This post is also available in:
Miami meta di mare, sole e vita notturna, sinonimo di divertimento e relax non solo per gli snowbirds americani e canadesi ma anche per gli europei. Questa è l’immagine canonica di Miami che, a prescindere da Art Basel, che con il suo magnetismo attira gente da tutto il mondo, è una città prolifica per l’arte, l’architettura e il design che, se combinati insieme, possono essere una miscela esplosiva, soprattutto se impiegati per ridefinire il concetto banale di garage. Fugando l’immagine dei classici garage europei, autosilo o interrati che siano, cupi, tristi e a volte anche sporchi, i garage di Miami -considerata epicentro del design garage- sono opere architettoniche stupefacenti.
Fra i vari garage di design di Miami, oltre all’opera progettata, ma mai realizzata, di Zaha Hadid, capolavoro stimato di 13 milioni di dollari al Collins Park di Miami Beach basato su cinque ponti impilati in maniera modulare, degni di lustro sono: l’1111 Lincoln Road, ad opera di Herzog & de Meuron sviluppato in collaborazione con Robert Wennett e definito dallo stesso architetto: “Una rappresentazione del modernismo tropicale”. Il garage offre 300 posti auto, undici negozi e tre ristoranti al piano terra, con ulteriori negozi al quinto piano, un altro ristorante sul tetto e residenze di lusso; Il Pennsilvanya Avenue Garage, opera di Frank Gehry ospita 544 posti macchina e fa parte della struttura della sala da concerto progettata per la New World Symphony di Miami Beach; il Faena Park di OMA nel Faena District si sviluppa su tre piani più piano attico che ospita in totale 285 auto, di cui 154 in sotterranea, a 20 piedi di profondità (tre piedi sopra il piano di falde acquifere di Miami) con la facciata in calcestruzzo prefabbricato da perforazioni angolari; Il verdeggiante Ballet Valet Parking nello storico distretto Art Deco a South Beach e il Greenwrapp Garage adiacente i Bentley Bay condos, composto da uno steccato di lastre e rigogliosa vegetazione entrambe di Arquitectonica; il lussuoso Park @420 al 420 di Lincoln Road di Enrique Norten ed il Miami City View Garage, un trittico progettato da Leon Leon, John Baldessarri e Iwamotoscott, che costeggia la I-195 lungo il bordo meridionale del Miami Design District e che può ospitare 599 veicoli. Idea quest’ultima del CEO di DACRA e fondatore del Design District, il visionario Craig Robins: costantemente impegnato a rendere il Design District un quartiere esclusivo dedicato al design, alle installazioni di arte pubblica, alle mostre culturali coniugate allo shopping di lusso, Mr.Robins è sempre alla ricerca di modelli innovativi di architettura, variati nel tempo così come variata è la retorica degli architetti che fra arte, metafore e ispirazioni per il sociale puntano sull’ecologia, sul contesto paesaggistico e sul lavoro di squadra.
Sulla base di queste idee è nato il suo ultimo lavoro, il Museum Garage presentato in un’intervista esclusiva tenuta da Alastair Gordon, scrittore e giornalista di Editor for Architecture and Design, la rivista del Wall Street Journal, in conversazione con Terence Riley, architetto di K/R Studio, e curatore del progetto architettonico (project’s architectural curator) su incarico di Craig Robins, alla presenza di Germane Barnes, Nick Gelpi e Kevin McAlarnen.
Partendo da una discussione in merito alla variegata struttura architettonica di Miami e ai processi multiculturali che ne caratterizzano il territorio, il focus della serata è stata la presentazione del Garage Museum.
Il Garage Museum è l’esempio esplicito a conferma di come anche una struttura apparentemente banale come un garage possa reinventare totalmente il concetto di architettura, sfruttando il contesto urbano nel quale si trova, e che prende vita attraverso idee che attivano le dinamiche più alternative e folli nella progettazione del lavoro: in questo caso, l’idea di base nella progettazione del garage è partita da un vecchio gioco di origini francesi, in grado di proiettare qualcosa di inaspettato e capace di sorprendere chiunque.
Come spiega Terence Riley, durante la presentazione ufficiale del Garage Museum all’ICA: “L’idea nasce partendo dal gioco The Exquise Corps (in francese Cadavre Exquis, Cadaveri Eccellenti in italiano) in cui, con carta e matita vengono fatti dei pieghevoli sui quali i partecipanti sono invitati a creare, a turno per ogni piega, un’immagine di cui ogni partecipante ignora il contributo degli altri. La tecnica, di cui André Breton divenne un fervente sostenitore, era stata utilizzata nei salotti surrealisti già nel 1925, riuscendo ad ottenere favori eclatanti con conseguente rivalutazione delle opere d’arte del periodo.
Il Garage Museum, nasce come idea nel 2015, e si trova all’incrocio tra la NE First Avenue e la NE 41st Street nel quartiere dedicato all’arte innovativa, al design e all’architettura, di fronte all’ICA –Institute of Contemporary Arts- nel Design District. Il progetto è costituito da un edificio in cemento armato strutturato su 7 piani, progettato dallo studio di Miami Tim Haahs con il project manager Javier Sánchez e che coinvolge nell’elaborazione delle facciate, cinque artisti invitati a ricoprirne la superficie in modo libero e indipendente l’uno dall’altro, senza vincoli creativi.
L’idea di Craig Robins era quella di realizzare un’opera architettonica audace ed eclettica nella struttura della facciata che potesse farla risaltare in 3D e 4D, compito questo che è stato affidato a Terence Riley, che ha, a sua volta incaricato cinque studi di architettura internazionali: WORKac, J Mayer H, Clavel Arquitectos, Nicolas Buffe e K/R Studio, il suo stesso studio, dando a ciascuno il compito di costruire la propria porzione di spazio, in totale libertà e senza troppa considerazione per le creazioni degli altri.
All’angolo tra NE la 1st Avenue e la NE 41st Street la prima facciata intitolata Ant Farm, (fattoria delle formiche) frutto della collaborazione tra la newyorkese WORKac e la berlinese J.Mayer.H.: è una struttura che vuole celebrare l’interazione sociale, la sostenibilità, l’arte, la musica e il paesaggio, ispirandosi al labirintico percorso di una colonia di formiche. La facciata è piena di corridoi oscurati da schermi di metallo perforati che forniscono uno splendente contrasto visivo, grazie anche alla struttura color rosa intenso che li sorregge, frutto della ditta newyorkese WORKac specializzata nella realizzazione di strutture moderne. Oltre a questo un pannello di street art realizzato da Jamien Juliano-Villani intitolato “Dippin”, immergersi irrompe nel mezzo della facciata apportando colore. La mano si immerge in limpide acque calme che incontra la resistenza del liquido e sfiora una inaspettata palla da bowling che necessita di essere portata in superficie e che rispecchia la sensazione del non sapere cosa aspettarsi dopo. Nella costruzione della facciata sono stati previsti spazi aperti che fungono da finestre in grado di garantire la ventilazione naturale all’interno dell’edificio.
A seguire, sempre ad opera di J Mayer H la facciata angolare intitolata XOX (Hugs and Kisses), che comprende un gigantesco design ad incastro che evoca pezzi di puzzle. I pezzi includono volumi distanziati di strisce rosse e blu, intervallate con sezioni coperte da schermi di metallo bianco che richiamano le forme aerodinamiche del design automobilistico. I volumi più piccoli, coperti da schermi metallici con luce incorporata proiettano la luce verso l’esterno e vengono attivati durante la notte come giganteschi pezzi di puzzle ad incastro.
La facciata successiva, dal titolo Serious Play, costruita con un fondale di metallo forato scuro, è quella del francese, con residenza giapponese, Nicolas Buffe che ha proiettato per la sua porzione di facciata la passione infantile per i videogiochi con anime e manga giapponesi mescolandola con l’altra passione, quella per l’architettura barocca e rococò, in versione 2D e 3D. Le sue immagini in metallo tagliato al laser e plastica in fibra di resina in totale contrasto bianco-nero, sono caratterizzate da elefanti, gargoyle e quattro sculture in pietra di 7.5 metri (23 piedi) che richiamano le cariatidi e che sono state poste come pilastri all’ingresso e all’uscita del garage.
Urban Jam, è il titolo della facciata progettata da K/R Studio, che fa riferimento alla rinascita della vita urbana nel Miami Design District, dopo il processo di riqualifica. È composta da una griglia di 45 auto metalliche colorate in oro e argento, dalla ditta spagnola Clavel Arquitectos, che sfidano la forza gravitazionale e sembrano essere distribuite in un ingorgo verticale surreale.
Di K/R Studio è anche il progetto dell’ultimo pezzo di facciata Barricade, il cui design si ispira al panorama automobilistico di Miami in un susseguirsi di motivi rossi e bianchi che richiamano le barriere del traffico negli Stati Uniti. La facciata ha quindici “finestre” incorniciate in acciaio inossidabile a specchio, attraverso le quali spuntano fioriere in cemento.
Il garage, che può ospitare fino a 800 veicoli, è stato studiato per ospitare al piano terra spazi commerciali, un giardino, una biblioteca, uno spazio artistico e un parco giochi, ed è nell’immagine di strutture architettoniche di questo tipo che l’architettura assume una valenza simbolica in grado di ridurre il livello di stress della città e di commentare la vita e la cultura contemporanea.
.