci ha condotti lungo i corridoi di Dacra, dove si trova la grande scultura in alluminio di Pawel Althamer, insieme a diverse opere di John Baldessari (Robins ne ha possedute 33, su suggerimento dell’amico gallerista Jack Tilton), di Marlene Dumas e di Nicole Eisenmann, fra gli altri. Una passeggiata itinerante lungo il simbolismo artistico del visionario Craig Robins: tra lavoro e cultura post-modernista.
.