This post is also available in:
WOW! …che giornata incredibile. Solo ora riesco a capire, concretamente, l’entusiasmo con il quale mi hanno sempre parlato di Plein Air Convention and Expo (PACE).
Immaginate di trovarvi in una ridente cittadina dal tipico sapore western – per gli è nato negli anni ottanta è la rappresentazione perfetta del western americano- cadenzata dalla quiete e circondata dalle montagne. Il soggetto preferito delle centinaia e centinaia e centinaia di artisti che si sono posizionati comodamente su seggiole da campeggio, di fronte al proprio cavalletto o sedendosi su una delle tante rocce che costeggia il fiume.
Artisti che inevitabilmente hanno suscitato l’attenzione dei cittadini locali che, abituati alla quiete quotidiana, si sono fermati per scambiare due parole o semplicemente ad osservare gli artisti al lavoro partecipando come spettatori alla più grande sessione di plein air al mondo.
The City of Golden è stata solo la prima delle diverse location in programma.
Nella sessione pomeridiana i partecipanti hanno messo in pratica i concetti impartiti durante le sessioni dimostrative giornaliere, focalizzate soprattutto sulla rappresentazione delle montagne.
Fra loro Jim Wodark, straordinario artista che ha abbozzato la composizione a partire dal rinomato approccio di Kevin Macpherson e basato sul grid. Nella sessione dimostrativa ha parlato dell’errore più frequente compiuto dagli artisti in merito al design che deve metter in evidenza le montagne e non il foreground, ristabilendo cosí la collocazione della linea dell’orizzonte. Definito da Mark Shasha – che in serata è stato il protagonista, con Suzie Baker, della sessione critica- come un grande artista ricco di competenze tecniche, Wodark realizza linee e bordi coerenti con i suo essere pittore della natura attraverso linee e bordi organici che, usa come contorni naturali.
Diversi sono gli approccio di Paul Kratter e Bruce A. Gomez, che nella sessione in esterna hanno fatto da supervisori fornendo feedback ai partecipanti.
Paul Kratter inizia abitualmente da uno schizzo con il quale suddivide la scena in 5-7 forme sulle quali stabilisce i valori tonali basati su quattro colori: bianco, nero e due tonalità di grigio.
Lo stesso Rich Gallego nella dimostrazione serale ha definito le forme come le masse tonali che sono alla base del design.
In questa fase Kratter modifica e sposta le forme traferendo gli sketches -che tiene come unico riferimento in termini di definizione della luce, in continuo cambiamento- sulla tavola. A partire dalle masse scure ricava in seguito i valori più chiari, osservando in lontananza la composizione in modo da vederla nel complesso e apportando eventualmente modifiche, in un continuo back and forth. Per finire perfeziona i bordi aggiungendo dei piccoli dettagli.
Il dinamico Bruce A.Gomez, che lavora a pastello e ama rappresentare cascate stabilisce la prospettiva delle montagne aiutandosi con il colore blu. Colore che usa da quasi cinquant’anni con successo e che definisce :”frutto dell’esperienza”.
Buffalo Kaplinski nella dimostrazione ad acquerello inizia dalla disposizione del blu con il quale definisce le ombre, in contrasto con il bianco del foglio con l quale mette in evidenza le cime innevate creando atmosfera.
Per Doug Dawson la rappresentazione di paesaggi montani è più complessa di quanto si possa immaginare perchè gli stimoli visivi sono molteplici e come ha dichiarato l’artista: Non conosci esattamente dove vuoi arrivare fino a che non inizi”.
Bypassando la composizione delle montagne, l’artista Mark Felhman sostiene l’importanza del spostare gli elementi compositivi: “Se funzionano e sonno in grado di rendere la composizione più avvilente sentitevi liberi di farlo”, ha dichiarato l’artista.
Le sessioni dimostrative non si sono limitate alla rappresentazione delle montagne che caratterizzano il paesaggio, fra queste Johanne Mangi, conosciuta per la rappresentazione degli animali ha improntato la composizione a partire dalla definizione degli occhi del cane presente in studio. “Realizzati gli occhi attraverso la triangolazione dipongo gli altri elementi del viso” ha dichiarato la Mangi la cui abilità nella resa del pelo animale è davvero convincente.
Michele Byrne, che utilizza prevalentemente la palette knife con la quale stende densi strati di colore, ha dichiarato come avere una buona attitude aiuti nella realizzazione del processo compositivo nel quale ama realizzare linee rette che trascina in maniera poetica.
Secondo Charlie Easton la realizzazione di sketches compositivi sono una sorta di omaggio ai luogo rappresentato. Il profondo senso di osservazione gli ha permesso nel tempo di affinare la teoria che paesaggi complessi richiedono la semplificazione delle forme nelle quali si sviluppa tutta la potenza comunicativa della composizione.
Per l’acquerellista Alvaro Castagnet che ha realizzato l’interno di un locale in culla presenza figurativa è definita ma non nel dettaglio, la pittura non è solo tecnica ma è un insieme di poesia e spirito di comunione con il luogo, che merge con potenza a partire da forme astratte che definisce sul finire con i dettagli del punto focale.
Per Gail Sibley la composizione deriva da un processo basato su tre punti chiave: l’osservazione, la riflessione e l’addentrarsi nel processo compositivo con il quale mette in relazione gli elementi.
Per Dan Mondoloch la sessione informativa è stata intercalata dallo humor con il quale ha indirizzato i partecipanti nel suo processo compositivo.
Conosciuta come una fra le più importanti coloriste l’artista Camille Przewodeck, che è stata una delle rime insegnanti di Eric Rhoads, ha realizzato una demo basata sui colori che variano al variare delle ore del giorno e delle condizioni climatiche. “Non preoccupatevi della composizione prima di sapere come creare la forma e approfittate del fatto che più vi esercitate più capite il principio”, ha dichiarato l’artista.
Come in ogni convention che si rispetti non poteva mancare il contributo storico offerto in giornata da Jean Stern, storico dell’arte e direttore emerito dell’Irvine Museum, specializzato nella storia dell’Impressionismo californiano.
Intrecciando informazioni storiche a slides con le quAli ha mostrato le opere di alcuni famosi artisti, più o meno recenti, dediti alla pittura in plein air, Stern ha evidenziato come la storia della pittura in plein air si sia sviluppata in America nelle zone ricche di acqua, sulle quali la luce gioca un ruolo fondamentale, fra queste la California – sede di LPAPA, Laguna Plein Air Painters Association, dedicata alla preservazione della pittura impressionistica di Laguna Beach, CA- e la Florida, nella quale gli artisti sfidano i pericoli della natura del Everglades National Park, per catturare paesaggi incontaminati.
Infine non sono mancati gli artisti che attraverso sessioni dimostrative offerte dagli sponsors dell’evento hanno messo in risalto alcuni punti chiave del loro processo artistico, fra questi Vladislav Yeliseyev -per Cheap Joe’s Art Stuff- che ha dichiarato come nell’acquerello ci sono solo due amici: il masking tap, che deve proteggere i caratteristici bordi della carta dal colore e il panno carta con il quale dosa la quantità di acqua e di conseguenza di pigmento da mettere sulla composizione.
Nella sua dimostrazione per Golden Artist, l’artista Greg Watson ha presentato i Pan Pastel, il brand recentemente acquisto dalla Golden Artist: un nuovo modo di approcciarsi al pastello che è steso, con gli appositi attrezzi, con delle pennellate di colore, brillanti e ricche di pigmento.
La giornata si è conclusa e Miami Niche vi aspetta domani per una nuova avvincente giornata trascorsa tra sessioni dimostrative e pittura in plein air nell’Eldorado State Park.