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Si è concluso domenica 10 Marzo con i tre giorni dedicati al fashion, il Miami Film Festival svolto in collaborazione tra il Miami Dade College e il Miami Design District.
Giunto alla sua 36ma edizione il festival, fondato dalla società no profit Film Society of Miami, Inc., ha ampliato le sue sedi ufficiali diramandosi in diverse locations lungo le arterie della grande città: Silverspot Miami, Olympia Theater, MDC’s Tower Theater Miami, O’Cinema Miami Beach, Coral Gables Art Cinema, Nite Owl Theater e Paradise Plaza. Numerosi e interessanti i film in proiezione, diretti sia da registi emergenti che affermati tra i quali l’italiano Paolo Virzì, che hanno affrontato una molteplicità di argomenti a sfondo sociale e non, contendendosi oltre un milione di dollari di premi in denaro.
Fra le proiezioni più interessanti, dal punto di vista artistico ed entrambe concorrenti per la categoria film documentario sono da segnalare Botero a cura del regista canadese Don Millar e Miami Basel: Art’s winter playground, a cura del nativo di Miami, Aaron Glickman, in lizza anche per il Knight Made in MIA.
Impianto narrativo a tutto tondo per entrambe i film differenti tra loro ma entrambe imperdibili:
Botero, prodotto nel 2018 è un film documentario andato in onda il 2 e il 3 Marzo, che ha offerto, per la seconda volta nella vita dell’artista una panoramica (questa volta in prima persona) sul grande pittore colombiano.
Diretto da Don Millar e girato in 10 differenti città che portano i segni inequivocabili del pittore, il film-documentario della durata di 82 minuti, offre al pubblico una visione trasversale di Botero che, attraverso filmati, fotografie e retroscena inediti, utilizza l’espediente dei figli per narrare la sua storia. Il casting è composto dal grande pittore e dai tre figli: Fernando Botero Zea, Lina e Juan Carlos, presente alla proiezione con il quale il pubblico si è poi confrontato e congratulato. Assente ma citato, il figlio Pedrito, morto ancora bambino a seguito di un incidente automobilistico nel quale il padre perse il dito mignolo e del quale l’artista lascerà traccia essendo spesso ritratto nei suoi dipinti. L’opera racconta ai figli del proprio vissuto in prima persona, inserendo lo sguardo quasi famigliare dello spettatore che ne ripercorre il passato e ne rivive il presente arrivando persino ad aprire, in prima visione, i portelloni degli archivi conservati a New York. Immagini che raccontano di come Fernando Botero abbia forgiato il proprio stile con i personaggi dallo sguardo assente e dai volumi ingombranti che lo identificano in maniera univoca e lo celebrano uno fra i più grandi artisti ancora in vita.
Art’s Winter Playground, è invece un lungometraggio di 71 min, proiettato in anteprima assoluta il 4 Marzo in cui sono messi a fuoco i personaggi chiave che hanno fatto di Miami una delle città artistiche americane per eccellenza. Il merito va indiscutibilmente ad Art Basel Miami Beach, giunta quest’anno alla sua 18 edizione e dalla quale i personaggi chiave hanno saputo tirare fuori il meglio. Artisti, galleristi, direttori di musei, collezionisti (non tutti) e non solo, che hanno contribuito a rendere la città unica, sotto la sacra algida di Basilea.
Un documentario ben riuscito che miscela filmati della vecchia Miami alla Miami contemporanea, in cui i personaggi (davvero tanti) raccontano le storie e le opinioni che si fanno strada fra le vie di una delle città americana con più alto tasso di criminalità e malavita, che riesce ad emergere in tutto il suo splendore e che prende vita dalla voce di chi gli anni della trasformazione li ha vissuti in prima persona contribuendo al suo sviluppo: Craig Robins, Alberto Ibargüen, Dan Gelber, Jorge Peréz, Bonnie Clearwater, Rosa De la Cruz, Oliver Sanchez, Franklyn Sirmans, Jordan Levy, Michele Oka-Doner, Dennis e Debra Scholl, Nick Korniloff, Bernard Marcowicz, Dara Friedman, Kay, Alexandre Arrechea, Antony Spinello e tanti tanti ancora. Un film documentario che ci racconta un pezzo di storia che comincia negli anni ’90 ed è destinata a crescere per importanza e numeri. Un documentario di notevole caratura che dallo studio dell’assetto sociale ed economico arriva ad assumere contorni socio-culturali di notevole importanza che coinvolge i volti celebri del mercato dell’arte locali ed internazionali con un ottimo impianto narrativo e ottimi punti di snodo della storia. Un documentario da vedere per capire in 71 minuti quali sono le dinamiche artistiche che la città offre ben oltre l’immaginario collettivo che rende Miami famosa per le spiagge, il mare e la bella vita, in quella che è la Miami Art Week che per una settimana intera vive giorno e notte diventando il vero ombelico artistico del mondo.
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