Rocking Chair #76-100, dai racconti della nonna alle sessioni podcast: l’arte che si fa ad arte con BABA Collective alla Swampspace Gallery.

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Quando si pensa ad una sedia a dondolo balzano subito alla mente le immagini di nonni e genitori che raccontano le storie tramandate di generazione in generazione, mentre accompagnano i propri figli alla buonanotte. La serie di podcast, ideate da BABA Collective e giunte alla loro terza edizione, si rifanno simbolicamente al concetto di sedia a dondolo come concetto di narrazione spontanea di storie autentiche, raccontate da artisti, galleristi, curatori d’arte di musei e da tutti coloro che prendono parte al processo creativo. Numerate progressivamente dal #76-100, le sessioni podcast di BABA Collective alla Swampspace sono la terza parte di un lungo percorso cominciato nel 2017 con una prima serie (#1-50) e proseguito nel 2018 con una seconda (#51-75) che hanno trovato nel calore dello Swampspace di Oliver Sanchez, la giusta collocazione nella quale completare la terza serie.  Sono esperienze vissute,  proiezioni del processo artistico, ispirazioni e meccanismi complessi che muovono lo specchio che riflette la società meglio di  chiunque altro, l’arte. 

Oliver Sanchez

Aperta dal 4 al 24 Maggio, la terza sessione di Rocking Chair abbina ad opere d’arte tangibili allestite sulla base di riflessioni, atmosferiche, meditative e di forma, le registrazioni audio di 25 artisti tra i quali: Oliver Sanchez (#76) che non necessita di presentazione nell’ambiente di Miami sia a livello artistico che a livello di spazio espositivo. Il proprietario dello Swampspace Gallery di Miami, da giovane, insieme al fratello Adolfo, ha partecipato attivamente alla fama dell’iconico Club 57 di New York, città nella quale si erano trasferiti e dalla quale è tornato a Miami per “dare quel che ha ricevuto”; l’arte come cultura pop combinata al fashion è la concezione dell’artista Nick Manshie (#77); la pratica di sistemi mistico-ancestrali, derivanti da religioni giudeo-cristiane e afro-caraibiche è quello che sta alla base dell’arte di Nicole Salcedo (#78); il focus è la versatilità dell’argilla con le quali narra storie, il concetto di arte secondo Myung Nam An (#79); il valore intrinseco delle opere d’arte di Lucinda Linderman (#80) che assume nuove sembianze partendo da materiali di scarto; le immagini in bianco e nero di Amanda Bradley (#81) le superfici artistiche di Michelle Weinberg (#82); le combinazioni non convenzionali delle opere di Stephanie Jaffe (#83);  sono ispirate dallo studio delle forme organiche trovate nel mondo naturale le opere di Valeria Yamamoto (#84); procede per interconnessioni tra ambiente naturale e ambiente costruito per mano dell’uomo l’arte di Nick Gilmore (#85); si ispirano alla street art le opere di Reginald O’Neal (#86); gli ologrammi del fotografo Mark Diamond (#87) rappresentano il suo concetto artistico; la multidisciplinarità di Carrie Sieh (#88); l’assemblamento di Kerry Phillips (#89); l’esplorazione di oggetti effimeri di Gabriela Garcia d’Alta (#90); la poliedricità di Belaxis Buil (#91); le reazioni spontanee di Juan Henrique (#92); le immagini digitalizzate di David Gary Lloyd (#94); i tranfers di Marina Gonella (#95); la scultura in metallo di Ian Fichman (#96); il mondo 4D di Elaine Defibaugh (#97); i ricami simbolo del patrimonio orientale ed occidentale di Eurydice (#98); la fotografia di strada di Shariff Slimting (#99). Ed oltre a tutto questo i racconti di Anthony Spinello (#93), giovane artista, gallerista e curatore di Spinello Project e di Jordana Pomeroy (#100), direttrice del Patricia and Frost Art Museum di Miami. 

BABA Collective: from left Elysa D. Batista e Maria Theresa Barbist

Il Collettivo BABA si fa ad arte per raccogliere i racconti orali di chi l’arte la vive in prima persona: RCS (Rocking Chair Sessions) è arte narrata dentro l’arte mossa dalla necessità di accedere alle interviste, il materiale più prezioso, oltre al valore intrinseco e sociale dell’opera, che gli artisti mettono a disposizione.

Il Collettivo BABA, prende il nome dalla iniziali del cognome dei due membri fondatori: Elysa D. Batista e Maria Theresa Barbist, che si sono conosciute nel complesso artistico della Bakehouse: Elysa è una scultrice con un background da grafica pubblicitaria è nata a Panama ed è cresciuta a Miami, compiendo gli studi a New York; Maria, originaria di Innsbruck, è un artista multimediale con un background da psicologa e psicoterapeuta, prima di vivere a Miami si è trasferita a San Francisco per studiare psicologia dell’arte. Proprio dalla professione di quest’ultima nasce l’idea delle sessioni, alla cui poltroncina da psicoterapia freudiana si sostituisce quella della sedia a dondolo dall’aspetto più evocativo e indubbiamente meno stressante. Le sessioni di podcast sono archiviate online sulla RCS (Rocking Chair Sessions) e sono registrate una volta alla settimana, di solito il lunedì. Il numero di partecipanti è variabile e dipende dalla grandezza della sede dell’allestimento galleristico che si compone di: opera d’arte e podcast del relativo artista contrassegnato da fotografia, rigorosamente seduto sulla sedia a dondolo, e da un paio di cuffie con le quali ascoltare la sessione, dalla durata di 50-55 minuti, che diventa momento tangibile attraverso il quale  impegnarsi in un dialogo intenso e vivace all’interno multiculturale comunità artistica del South Florida. 

#79-Myung Nam An

Le sessioni di Rocking Chair sono tutte scaricabili da questo sito: 

https://www.rockingchairsessions.com/sessions

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