Fra le opere di Lynne Golob Gelfman in compagnia dell’artista i conversazione con Barry Schwabsky, al Pérez Art Museum di Miami

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Il critico d’arte Barry Schwabsky, insegnante alla Yale University, intervista in esclusiva, per un numero ristretto di partecipanti, l’artista Lynne Golob Gelfman e lo fa, non in una sterile sala eventi ma spostandosi fisicamente fra le opere in compagnia dell’artista che al Pérez Art Museum di Miami ha allestito una personale, Grids: A Selection of Paintings by Lynne Golob Gelfman, in mostra  dal 15 Settembre e visibile ancora per pochi giorni fino al 21 Aprile 2019. 

Circa una ventina i pezzi esposti, fra questi alcuni sono stati analizzati dall’artista e dal critico per evidenziare la diversificazione artistica della Golob Gelfman. A partire da un’opera nel 1968, Circle Blue, composta quando ancora viveva a New York, sua città natale, insieme ad altre opere più o meno recenti, post-trasferimento del 1972 a Miami. Un trasferimento che ha comportato non solo una variazione logistica per l’artista, ma anche una variazione nella composizione artistica, meno rispettosa dei canoni artistici tradizionali impartitigli durante gli anni di studio in favore di un’arte dai colori più tenui e dalle forme più geometriche e lineari che ne caratterizzano lo stile degli ultimi due decenni. Diverse le opere proposte dall’artista e dal critico che evidenziano l’interesse di Lynne Golob Gelfman per le esplorazioni tardo-moderniste esemplificate dalla fredda astrazione e con riferimenti all’ambiente urbano e naturale tipico della sua città di adozione. La serie Dune, realizzate su metallo con olio e sabbia, richiama le caratteristiche griglie coloniali utilizzate in diversi quartieri di Miami per proteggere porte e finestre, che danno origine a drammatici giochi di luce. Oltre alla serie di opere Between, Burqa e Lines, di particolare interesse sono le opere della serie Thru ideate nel 1973 e riprese nel 2013, per la cui realizzazione, le immagini delle figure geometriche emergono sul retro della superficie, in cui il colore è penetrato nella tela in modo irregolare, conferendo all’opera una sorta di luce screziata, logorata e consumata che dona un effetto particolare sul risultato finale dell’opera che sembra sbiancata dalla luce solare tropicale.  

 

Una disquisizione interessante che riconferma Lynne Golob Gelfman tra gli artisti più apprezzati di Miami.

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