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5 settembre, giusto il tempo de la rentrée estiva dettata dagli imperituri schemi europei che Antidote riapre le porte del Morning Story. Ospite dell’incontro Camila Straschnoy, ricercatrice di tendenze di consumo, stratega e giornalista di moda per InStyle, Revista Apertura, Trend Watching ed ELLE Mexico. Camila ha all’attivo anni di studio all’estero: Londra, New York, Barcelona, Buenos Aires e Miami, dove attualmente vive. Allo studio ha accostato esperienze lavorative che le hanno permesso di avere un’ampia visione del panorama fashion mondiale e di affinare la propria competenza in editoria e pubbliche relazioni. Fra i suoi clienti si menzionano Mercedes-Benz e la New York Fashion Week, che la vedrà fra l’altro, impegnata la prossima settimana.
Oltre al lavoro Camila è curatrice, insieme alla fondatrice Gabriella Smith del The Upcycle Project -il progetto riciclo- in perfetta sintonia con la vision di Sophie Zembra e la sua boutique, Antidote, sempre in prima linea su temi ecofriendly. La missione di UpCycle Project è quella di sensibilizzare i cittadini sugli sprechi che l’industria della moda mondiale alimenta. Il primo paradigma da smantellare secondo Camila è “l’influenza che i social network hanno sui cosiddetti soggetti aspirapolvere- poichè assorbono– come definiti da Jeff Goins, autore di The Art of Work, da contrapporre ai cosiddetti soggetti sprinkler- soggetti erogatori- che condividono i loro contenuti”. Uno dei mezzi più potenti di marketing psicologico, i social network, influenzano in maniera plateale il modo in cui le persone consumano, imponendo, la necessità di apparire con un capo ultima moda reso accessibile alla massa dai brand low-cost. Il risultato è una produzione smisurata di prodotti di qualità scadente che costituiscono la bellezza di 24 stagioni l’anno contro le 4 stagioni tradizionali, che poi di fatto oggi sono stagione fuori stagione con anticipazioni dei trends su asse temporale che variano anche di un anno. Qualità anziché quantità: è il problema che attanaglia l’America in ogni settore, a partire da quel che mangiamo fino a quel che indossiamo. Fra tutti i paesi del mondo, i soli Stati Uniti generano in media 25 miliardi di LBS di rifiuti tessili post-consumo ogni anno e solo una media di 3,8 miliardi di LBS viene recuperata tramite donazioni e riciclaggio e gli indumenti realizzati in poliestere impiegano fino a 200 anni per disgregarsi in una discarica. “Pur essendo già stata intaccata la struttura del settore moda, per inquinamento seconda solo al petrolio, se consideriamo che fino al 95% dei tessuti che finiscono nella discarica potrebbero essere riciclati, il processo di cambiamento sarà ancora molto lungo” sostiene Camila.
A tal proposito nasce il progetto UpCycle che ha l’obbiettivo di creare sintonia tra produttori e consumatori poiché si fa promotore dell’idea che il concetto di ecosostenibilità e riciclo debba partire dalla base della struttura, dai designer. Il team del progetto collabora con differenti istituzioni locali: dai negozi etnici al dettaglio, ad organizzazioni che vogliono fare la differenza, dai marchi di moda che donano i loro materiali sprecati, alle catene di lavaggio a secco e agli stessi istituti di moda, fra i quali l’italianissimo Istituto Marangoni, sensibile al tema, incoraggiandoli a creare progetti UpCycled con materiali che altrimenti andrebbero scartati.
Allo stesso modo i rivenditori devono poter garantire comunicazione e accessibilità del prodotto riciclato in modo da scardinare il sistema fashion e rendere fruibili i prodotti ecosostenibili verso i quali le varie Fashion Week sono ancora poco orientate.
Attualmente i programmi proposti da The UpCycle Project sono il Fashion Evolve Couture e il Denim Project. Nel Fashion Evolve Couture designers affermati hanno l’opportunità di contribuire ad influenzare l’industria della moda creando pezzi unici nel loro genere utilizzando collezioni UpCycling dimenticate o scartate. La collezione scorsa è stata esposta e battuta all’asta ad Art Basel Miami Beach, la maggiore attrazione turistico-sociale di Miami e rinomata meta di ‘pellegrinaggi’ da ogni parte del mondo.
ll Denim Project, vede invece impegnati i vari studenti nel de-costruire indumenti in denim di seconda mano e ricostruirli in modo da dargli una seconda chance.
In tema di decostruzione di denim e non solo si intreccia la salita a bordo dell’equipaggio Antidote da parte del brand W.Y.L.D.E. Fondato da Clarissa Acario nel 2013 il marchio utilizza solo pezzi unici upcycling di produzione 100% made in France ed invita i consumatori a comprare e indossare vestiti in modo diverso, conciliando l’attenzione per l’ambiente alla moda, abbattendo le canoniche immagini di marca, marketing digitale e presenza dei media a favore di una produzione “eco-frugale” con piccoli stock di investimenti limitati nel settore marketing a favore di un approccio di comunicazione trasparente e poetico.
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